Stepchild adoption, cosa ha la scienza contro i genitori gay?

TRA SOGGETTIVITA' "TIMORI INSENSATI E SUPERFICIALITA' ": PAROLA AGLI ESPERTI

CZkpXzPWwAEKHYPVivere in una famiglia senza la figura materna o paterna potrebbe danneggiare il bambino”. Il 4 febbraio 2016 il presidente della Società italiana di pediatria Giovanni Corsello ha rilasciato questa e altre dichiarazioni a proposito del dibattito nazionale aperto sulle unioni civili, sostenendo tuttavia, e specificando successivamente, che le possibili influenze negative a cui ha fatto riferimento siano di fatto riscontrabili tanto in situazioni di genitorialità etero che omosessuale. Una posizione che pone l’interrogativo sulle risposte che la scienza può fornire rispetto ai dubbi diffusi sulla possibilità di crescere in modo corretto in una famiglia con genitori dello stesso sesso. Socializzazione, sessualità, apprendimento, sviluppo personale del bambino: c’è veramente da temere?

La questione che negli ultimi tempi è sulla bocca di tutti si sviluppa in uno scenario politico fortemente diviso sul Disegno di Legge Cirinnà per il riconoscimento delle unioni civili attualmente in discussione in Senato. Tra i suoi nodi cruciali l’articolo 5 che estende alle unioni civili la cosiddetta ‘stepchild adoption’, ossia la possibilità di adozione del bambino che vive in una coppia dello stesso sesso ma che è figlio biologico di uno solo dei due, già prevista tra i casi particolari nell’articolo 44 della legge n. 184 del 1983 sulle adozioni. Il tema, data la sensibilità, divide sia la politica – tanto da far optare diversi partiti per il voto secondo libertà di coscienza- che l’opinione pubblica. Ma volendo affrontare la questione da un altro punto di vista, quello relativo alle effettive conseguenze sui minori, cosa dice la scienza?

Numerosissimi sono gli studi scientifici che pretendono di dimostrare che non ci sono differenze tra figli di genitori eterosessuali e figli di genitori omosessuali; altrettanti, invece, vogliono dimostrare l’esatto contrario.
Da sempre, una parte consistente della comunità scientifica nazionale ed internazionale ritiene che sia la stabilità dell’ambiente familiare a determinare il corretto sviluppo del bambino e quindi non il sesso o l’orientamento sessuale delle figure genitoriali, tant’è che, in relazione ai casi a cui si fa riferimento, è stato evidenziato che la situazione risulta problematica quando il figlio è nato da una precedente relazione terminata con un divorzio o una separazione. Può, quindi, risultare difficile stabilire se in quei casi le difficoltà del minore siano derivate unicamente dalla nuova relazione omosessuale di uno dei due genitori o dal divorzio della coppia dei genitori biologici.

Dagli studi di riferimento, elaborati, tra le altre, dalle Università della Virginia, della California, ed Amsterdam è emerso quanto segue:
i figli delle famiglie omogenitoriali hanno in media uno stato di salute e di benessere uguale o maggiore rispetto ai coetanei e nessuna differenza significativa è stata riscontrata relativamente al loro rendimento scolastico. La capacità del bambino di socializzare e stringere amicizie non viene in alcun modo influenzata dal sesso dei genitori, per quanto esista il pericolo di una certa omofobia nei suoi confronti. Sul piano dell’emotività e dell’autostima, i problemi comportamentali che sono stati registrati sono sicuramente da mettere in relazione ad ambienti sociali già di per sé inospitali.

SE ANCHE TRA GLI ESPERTI PREVALE LA SOGGETTIVITA’ – I dati raccolti potrebbero, tuttavia, non ritenersi totalmente affidabili in quanto tendenzialmente nati dalla necessità di dimostrare una tesi piuttosto che un’altra. Allo stesso tempo, il dibattito si rivela talmente recente che da far sembrare ancora prematuro divulgare opinioni ‘tecniche’ su situazioni sociali estremamente in fieri. Questo è quanto sostenuto da numeri esperti a livello locale, sia in ambito pediatrico che pedagogico, che, contattati in merito, ancora non se la sentono di esprimere un parere scientifico su un tema così delicato, con il timore che l’opinione personale possa in qualche modo intaccare l’oggettività dei fatti.
A quanto sembra infatti, in alcuni casi, il discorso sui pericoli dell’omogenitorialità per i bambini potrebbe nascondere, invece, il timore – scientificamente infondato – che l’omosessualità sia da intendersi come patologia e che possa, quindi, essere trasmessa dall’esempio educativo dei genitori.

I FAVOREVOLI: “TIMORI INSENSATI E SUPERFICIALITA'”  – Prende invece una posizione netta a tal proposito Luca Nicoli, psicologo e psicoterapeuta membro dell’International Psychoanalytical Association e redattore della Rivista di Psicoanalisi, organo ufficiale della Società Psicoanalitica Italiana. “Innanzitutto – ha dichiarato l’esperto – c’è da fare una precisazione rispetto all’utilizzo della parola stepchildsi tratta infatti di figli nati ed educati da genitori e negare a questi il loro ruolo sarebbe un diniego. Per di più risulta assolutamente insensato il timore di molti che la genitorialità omosessuale comporti la messa in crisi dell’identità di genere dei figli”. In riferimento al Ddl inoltre ha aggiunto che “la legge italiana è fortemente indietro rispetto alle altre e c’è da sottolineare che nel momento in cui il legislatore si sostituisce alle figure tecniche che si occupano delle adozioni si verifica un problema di competenze”. Bisognerebbe dunque, secondo il dott. Nicoli, dimenticarsi degli stereotipi e rendersi conto che un genitore è qualcuno che aiuta a dare un senso alle emozioni e alla vita, che incarna il concetto di affidabilità e lo fa a prescindere dall’orientamento sessuale che di certo non viene “sviluppato” per imitazione.

Sottolinea invece il tema della centralità della tutela del bambino la dott.ssa Silvana Ostini, docente di Pedagogia dell’adozione e dell’affido presso l’Ateneo di Parma e mediatrice familiare per il Comune. “Il Ddl tiene conto dei diritti del bambino e delle figure di riferimento che lui ha, pertanto ha come obiettivo quello di tutelare la continuità degli affetti”. La Ostini ha inoltre sottolineato la “troppa superficialità” che si usa nell’approcciarsi alla materia in esame che comporta spesso la tendenza ad esprimersi sul tema senza conoscerlo realmente o perché “appartenenti” ad una determinata ideologia (politica, religiosa…).

La questione dibattuta in Parlamento proprio in questi giorni, risulta dunque ancora aperta e suscettibile di ulteriori e, si spera, costruttivi e seri confronti.

 

di Fiorella Di Cillo

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*