Un passo avanti contro l’Hiv firmato dai ricercatori dell’Unipr

BREVETTO SU UNA CLASSE DI MOLECOLE ATTIVE CONTRO IL VIRUS DELL'AIDS. CURE, CONTAGIO E LA RICERCA CHE CONTINUA

hiv-aidsC’è la firma di ricercatori di Parma su una scoperta che sancisce un passo avanti importante contro l’Hiv. Un gruppo di ricerca del Dipartimento di Chimica ha infatti scoperto una nuova classe di molecole attive contro il virus. La notizia è ottima, però va compresa nel modo corretto. È la cura contro l’Aids? No. È un passo in avanti decisivo per la sconfitta della malattia? Forse, tant’è che c’è già un brevetto che ha sancito i risultati fin qui ottenuti dal gruppo dopo due anni di lavoro.

LA RICERCA – A spiegare lo studio che ha portato al brevetto è il dottor Nicola Dalla Ca’, responsabile del gruppo di ricerca e ricercatore presso il Dipartimento di Chimica dell’Università di Parma: “La ricerca scientifica si svolge in quattro fasi fondamentali. La prima è quella teorica, dove si cerca per migliaia di molecole diverse di ipotizzare un possibile uso pratico. Se e quando da questa fase emerge un’ipotesi solida, si passa alla verifica sperimentale in tre passaggi: in vitro, in vivo con animali e clinica. Ad ogni passaggio i test possono dare esito negativo e la molecola venire scartata. Noi abbiamo passato con successo il primo di questi, la sperimentazione in vitro, durata due anni. Vale a dire che le molecole sono state provate contro singole cellule infettate dal virus Hiv ed è risultato che erano molto vantaggiose, attivissime contro il virus e dalla scarsa tossicità per il resto della cellula”. Per fare test reali e non più teorici serve anche avere materialmente a disposizione la molecola in esame e qui è entrato in gioco il Dipartimento di Chimica. “Dopo un anno di ricerca – prosegue Dalla Ricerca-scientifica-300x200Ca’ – abbiamo infatti scoperto un nuovo processo chimico per produrla, un processo basato sul palladio che è anche riproducibile su scala industriale, in quanto molto efficiente e relativamente semplice”. Questi risultati sono stati poi brevettati a nome dell’Università di Parma e delle altre università che hanno collaborato; il 40% appartiene all’Ateneo parmigiano, il restante è suddiviso tra Università della Calabria, Università di Roma “Tor Vergata”, Cnr di Roma e Università di Messina. Il brevetto sarà poi rilevabile, dietro pagamento dei diritti alle università, da chi intendesse proseguire nella sperimentazione, affrontando i costosi test sugli animali e poi sull’uomo, di solito si tratta di grandi case farmaceutiche. Nell’ipotesi che i test in vivo iniziassero subito, si parlerebbe comunque di mesi di sperimentazione animale e poi anni di sperimentazione umana per poter forse arrivare a un farmaco. Eppure anche in caso di esiti negativi, i risultati ottenuti non andrebbero persi. La ricerca funziona così: gruppi di scienziati delle più differenti discipline e provenienze (nel caso in esame: la ricerca teorica a Messina, la sintesi chimica a Parma e i test in vitro a Roma) lavorano insieme per sviluppare e verificare teorie, riuscendo e andando avanti o fallendo e provando una nuova ipotesi, rendendo pubblici i loro risultati perché possano fare da base per ulteriori ricerche. Nessuna ricerca può quindi dirsi inutile.

