L’eredità di Pokémon Go, a tre mesi dalla sua uscita
INSTALLATO DAL 10% DEGLI UTENTI ANDROID, HA FATTURATO MEZZO MILIARDO DI DOLLARI, MA PIU' MODA CHE GIOCO SOCIAL
Si può considerare Pokémon Go il gioco del futuro? Assolutamente. Ma solo per qualche mese, ovvero il tempo massimo per stufarcisi. Da buon videogiocatore seriale l’ho provato anche io nei giorni del grande lancio. Ed eccomi sfrecciare in bici, telefono alla mano, disturbando più volte il traffico e la pazienza di chi, tra il Ponte di Mezzo e Via Repubblica, doveva sopportarmi andare in università catturando Pokémon. Io però sono resistito poco, disinstallandolo solo dopo qualche giorno e godendomi il ritorno ad una batteria stabile e una più sana attenzione alle regole della strada.
CHI GIOCA ANCORA? – Piano piano, attraverso il sole dell’estate, del gioco di cui si è sentito parlare addirittura dalle nonne (che di queste cose sono solitamente, teneramente ignare) non è rimasta più alcuna notizia. Eppure chi ancora ci gioca c’è. Per accorgersene basta chiedere l’iscrizione al gruppo Facebook ‘Pokémon Go Parma & Provincia‘, che ha all’attivo più di 450 membri. Tra gli amministratori c’è Luca Pallamidesi, è lui che ha organizzato diversi raduni a Parma, raduni che al tempo hanno attirato anche l’attenzione dei giornali locali. “Mi ha spinto a creare gli eventi il voler condividere un gioco che mi ha appassionato molto fin da quando ero piccolo – spiega Luca -, così da poter creare legami con altre persone, che non fa mai male”. Ricominciata scuola e università però, di raduni non se ne sente più parlare. “La risposta ai primi ritrovi è stata positiva, ma mi aspettavo qualcosa di più nel tempo. Purtroppo si è rivelata una moda e quindi molta gente dopo l’estate ha smesso di giocare“.
PIU’ UNA MODA CHE UN GIOCO SOCIAL – Moda o no, Pokémon Go ha impattato il mondo dei videogiochi da smartphone, non tanto per i contenuti ma per il modo con cui vi si interagisce. Per questo, a logica, deve aver lasciato qualcosa nelle persone che ci giocano e ci hanno giocato, di più di un qualunque Candy Crush. Luca lo conferma: “Io non gioco più, il mio telefono non lo regge bene, ma ho conosciuto moltissima gente e alcuni di loro li sento tuttora”. Luca però è un caso singolare, ha creato degli eventi, si è appassionato e mobilitato più di altri in questo piccolo mondo di origine nipponica. Il che spinge a chiedersi se anche altri, nell’effettivo, si sono portati dietro un bagaglio di amicizie o conoscenze. Delle prime tre risposte ricevute da altri giovani allenatori di Pokémon però, il gioco pare non aver cambiato la rete di contatti e amicizie. “‘Andiamo a catturare Pokemon’ era la scusa per andare a Parma quest’estate – scrive uno di loro -. Soprattutto per me, che vivo fuori città, era un’ottima occasione per andare avanti rapidamente nel gioco. E sicuramente un ottimo motivo per fare un giro alla sera in compagnia. Ho conosciuto qualcuno durante i raduni o le passeggiate a Parma ma principalmente andavo in giro con il mio gruppo di amici, quindi nuove amicizie vere e proprie non ne ho fatte“.
LE PAROLE DI CHI CI GIOCA ANCORA – Nel gruppo Facebook basta ripetere in un post pubblico la stessa domanda per essere travolti da risposte simili a queste. Di coloro che hanno lasciato la loro esperienza, un gruppo estremamente esiguo è riuscito a tirare fuori dal ‘virtuale’ qualche duratura esperienza reale. Il design del gioco, costringendo a dare attenzione costante allo schermo invece che a quello che si ha intorno, ha contribuito a minimizzare la componente ‘social’, anche dopo aver spinto le persone a uscire di casa. E la mancanza di novità ha fatto sì che il tempo non aiutasse, con persone che sempre più frequentemente hanno smesso di giocare. Uno dei membri del gruppo conferma queste perplessità dicendo: “Io ci gioco con mio figlio. Mi ha un pochino stancato perché non implementano cose che potrebbero fare facilmente, tipo battaglie tra amici”. E un’altra giocatrice: “Ho giocato tutta l’estate e ora l’entusiasmo sta calando , anche perché la Niantic (la società produttrice) sembra stia facendo tutto il possibile per suicidare il gioco, ogni aggiornamento è un peggioramento”. E ancora: “Io sarà da una settimana che non gioco più ormai. Se non implementano qualche meccanica nuova, chi gioca da un paio di mesi si stufa. Poi gli ultimi aggiornamenti per me hanno quasi impedito di giocare”. Sembra di rileggere la classica formula delle vecchie pagelle di scuola, quelle che finiscono con ‘ha delle potenzialità, ma non si applica’. Perché un gioco installato dal 10% di coloro che possiedono un dispositivo Android è un potenziale di influenza enorme, uno spreco se utilizzato solo come boom mediatico da soldi e poi null’altro. Ma il circa mezzo miliardo di dollari che pare aver generato l’applicazione finora deve aver fatto pensare diversamente a Niantic, Nintendo e al loro principale partner di sviluppo, Google.
IL TENTATIVO DI RECUPERARE GIOCATORI – Cosciente del calo di utenza attiva, Niantic cerca di arginare le perdite proprio in questi giorni lanciando l’evento speciale di Halloween, in cui i giocatori vedono apparire pokémon di tipo psico e fantasma con più frequenza e raddoppiare le caramelle guadagnate giocando, necessarie per evolvere e potenziare il proprio team. Un’idea che può essere considerata positiva e che si avvicina alle richieste dei giocatori, ma certamente non abbastanza per convincere qualcuno che ha disinstallato l’app a tornare a giocare e che, forse, allungherà l’interesse per il gioco degli utenti ora attivi in molti casi solo di qualche giorno. E un po’ disillusi, ci si chiede se non siamo ancora pronti per un videogioco a cavallo tra reale e virtuale o se questo sia semplicemente un tentativo andato perduto. O se, ancora, questo non sia solo il banco prova di quello che ci riserva il mondo videoludico nel futuro prossimo degli smartphone.
di Nicolà Barbuti
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