Renzi dice ‘Sì’, non solo al referedum: “Pronti i finanziamenti per la ricerca”
IL PREMIER A PARMA TRA IMPEGNI REFERENDARI E PROMESSE DI INVESTIMENTI PER L'UNIVERSITA'
“Questo è esattamente ciò di cui, secondo me, il nostro Paese ha bisogno: di diverse realtà di grande livello sparse sul territorio nazionale.” Sono le parole di Matteo Renzi dal ‘palco’ del Tecnopolodell’Università di Parma durante la visita in città dello scorso 8 novembre che ha visto il premier protagonista prima dell’inaugurazione del pronto soccorso dell’ospedale di Vaio, poi in Chiesi Farmaceutici e infine di un momento di confronto con la cittadinanza sulle ragioni del Sì al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre. Accolto dal rettore Loris Borghi e accerchiato dalla folla che lui stesso ha richiamato a sé, il presidente del Consiglio ha preso visione della struttura inaugurata lo scorso 10 ottobre su cui sono stati investiti tra Università e Regione circa otto milioni di euro. Parte integrante della ‘Mastercampus Strategy’, il Tecnopolo costituisce uno dei fiori all’occhiello dell’Ateneo, in un’ottica di sviluppo integrato tra ricerca di base, componenti produttive e ricerca applicata. “Ciò che è interessante – ha sottolineato Renzi – è che attraverso queste iniziative molte multinazionali investiranno qui, molti ingegneri troveranno lavoro qui: è il loro investimento per il futuro. L’ Italia ha bisogno di tutto questo, ma sopratutto di ripartire dalle università.” Un’inversione di rotta, quella prefigurata dal premier, rispetto ai tagli del passato che hanno colpito il settore dell’istruzione: “Non c’ero io in politica, e devo ammettere che si è tagliato in modo sguaiato, pensando che proprio da qui si potessero prendere i fondi necessari per risanare parte del bilancio pubblico”. “Facendo così – ha aggiunto il premier – si sono tagliate le gambe ad alcune realtà, ma stiamo invertendo la rotta: nel 2017 saranno previsti nuovi finanziamenti per le borse di studio per la ricerca. Ciò che serve al Paese è proprio questo, se ci sono dei progetti noi siamo pronti a finanziarli.” Si è poi congratulato con il rettore Borghi per la direzione intrapresa e per le innumerevoli iniziative e proposte elaborate insieme ai prorettori, delegati e ai docenti, tra cui il professor Carlo Quintelli, del dipartimento di Dipartimento di Ingegneria Civile, dell’Ambiente e del Territorio. “Noi dobbiamo essere capaci di costruire un racconto competitivo a livello internazionale e ci tengo a dirvi che noi ci siamo con progetti ad hoc”, ha ribadito a più riprese Renzi. L’intervento del premier è stato breve, ma sufficiente a chiarire la sua posizione riguardo futuri finanziamenti per l’Ateneo parmigiano. “Ho cercato di illustrare al premier i punti focali del nostro lavoro – ha dichiarato Loris Borghi -. Ho avuto modo di notare una sincera buona impressione del lavoro che stiamo facendo, invitandomi addirittura più volte ad avanzare proposte di finanziamenti futuri a dimostrazione di una sincera collaborazione con il governo e per uno sviluppo concreto dell’Università di Parma. Gli avevo chiesto di essere presente affinché potesse effettivamente vedere ciò che abbiamo fatto, faremo e abbiamo intenzione di fare e la sua apertura a possibili aiuti fa ben sperare. Noi – ha colto la palla al balzo il rettore – siamo pronti con i progetti già dall’anno prossimo: non con progetti futuri ma nell’immediato, li presenteremo e aspetteremo fiduciosi un riscontro.”
“UN VOTO PER L’ITALIA, NON PER IL GOVERNO” – Al termine della visita al Campus universitario e del tour a bordo dell’auto senza conducente di VisLab-Ambarella, l’ultima tappa del premier a Parma è stato l’intervento pubblico sul referendum promosso dal comitato cittadino per il sì. Un affollatissimo incontro aperto alla cittadinanza nella Sala Righi alla Tep che però ha creato malumore tra coloro che sono rimasti fuori dallo spazio, così come polemiche per l’organizzazione dell’evento. Come quelle relative alla negazione del Teatro Regio per la manifestazione a fronte di una mancata richiesta ufficiale.
Entrando nel tema referendario, Renzi ha subito attaccato: “Ci sono quelli che dicono ‘andiamo avanti’, che spostano un passettino alla volta grazie alle riforme; poi gli altri dall’altra parte uniti dalla ‘cultura del no’, quelli che dicono no a prescindere. Se vincono i ‘Sì’ – ha esortato – l’Italia è molto più forte, credibile e solida. Quelli che dicono ‘No’ hanno già avuto la loro occasione di cambiare le cose, perché oggi devono impedire a noi che tentiamo di fare il minimo indispensabile per rendere l’Italia un poco più semplice?”. Nel merito della riforma il premier ha ribadito: “i ‘Si’ riducono i parlamentari e i costi della politica; se vince il ‘No’ non ci sarà nessun altro parlamentare disposto a votare un altro no nascondendosi dietro la volontà dei cittadini”. Vale a dire: non ci sarà nessuno in Parlamento disposto ad abbassarsi lo stipendio contro la volontà dei cittadini. Così Renzi cita come esempio gli stipendi dei consiglieri regionali del Molise che dai 13mila euro attuali scenderebbero a 3mila euro. Oltre alle frecciate verso gli avversari politici, durante il suo intervento il presidente del Consiglio ha toccato diversi argomenti, dalla politica internazionale alle riforme da attuare per ribadire più volte la necessità di restituire all’Italia un ruolo centrale nel mondo. Nel rapporto con l’Unione Europea, Renzi ribadisce che “l’Italia in Europa deve raccontare che cosa noi abbiamo in testa, non essere quelli che vanno soltanto a farsi spiegare le cose dagli altri e prendere appunti“. Il premier poi si è espresso anche sul prossimo G7 a Taormina, perché “qualcuno ha detto che la Sicilia è soltanto la terra della mafia, così l’ho spostato da Firenze, per dimostrare l’esempio di accoglienza e umanità ai migranti, come invece non vogliono alcuni Paesi dell’Ue”. In chiusura, il presidente del Consiglio ha lanciato un ultimo appello per il Sì del 4 dicembre in linea con il tentativo, già in corso da settimane, di slegare la chiamata alle urne da un voto pro o contro Renzi. “Adesso non è più la mia battaglia, ma dipende da ciascuno di noi. Non è un voto su di me, bisogna spiegarlo chiaramente che non è un voto sul governo ma sulla riforma che, se passa, restituisce all’Italia credibilità e speranza. Mettiamoci al lavoro insieme”.
di Francesca Iannello, Matteo Buonanno Seves e Jacopo Orlo
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