LA MALATTIA – L’Aids è l’ultima grande pandemia che abbia colpito l’umanità. A partire dai primi casi riconosciuti, a Los Angeles nel 1981, ha contagiato e ucciso milioni di persone. Nel 2014 i malati a livello mondiale erano 37 milioni, con 2 milioni di nuove infezioni e più di un milione di morti. I contagiati e i decessi si concentrano a maggioranza nell’Africa subsahariana, dove l’accesso alle cure, la sicurezza delle strutture e l’informazione sul contagio sono molto difficoltosi e non si riesce ad arrestare il virus.
L’Acquired Immune Deficiency Syndrome è una malattia causata dall’Hiv, un virus che attacca i globuli bianchi usandoli per moltiplicarsi, impedendo loro di svolgere le normali funzioni immunitarie. Il contagiato si trova, col proseguire dell’infezione, privo di difese immunitarie contro ogni altro tipo di malattia. Non si muore quindi strettamente di Aids, per questo motivo si possono anche trascorrere anni di Aids asintomatica, finché non si verifica un’altra infezione.
istock_000014338507xsmall_300x300L’Aids asintomatica è però contagiosa. Per questo è bene sottoporsi a un test dell’Hiv (gratuito e anonimo in tutti gli ospedali italiani) se si è incorsi in comportamento a rischio. Quali? Si può contrarre il virus per via ematica, per via materno-fetale e per via sessuale. Il contagio tramite sangue si può verificare col riuso tra più persone di siringhe o aghi, mentre, almeno in Italia, è invece ormai impossibile contrarlo con trasfusioni ospedaliere. Per via materno-fetale, c’è la possibilità che il virus passi al figlio durante la gravidanza o l’allattamento, anche se il rischio oggi può essere quasi azzerato con terapie apposite. La via sessuale è quella prevalente con cui l’Hiv continua a diffondersi. Molto pericoloso è il sesso vaginale o anale non protetto, anche se non è a rischio zero nemmeno il sesso orale con partner occasionali. Il preservativo è l’unico modo per evitare di contrarre sia l’Aids sia le altre malattie a trasmissione sessuale, mentre diversi sistemi contraccettivi non difendono dalle infezioni.
Non esistono altri modi di trasmettere l’Hiv. Il malato di Aids non è pericoloso per gli altri né vivendo negli stessi luoghi né col contatto fisico. Baci o strette di mano sono a rischio zero. Al giorno d’oggi la qualità della vita di un sieropositivo è la stessa di un non malato, così come la sua speranza di vita. Le terapie farmacologiche, disponibili in tutti i Paesi sviluppati, permettono di annullare gli effetti dell’infezione e di tenere il virus sotto controllo. Non è ancora però possibile eliminarlo del tutto, né tantomeno è stato sviluppato un vaccino capace di prevenire l’infezione. (riagganciarsi a effetti brevetti).

L A SITUAZIONE IN REGIONE E A PARMA – Un’indagine dell’assessorato regionale per la salute rivela che la situazione dell’Aids in Emilia Romagna è abbastanza preoccupante. La regione si posiziona tra le più colpite da nuove infezioni da Hiv, con una media annuale di 8,5 nuove infezioni ogni 100mila abitanti dal 2006 al 2014. Nel decennio preso in esame in Emilia Romagna ci sono stati quasi 400mila nuovi casi di contagio; di questi poco più di mille sono nati all’estero. Le donne sono molto meno colpite degli uomini e oltre metà dei contagiati ha dai 30 ai 50 anni. Il profilo del sieropositivo emiliano-romagnolo pare insomma essere maschio, pienamente adulto e di nazionalità italiana. La stragrande maggioranza dei contagi avviene per via sessuale, più etero che omo, mentre quasi azzerato è il contagio tramite consumo di droghe.
A Parma in particolare si ha una delle incidenze peggiori: 10,2 infezioni ogni 100mila abitanti. Sorprendentemente nel caso parmigiano sono le donne ad alzare il dato con un’incidenza di 8 su una media regionale di 4,4, mentre il dato degli uomini è in linea con le altre province. Il numero assoluto di nuovi casi in un decennio a Parma e provincia è di 439 tra residenti e non, con una leggera maggioranza di italiani.

 

di Andrea Prandini

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