Tremare a distanza, il terremoto con gli occhi di chi l’ha vissuto da Parma

TRA IL LAVORO DEI VOLONTARI E IL RACCONTO DEI FUORI SEDE ORIGINARI DEL CENTRO ITALIA

Norcia BasilicaLa terra non cessa di tremare nel Centro Italia. L’ultimo forte terremoto delle ore 7.41 del 30 ottobre, di magnitudo 6.5, ha distrutto quasi interamente le città di Norcia, Preci, Castelluccio di Norcia, Cascia e Monteleone di Spoleto (Perugia), riportando notevoli danni anche in molte zone del marchigiano, Tolentino su tutte. Un numero di sfollati che si aggira intorno ai 27 mila tra le due regioni, ma che non segna nessuna vittima. Lo sciamo sismico è tornato a colpire anche le zone epicentro delle scosse del 26 ottobre e, ancora prima, del terremoto dello scorso 24 agosto 2016 ad Amatrice, Accumuli e Arquata del Tronto, nel quale persero la vita circa 290 persone. E mentre da venerdì 11, con la firma del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è entrato in vigore il decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri con gli interventi urgenti per far fronte all’emergenza, da tutto il Paese proseguono iniziative di aiuto dirette verso i territori colpiti.

GLI AIUTI DA PARMA – Anche la città di Parma è intervenuta in favore delle popolazioni terremotate, fornendo importantissimi aiuti.  Il primo e più immediato è arrivato dalla Protezione Civile di Parma, in coordinamento con il servizio nazionale, che ha fornito aiuti, assistenza logistica e pasti caldi a tutti i soccorritori. L’impiego della Colonna Mobile Barilla è stato uno dei primi interventi attuati: la ‘cucina camion’ con i suoi ‘Angeli Barilla’ (dipendenti della Barilla Group formati per contribuire alla preparazione di innumerevoli pasti in casi di emergenza) è stata in grado di fornire circa 500 pasti al giorno per le prime 72 ore, sia per i volontari impegnati nel soccorso che per la popolazione colpita, fronteggiando le prime richieste e permettendo così di realizzare una vera e propria cucina da campo quanto più attrezzata possibile.
“L’organizzazione e il coordinamento sono fondamentali in queste situazioni, altrimenti non si fa altro che aggiungere caos a quello che c’è già”, spiega Tania, volontaria della Croce Rossa Italiana di Parma che ha prestato servizio ad Amatrice. Insieme a lei, Ilaria e Chiara, anche loro volontarie, hanno partecipato all’attività di Rfl. In generale, il ‘Restoring Family Links’ ha lo scopo di ristabilire i contatti familiari con le persone che risultano disperse, per ragioni di immigrazioni o, come in questo caso, per cause di catastrofi naturali. “L’attività non era mai stata utilizzata per situazioni di questo tipo, questa è la prima volta che è stata impiegata per casi di terremoto – racconta Ilaria –. Avevamo uno sportello per la popolazione dove venivano a chiederci informazioni su famigliari o amici disperi oppure a segnalare che stessero bene”. Per far ciò i volontari hanno costruito un database di elenchi, da confrontare con quelli che ricevevano da ospedali e obitori. “I primi giorni la lista era di una quarantina di persone – continua Tania – ma più aumentava la lista dei morti riconosciuti più la nostra diminuiva. Siamo riusciti ad identificarli tutti”: vivi solo 4. Massimo invece, anche lui volontario della Cri di Parma, ha prestato servizio nella cucina da campo di Montegallo, in provincia di Ascoli Piceno, interamente gestito dalla regione Emilia Romagna. “Inizialmente avevano bisogno di volontari che avessero la patente di tipo superiore (quella per la guida di mezzi pesanti, ndr) o che fossero in possesso della certificazione di Haccp. Io avevo entrambi e mi hanno chiamato per prestare servizio in cucina. Abbiamo fatto una media di 300 pasti al giorno: metà per i residenti del luogo, alloggiati in tende e bungalow, la restante parte per i volontari”. Ancora oggi due dei volontari della Croce Rossa Italiana di Parma sono impegnati nelle zone terremotate.
A contribuire all’assistenza ai terremotati anche il Comune di Parma. Oltre ad aver indetto una raccolta di materiali e beni di prima necessità, in collaborazione con la Protezione Civile, l’amministrazione ha inviato 5 dipendenti comunali, 3 di tipo tecnico e 2 del personale amministrativo, per prestare aiuto negli uffici comunali delle città colpite dal sisma.

Preci

LE TESTIMONIANZE – C’è poi chi il terremoto lo ha vissuto a distanza, studenti o lavoratori risiedenti a Parma ma originari del Centro Italia. Vivono da settimane col fiato sospeso, tremando per i familiari e gli amici e le loro case che hanno lì, proprio dove le scosse si sono abbattute. “Mi trovavo a Parma – dice Ludovica, studentessa fuori sede originaria di Guardea, un piccolo paesino in provincia di Terni – e stavo dormendo. Ho scoperto cosa fosse successo da un mio amico che continuava a telefonarmi per sapere come stessi”. A causa dei problemi alle linee telefoniche intasate in Umbria, ha impiegato ore prima di riuscire a mettersi in contatto con la sua famiglia. “Ricordo di essere rimasta seduta sul letto col cellulare in mano aspettando un segno di vita da parte di qualcuno. Mi sembrava di essere in una bolla”. Poi la chiamata di sua madre, per rassicurarla: tutti stavano bene. “E’ stata la prima volta che mi sono trovata a vivere il terremoto a distanza. Sentire la terra tremare sotto i tuoi piedi è tremendo ma anche non essere lì e non riuscire a sapere se si abbia ancora una famiglia e una casa in cui tornare non è una bella esperienza…”. Giovanni, anche lui studente fuori sede a Parma, invece ricorda di averlo saputo da Facebook, tramite l’applicazione messa appunto per le situazioni d’emergenza che gli chiedeva se stesse bene. La sua casa è nel maceratese. “Ho chiamato subito i miei nonni, poi i miei genitori che abitano tutti in un vecchio rustico di campagna. Mia nonna piangeva – racconta – e io non sapevo come calmarla”. Il giorno stesso è tornato a casa. “Non riuscivo a starmene qua, inerme e senza poter aiutare la mia famiglia”. La sua casa ha riportato danni, seppur lievi. Solo alcune crepe da risistemare, e anche i tecnici comunali, dopo il sopralluogo, hanno dichiarato l’agibilità della casa. “Per ora la mia famiglia si è trasferita a casa di mio zio, a Civitanova Marche. Si sentono più tranquilli a stare lì”. Giovanni è rientrato a Parma lo scorso lunedì per riprendere le lezioni ma crede di tornare a casa molto presto. Ci sono studenti, invece, che il giorno del terremoto erano a casa per il ponte di Ognissanti. “Abito a Città della Pieve, in provincia di Perugia, e quando c’è stato il terremoto ero lì”, racconta Filippo, anche lui studente fuori sede a Parma. Il suo paese si trova abbastanza distante dall’epicentro, non ha subito danni, ma la paura è stata tanta. La scossa l’ha avvertita per diversi secondi, che in quelle situazioni sembrano non finire mai. “Stavo dormendo, mi sono alzato dal letto e sono corso sotto un architrave con mia madre. Mia sorella e mio fratello erano molto spaventati e sono corsi fuori casa scendendo dalle scale. Un gesto sbagliato ma la paura era tanta”. Francesca, invece, la sera prima del sisma era tornata nella sua casa a Spoleto, comune vicinissimo all’epicentro. “Sai quando sei dormiveglia e non capisci se quel che sta accadendo sia vero o ancora un sogno? Ecco, per me è stato così. Un tremolio leggero, poi sempre più forte, fino a trasformarsi in un boato fortissimo e infinito”. Racconta di aver cercato sua madre e aver visto suo fratello fuggire in terrazzo. Gli allarmi impazziti e i cani che abbaiavano forte. “Siamo scesi per le scale, anche se non si dovrebbe fare, e poi fuori in giardino”. La sua casa non è stata lesionata, perché nuova e antisismica, ma la sua città ha subito diversi danni consistenti. Parte del centro storico è stato dichiarato inagibile e molte scuole sono state chiuse per precauzione con le lezioni spostate altrove. Ricordando quegli istanti le sembra ancora di tremare. “Ero convinta che l’armadio stesse per schiacciarmi e che non ne sarei uscita viva. E’ stata l’esperienza più brutta della mia vita.”

La sensazione di vedere i luoghi in cui si è cresciuti devastati da un simile evento non è facile da descrivere a parole. Un pezzo di se stessi va in frantumi insieme ai cornicioni rotti e alle macerie. Non è facile restare, in balia di nuove scosse come non è facile ripartire. Anche quando ci si allontana di nuovo da quei luoghi per tornare alla propria quotidianità, si continua a tremare. A distanza.

 

di Elena Brozzetti e Silvia Stentella

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