Un Po di chiarezza: quella corsa all’allarmismo a ogni piena

CAPIRE COSA SONO GOLENE, ESONDAZIONI, ARGINI ED IDROMETRI

IMG_7134Allarme piena del Po per tutti i comuni rivieraschi del parmense’, ‘Po, scatta la fase di allarme: arriva piena da 7 metri’, ‘Po straripa a Casalmaggiore’, ‘Piena del Po: allagamenti delle aree golenali’.
Sono solo alcuni titoli dei giornali locali della settimana scorsa. Come ogni autunno, la piena del fiume Po è passata e, insieme al livello delle acque, è ormai calata anche anche tutta l’eco mediatica. Il Po fa sempre notizia, ma stando al tenore di alcuni titoli, si potrebbe pensare che l’evento sia stato davvero di entità eccezionale. Fortunatamente invece, i danni causati nella provincia di Parma sono stati pari a zero. Come interpretare dunque tutta  l’attenzione dedicata? Qualcuno a forse fatto un errore di calcolo e diffuso bollettini errati?

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In giallo le golene chiuse, in rosso l’argine maestro

IL CASO DI ROCCABIANCA- Nonostanmte  il disastro causato a Moncalieri e in Piemonte,  la piena del Po in Emilia è passata del tutto sotto controllo. Lo sa bene il sindaco di Roccabianca Marco Antonioli che proprio in quei giorni ospitava in paese l’ultima tappa del November Porc, la frequentatissima manifestazione dedicata al maiale: “E’ stata una piena modesta, del tutto normale per la stagione autunnale – spiega il sindaco – una volta conosciuti i livelli dell’acqua in corrispondenza del ponte della Becca, a Pavia, era chiaro che non si sarebbe corso un grande rischio perchè eravamo ben al di sotto del 2014″. Il ponte della Becca è uno dei 18 luoghi lungo il corso del Po dove sono posizionati gli idrometri che, monitorando il livello delle acque, permettono di fare previsioni molto accurate. Nonostante questo, al tavolo provinciale convocato dalle autorità è stato chiesto al sindaco di annullare la manifestazione prevista per il fine settimana: “Sono stato sopreso dal suggerimento, come misura precauzionale mi sembrava davvero esagerata perche l’annullamento avrebbe comportato danni ingenti ai tanti imprenditori che avevano investito; non si tratta di una semplice sagra di paese”. Il sindaco ha quindi chiesto di rimandare la decisione e nel frattempo ha preso tutte le misure precauzionali del caso: “Ho predisposto un  piano di viabilità pensato per far defluire le auto fuori dal paese, creando sensi unici e lasciando un percorso libero per i mezzi della protezione civile che avrebbero, nel caso, dovuto ragiungere gli argini”. Quando il colmo della piena era a Piacenza, il sindaco era ormai certo che nulla di grave sarebbe successo: “Da Piacenza a Roccabianca l’acqua ci mette 6 ore ad arrivare, tutto il tempo che sarebbe stato  necessario per evacuare i residenti in golena”.

Ma come è possibile, se stando ai titoli dei giornali (‘Golene allagate’,’Il previsto innalzamento dei livelli  del Fiume Po determinerà l’allagamento delle aree golenali non difese da argini e di conseguenza delle attività e degli abitati’), i venti  rocchesi della golena sarebbero dovuti rimanese intrappolati ai piani alti? “Il fatto è che solo le golene aperte sono state allagate, e per quelle avevo emesso l’ordinanza di sgombero, mentre quelle chiuse dagli argini consortili non  sono state interessate dall’ingresso delle acque”, spiega il sindaco.
Sarebbe stato utile precisare ai lettori che nelle aree golenali aperte dove l’acqua è arrivata non c’è alcun tipo di insediamento al di là di pioppeti, campi e cave di sabbia: “Tutto questo allarmismo non serve a nulla, conosciamo il nostro territorio e vorremmo che ci fosse un sistema ancora più razionale  per la gestione delle emergenze. In questa occasione penso che continuare a riproporre foto e immagini del Piemonte condizionato molto“. Imporante sarebbe invece portare la massima attenzione possibile  sulla cura del territorio e sul dissesto idrogeologico: “Devo ammettere che in termini di manutenzioni delle arginature sarebbe davvero importante investire più risorse“, conclude il sindaco.

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La sede AIPo di via Garibaldi

IL LAVORO DI AIPO- L’enorme sforzo economico e organizzativo  di manutenzione e gestione delle arginature, ben 3564 km, e delle opere idrauliche del bacino senza la quale la pianura padana tornerebbe ad essere una palude è oggi in mano ad Aipo, l’agenzia interregionale per il Fiume Po. Erede del Magistrato per il Po istituito nel 1956 a seguito della grande piena del 1951, ha sede a Parma ed è ente strumentale delle Regioni Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e Lombardia.  La carta che rappresenta il bacino del fiume (consultabile qui) può aiutare a dare un’ idea della complessità della gestione. “Il lavoro svolto da Aipo è estremamante raffinato. Ci serviamo di diversi modelli matematici per fare previsioni sull’entità delle piene – spiega Sandro Campanini dell’ufficio stampa –  i modelli sono poi interpretati dai nostri tecnici che hanno ormai maturato una grande esperienza”. I dati sui quali Aipo o lavora sono quelli forniti dalle varie stazioni meteo delle Arpa regionali che consentono di produrre dei bollettini molto accurati. Nel caso Aipo ritenga che ci sia una criticità, è la Protezione civile regionale ad essere informata ed è quest’ultima che valuta se diramare una allerta. “In occasione di questa piena effettivamente sono state fatte delle previsioni per eccesso in relazione al livello del colmo che sarebbe transitato in Emilia, per questo per quanto riguarda il comune di Roccabianca si era pensato all’annullamento del November Porc. Nessuna polemica nei confronti del sindaco: è una persona competente che conosce benissimo il suo territorio e ha preso le sue decisioni con responsabilità e cognizione di causa. Da parte sua Aipo tende a consigliare misure di prevenzione perchè la sicurezza delle persone viene prima di tutti. I modelli di previsione, benchè avanzati, potrebbero essere ulteriormente migliorati nonostante i fattori da analizzare siano innumerevoli, ma se guardiamo alla vastità del territorio che è stato interessato, quello di Roccabianca è un incidente di percorso relativamente piccolo“.

IMG_20161126_162533AIPO E I MEDIA- “Aipo si occupa anche di tradurre il significato dei  bollettini per i media. Il bacino del Po – precisa Campanini – è talmente esteso e complesso che ogni evento non ha mai le stesse ripercussioni su ogni territorio e, di conseguenza, lo stesso grado di interesse soprattutto per la stampa locale. Ma l’aspetto fondamentale è che non siano mai riportati dati tecnici errati“.
Negli anni Aipo, attraverso un rapporto diretto con gli organi di informazione, è riuscita a creare una certa ‘cultura della piena’. Soprattutto a livello di stampa locale, ormai la maggior parte dei giornalisti  riporta gli eventi in modo corretto. “Nonostante questo, rimane sempre una tendenza congenita a creare un titolone o a mettere una foto impressionante anche quando l’evento  è relativamente moderato e al contempo a sorvolare sulla chiarezza del modo in cui i dati tecinici sono esposti”.
Un caso a parte è quello che riguarda i media nazionali. Quando un caporedattore decide di mandare un inviato o una troupe in una località dove sta transitando la piena, si aspetta dei risultati: se il servizio diAcquisizione.a.schermo.intero.04122016.09.28.49.bmpcesse che sta transitando senza nessun danno, l’inviato si troverebbe nell’imbarazzo di aver fatto sprecare soldi inutilmente“. Questo meccanismo può portare ad un sensazionalismo spudoratamente ricercato come quello di un tg che ha presentato il Po ‘straripato’ insieme a ‘cartelli divelti’ a Casalmaggiore mostrando le immagini della zona del lido, area che si allaga con regolarità senza causare alcun danno (foto a fianco).
“Nel caso di Torino moltissimi media hanno riportato che il Po aveva esondato, ma questo è falso! Esondare significa che l’acqua ha passato gli argini maestri, ma se così fosse stato avremmo visto Torino come Firenze nel 1966″. Io credo molto nell’importanza del giornalismo ma per sopravvivere deve prestare più attenzione al suo ruolo di filtro. Se ci si appiattisce e si smette di curare i contenuti con un minimo di approfondimento, il giornalismo potrebbe finire per soccombere di fronte al video postato su Facebook dal mio amico. L’aspirazione dovrebbe essere quella di aiutare i cittadini a costruirsi una base di conoscenze per interpretare fenomeni complessi in modo corretto, senza superficialità.”

QUALCHE PUNTO DA TENERE A MENTE–  Ecco alcune osservazioni utili per evitare una interpretazione ingenua del fenomeno della piena:

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Una cascina in una delle golene chiuse

Il bacino del Po è un sistema complesso:  la stessa piena che può fare danni in alcuni luoghi (vedi caso del Piemonte) può non farne in altri. La capacità di accogliere acqua, tendenzialmente, aumenta man mano che ci si avvicina alla foce.

– Una piena è determinata da molti fattori e non solo dalle precipitazioni. Altri fattori da tenere a mente sono la decisione delle autorità di aprire le dighe dei laghi alpini, il vento che, se soffia con forza in direzione opposta alla corrente, rallenta lo scorrimento dell’acqua, e la marea che, se alta, tappa il delta del Po.

– Le golene aperte sono aree dove è normale che arrivi acqua. Se tra l’argine principale, che nel caso del Po viene detto ‘maestro’, e il fiume c’è un altro argine, la porzione di territorio compresa tra i due viene detta golena chiusa mentre quella tra l’argine secondario e il fiume è chiamata golena aperta. