“Necessarie per arrivare a fine mese, ma ne farei a meno”: fenomeno slot

CHI GUADAGNA SULLE MACCHINETTE, CHI NE VIENE ROVINATO, COSA FA IL COMUNE

Slot.3“Il conto langue e quella macchina vuole il mio sangue… un soggetto perfetto per Bram Stoker” cantava Caparezza nel singolo ‘Eroe’ del 2008.  La figura del giocatore rovinatosi tentando la fortuna è sempre esistita, ma è negli ultimi anni che in Italia la ludopatia è diventata un vero allarme sociale. A livello nazionale quasi un milione di persone ha un rapporto malato col gioco d’azzardo e da parte delle istituzioni c’è un atteggiamento ambiguo: da una parte lo Stato esita a combattere il fenomeno per non perdere gli 8 miliardi di euro che ogni anno il gioco d’azzardo garantisce all’erario; dall’altra gli enti locali, dalle Regioni ai Comuni, si attivano come possono per affrontare una piaga da cui ricevono solo problemi a livello sociale ed economico. Simbolo dell’allarma ludopatia sono le slot-machine elettroniche, i ‘cassoni’ presenti in tantissimi locali che riproducono sul display giochi .

NEWSLOT OVUNQUE – Per aprire una sala-giochi dedicata alle sole ‘new-slot’ serve un permesso esplicito del questore, che valuterà i requisiti morali del gestore, mentre a un locale d’altro tipo, come può essere un bar o un tabaccaio, serve soltanto mandare una notifica al Comune. Questa regolamentazione ha portato all’esplosione di macchinette mangiasoldi: in tutta Italia sono quasi mezzo milione e 5000 nella provincia di Parma. Cosa vuol dire avere nel proprio esercizio una slot machine? “Non è una cosa piacevole – spiega Alessandra, proprietaria di un bar in centro storico – per fortuna non mi è mai capitato un caso disperato come quelli  che si sentono in giro, però ci sono quelli che entrano e vanno subito alla macchinetta e dopo la giocata escono dal bar senza dire una parola, sembrano degli automi. Non è il tipo di clientela che vorrei, però quelle macchinette mi servono per arrivare a fine mese. Il guadagno è comunque importante, qualche centinaio di euro al mese, a volte è l’unica cosa che salva dal rosso i miei conti. Se però il Comune mi aiutasse in qualche modo le toglierei volentieri”. Il guadagno dell’esercente non è in realtà che una minima parte di quanto viene giocato, all’incirca il 6%. Presumendo una newslot pienamente legale, il sistema è programmato per restituire ai giocatori il 75% di quanto viene giocato. Del 25% che resta nella macchinetta, lo Stato si prende quasi la metà. Quanto resta è suddiviso equamente tra l’esercente e il gestore della slot, visto che queste macchine vengono il più delle volte noleggiate da apposite agenzie.

DisperatoLUDOPATIA A PARMA – Secondo i dati dell’Ausl, a Parma e provincia sono in cura 96 persone per dipendenza da gioco d’azzardo, un numero più che raddoppiato rispetto all’inizio del decennio. Il dato, naturalmente, tiene conto soltanto di chi ha chiesto aiuto per guarire dalla dipendenza, il che significa che c’è un numero indefinito di malati che non si rivolgono alle strutture sanitarie. La parte del leone la fanno i giocatori di new slot: tre pazienti su quattro si sono ammalati per colpa delle diffusissime macchinette, soltanto una parte minoritaria ha problemi con giochi tradizionali come roulette, dadi, Lotto o scommesse. Il giocatore tipo che si rivolge alle strutture mediche parmigiane è regolarmente occupato o pensionato, in parziale contrasto con la statistica nazionale che indica nel disoccupato o nel sottoccupato una delle categorie più a rischio in assoluto.

Il Comune di Parma ha aderito all’iniziativa ‘marchio Slot free’. Su base volontaria, i proprietari di locali privi di macchinette per il gioco d’azzardo potranno esporre sulle vetrine il marchio, essere inseriti in una pubblica lista di ‘imprese virtuose’ e accedere in futuro a promozioni e aiuti a livello regionale, ad esempio una riduzione delle tasse. Inoltre è allo studio la proposta di permettere l’installazione di nuove macchinette soltanto nelle aree produttive, lontano quindi dalle zone residenziali e del centro storico e quindi da categorie a rischio come studenti e anziani.

 

di Andrea Prandini

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