Professione videomaker: artigiani del racconto per immagini, dalla A alla Z
DALL'IDEAZIONE ALLA POST PRODUZIONE: VIAGGIO NEL MONDO DEI NUOVI LINGUAGGI CREATIVI DELLA COMUNICAZIONE DI MASSA
Narrare per immagini, documentare la realtà, promuovere, ma anche passione per le tecnologie di comunicazione di massa: sono le istanze principali che muovono numerosi giovani a fare impresa creando prodotti sempre più sofisticati e accattivanti. Un’arte che prende spunto dal mondo del cinema, nasce e si sviluppa sull’onda dei new media e diventa una vera professione che crea impresa, posti di lavoro e utili. Professione videomaker, letteralmente colui che ‘fa’ video.
La rivoluzione digitale ha creato una larga fascia intermedia di produttori e operatori in grado, alle volte anche con pochi mezzi, di accedere al mondo della ripresa e del montaggio e produrre materiale diffuso attraverso canali tv, web, all’interno di festival di cinema e cortometraggi. Il videomaker è una specie di anello di congiunzione tra il patinato e inaccessibile mondo della cinematografia e quello popolare: uno stadio intermedio dove mettere a frutto le proprie capacità senza investimenti proibitivi ma con risultati sorprendenti. A Parma e provincia sono numerosi i giovani che hanno imbracciato una camera e hanno incominciato a produrre videoclip, cortometraggi, riprendere eventi, spot pubblicitari: il risultato è una nuova categoria di creativi, intraprendenti e pieni di idee che sono riusciti a coniugare passione e profitto.
LA FORMAZIONE: MEGLIO SE PRATICA – Non esiste una via univoca per diventare videomaker: c’è chi si è dato una impostazione accademica e chi invece ha semplicemente assecondato la passione per i video. Alice Carcelli è una giovane videomaker parmigiana che fin dall’infanzia ha sempre avuto una grande passione per il cinema. Ha studiato Media Production presso la Lincoln University in Inghilterra. ‘Soli di ferragosto’ del 2002 è stato il suo primo corto che le ha permesso di farsi conoscere all’interno di numerosi festival dedicati; ha lavorato nel campo della pubblicità collaborando con i brand Philips e Nokia e nel campo giornalistico per La7 all’interno del programma ‘L’aria che tira’. “I percorsi per diventare videomaker possono essere diversi: c’è chi ha fatto gavetta ma non ha studiato, c’è chi invece ha studiato e dopo ha fatto esperienza”, conferma. ” Per quanto mi riguarda suggerisco studi più pratici. All’Università di Lincoln si dava molta importanza a questo: l’80% della didattica si svolgeva o nelle suite di montaggio oppure si imparava praticamente a usare le telecamere. C’erano molti laboratori e workshop e i docenti stessi ci spingevano ad apprendere il mestiere da un punto di vista pratico più che teorico”. Diverso invece l’approccio di Nicola Gennari, classe 1985, che si definisce un ‘racconta storie’ con la passione per i video e la fotografia. È famoso per i suoi story teller: brevi e sofisticati racconti costruiti con lo sguardo della sua camera attraverso cui un oggetto, una professione, un personaggio, un mestiere diventano pura poesia. “Ho iniziato per pura passione. Ho subito cominciato a lavorare provando a mettere le mani su una telecamera per capire come funzionava e lo stesso è stato per il montaggio, poi ho fatto tanti corsi. Secondo me la formazione significa anche visionare il lavoro degli altri per carpirne i segreti da un punto di vista narrativo e tecnico”.
IL LAVORO, DALLA A ALLA Z – Il lavoro del videomaker è simile a quello di un artigiano manager di se stesso. Deve amministrarsi e organizzarsi, nella stragrande maggioranza dei casi da solo, a partire dalla promozione, passando dal commerciale e curando tutte le fasi della creazione, dalla pre alla post-produzione. Questo comporta un impegno notevole spesso non commisurato ai guadagni. Gli aspetti da affrontare sono diversi: incontrare la domanda, contrattare sul prezzo, ideare il prodotto, contattare eventuali attori, stabilire location, allestire il set, riprendere e via dicendo fino al lavoro di post produzione che comprende il montaggio, la colonna sonora e le correzioni. Si tratta di una sostanziale differenza che caratterizza specificatamente il lavoro del videomaker differenziandolo da quello del regista cinematografico. “La categoria professionale ‘videomaker’ non compare nel cinema – precisa Alice – perché una cosa è dirigere una troupe artisti e un cast, altra cosa è invece produrre video curandone personalmente tutte le fasi, dall’ideazione alla pubblicazione“.
Farsi conoscere, emergere, è uno dei primi problemi. I sistemi per farlo possono essere diversi: dalle piattaforme web come Vimeo o You Tube, alle agenzie dedicate nelle grandi città o spesso semplicemente attraverso il passaparola, un sito internet oppure l’utilizzo dei social. “Io preferisco Vimeo perché è una piattaforma che ti permette di confrontarti con i grandi professionisti e con un pubblico di nicchia“. Risponde così il videomaker Gianluca D’Elia, che realizza video travel in grado di raccontare con straordinaria vivacità e lucidità le grandi città d’arte italiane. Il suo ‘Beauty Florence’ ha ottenuto in pochi giorni 300mila visualizzazioni e numerose pubblicazioni su testate nazionali e internazionali. “Credo che in questo mestiere non esista smania di diventare famosi, bensì c’è la volontà di esprimere idee, concetti ed emozioni. Il cinema, il videomaking e persino la pubblicità, non sono una questione di fama piuttosto la necessità di comunicare un messaggio. A prescindere da quello che usi, il salto di qualità lo si fa solo con l’idea giusta”.
LE NUOVE TECNOLOGIE – Un tipo di professione costantemente in divenire a causa delle continue innovazioni tecnologiche tra software di sviluppo, modalità di riprese, telecamere di ultima generazione, attrezzature da set. E non solo: spesso si tratta anche di intercettare il gusto di una clientela che ricerca un certo tipo di effetto. Attualmente, ad esempio, si usa girare filmati full HD con le reflex di ultima generazione. Queste, proprio perché macchine fotografiche, hanno la peculiarità, di avere uno sguardo che richiama da vicino il mondo del cinema e per questo molto richiesto. Particolarmente spettacolari sono poi le riprese realizzate con i droni, per i quali occorre però una specifica licenza. Gianluca D’Elia è fra i videomaker che li utilizza e ne possiede uno: “E’ stata un’ennesima rivoluzione nel campo video di questo decennio perché permette, a poco prezzo, di effettuare riprese aeree di ottima qualità che prima sarebbero costate cifre poco abbordabili.”
Informazioni sulle nuove tecnologie e strumentazioni si possono reperire attraverso il web, fiere o riviste. “Personalmente credo che Philip Bloom, noto film maker inglese attraverso i suoi canali web e il suo blog possa essere un’ottima fonte per tenersi aggiornati. Poi ci sono diverse fiere e riviste, ma credo che su tutti ci sia il Nab di Las Vegas che si svolge ogni anno ad aprile”, aggiunge D’Elia.
UN FUTURO SU CUI INVESTIRE – A giudicare dal fermento e dall’elevata qualità dei prodotti finiti, sembra che ci siano i presupposti per investire su un settore della comunicazione in cui iniettare fondi pubblici. Creare più scuole e più accessibili, l’acquisto di strumentazione didattica, incentivi per l’organizzazione di festival, per la costruzione di studi attrezzati di ripresa a costi popolari, borse di studio, forme di prestito agevolate sarebbero ottimi volani per il settore. “E’ abbastanza evidente che l’Italia è indietro in ogni settore, anche in quello video. Il cinema in Italia, tranne alcune eccezioni, è sempre più imbarazzante. Non s’investe ed è un grande errore. Il linguaggio video sta spopolando ed è sempre più utilizzato: si stima che entro il 2019 ben l’85% del traffico on line sarà video“, sottolinea D’Elia e aggiunge: “Oggi le tecnologie sono sempre più alla portata di tutti. I droni, le actioncam, le camere subacquee, le telecamere in 4K hanno prezzi sempre più abbordabili. Addirittura i cellulari filmano in UHD. Il vero problema è trovare l’idea giusta, è quello che fa la differenza. Bisogna investire sulla giusta idea e farsi conoscere, collaborare, studiare, sentirsi stimolati e utilizzare il web a proprio vantaggio”.
di Michele Panariello
hai descritto perfettamente in cosa consiste il nostro lavoro molto spesso snobbato dai fotografi
Ohhh, finalmente un bell’articolo sulla professione che mio figlio si sta preparando ad intraprendere: il videomaker. Io non sono “vecchissima” ma confesso che le prime volte che ha iniziato a parlare di questo mondo, non che non mi affascinasse, ma stentavo e stento tutt’ora a immaginarne i risvolti dal punto di vista lavorativo alla luce soprattutto dei guadagni che un’attività di questo tipo potrebbe rendere, tali da permettere ad una persona di “campare” dignitosamente. Interessanti tutti i discorsi sull’essere imprenditori di se stessi, poter esprimere la propria creatività, come mi dice mio figlio, ma resta il fatto che, anche per iniziare bisogna investire non poco in termini economici, per attrezzature varie e il settore delle apparecchiature, come voi dite, è in continua evoluzione ed anche noi ce ne accorgiamo, (e questo un pò spaventa in famiglia, perchè non è detto che economicamente tutti possano permettersi di aiutare chi vuole intraprendere un lavoro di questo tipo), nel nostro caso ad esempio noi già stiamo pagando l’università in quanto il figlio ha voluto iscriversi al DAMS, certamente tutto quello che lui ha, lo investe in attrezzature, ma come dite bisogna avere l’idea giusta, i giusti agganci, molto spirito d’iniziativa che, grazie a Dio non manca. Ma ad esempio al momento come viene inquadrata questa professione, esiste un albo professionale? Un Tariffario a cui far riferimento per le prestazioni? Insomma oggi giorno bisogna avere tanta , tanta fiducia e sperare che tutti gli investimenti che uno fa, in tempo e denaro vadano a buon fine, è pur vero che “chi non risica, non rosica”, e ci si rende conto sempre di più che in questa rapida evoluzione del mondo del lavoro, bisogna inventarsi sempre più spesso cose nuove. E per noi facenti parte di un’altra generazione non indugiare più sul passato, ma guardare al nuovo che avanza assieme ai nostri figli.