A Parma il sitting volley Punta molto più che allo Zero

QUANDO ESSERE A TERRA E’ BELLO

Sitting volley, la squadra Punta allo ZeroUn campo da pallavolo meno esteso di quello regolamentare, una rete più bassa a dividere sei giocatori che ne sfidano altrettanti, tutti seduti, a terra. L’unico elemento invariato sembra essere la palla con la quale si dà vita ad una partita i cui fondamentali tecnici azzerano tutte le perplessità suscitate da una prima rapida occhiata, quella che lanciamo entrando nella Palestra Vero Pellegrini dell’Istituto Salesiano a Parma.

Ad accoglierci è Lucio Mioni, presidente provinciale Us Acli e promotore di un progetto che un anno fa, non senza difficoltà, vede la luce: la formazione di una squadra, la prima di sitting volley nella provincia parmigiana.

 

ESORDIO DEL SITTING VOLLEY A PARMA – “Sono partito dal niente, – esordisce il numero uno del team – portando in giro quest’idea, grazie anche alla preziosa collaborazione di Fabio Ormindelli, attuale tecnico della squadra, con l’aiuto di brevi filmati che illustrassero la pratica di un’attività conosciuta e apprezzata all’estero ma quasi ignorata nel nostro Paese”.
La teoria senza applicazione rimane fine a se stessa, ad essere indispensabili infatti sono gli sponsor, come quello che oggi dà il nome alla squadra: Punta allo Zero, azienda di Medesano specializzata in concimi e fertilizzanti. Ancor più  necessari però sono atleti curiosi e volenterosi di avvicinarsi ed intraprendere la disciplina.
La divisa indossata è una ma in calce ci sono i nomi di tre società: la Us Alci, la Polisportiva Gioco e la Pgs Lauda che collaborando sinergicamente sono riuscite a dar vita ad un team composto da circa 12 giocatori tra i quali 5 disabili. Tante linee che si intersecano fino alla formazione di gruppo eterogeneo, uomini e donne dai 14 anni del giovanissimo Andrea Spaggiari fino ad arrivare ai 64 anni del presidente Lucio, e che convergono tutte verso un solo centro propulsore: l’integrazione.

 

sitting 2LA SQUADRA – Le caratteristiche fisiche di ognuno, seppur indubbiamente diverse, non creano disparità. Infatti Mioni precisa: “Mi sono messo a terra io, in prima persona, per dimostrare che il disabile non striscia ma gioca con tecnica e capacità”, mostrandosi attivo in campo, reduce da una convocazione con la maglia azzurra dopo un raduno svoltosi al centro dell’Acqua Acetosa di Roma, nel quale si lavora duro per la formazione di una futura nazionale italiana sitting volley che abbia come obiettivo il 2016, Olimpiadi a Rio de Janeiro. Insieme a Lucio anche altri due atleti parmigiani, Luca Viglioni e Marco Nicolini, ed è proprio con quest’ultimo che ci confrontiamo. Un’amputazione ad entrambi gli arti inferiori non è riuscita a fermare il suo fervore di atleta: prima pallamano, atletica, poi  per trent’anni “il grande amore” del basket in carrozzina, per ritrovarlo oggi in un campo da pallavolo grazie alla sua voglia di sperimentare e di credere in nuovi progetti. “Senza alcun attrezzo, com’è la carrozzina per il basket o l’hockey – dichiara Marco –  nel sitting si è soli, a misurarsi con le capacità residue del proprio corpo e con gli altri, siano essi compagni o avversari”.

 

Il logo

I PRIMI SUCCESSI E GLI OBIETTIVI FUTURI – Se è vero che i risultati portano entusiasmo e incentivano la voglia di fare, questi non tardano ad arrivare e la squadra inizia a girare l’Italia, da nord a sud, con un pulmino carico di entusiasmo. Le varie uscite hanno come obiettivo quello di dare visibilità: un’amichevole contro la squadra di Latina in terra laziale, la partecipazione a fine maggio a Expo Sanità di Bologna durante la quale i ragazzi gareggiano contro rappresentative maschili e femminili della nazionale slovena. È quindi la volta dei circuiti ufficiali: ottengono il secondo posto al I° campionato regionale di sitting volley, un primo piazzamento al campionato nazionale Us Acli e per finire, in qualità di selezione Emilia Romagna, vincono la Nerulum Cup, ovvero il primo torneo nazionale italiano, disputatosi in Basilicata a Rotonda (Potenza) tra il 23 e 24 agosto.

Per poter continuare a portare avanti il progetto, la determinazione e la preparazione sono fondamentali. Da quest’anno quindi, al solo allenamento del sabato si è deciso di aggiungerne un altro, al mercoledì, per cercare di alzare l’asticella che staziona già ad un livello sorprendente.
“Questo esperimento ibrido registra un alto tasso di tecnicità”, come ci spiega Giovanni, giocatore e allenatore di pallavolo accostatosi al sitting quasi per caso.“I fondamentali sono gli stessi del volley ma il grado di precisione deve essere maggiore proprio perché non ci si può affidare ai propri arti inferiori”.

Se si parla di futuro è grande la volontà da parte di Punta alla Zero di presentarsi al prossimo campionato nazionale come club, in completa autonomia. Da qui nasce l’esigenza di sensibilizzare un numero crescente di atleti, anche tra i più piccoli, per dare linfa vitale al movimento, magari portando il sitting direttamente nelle scuole, così come è avvenuto sabato scorso all’Istituto La Salle.
Sembrerebbe che per cambiare prospettiva basti poco, un piccolo gesto, ad esempio mettersi seduti a terra, tutti insieme.

 

di Biagio Bianculli, Greta Bisello

 

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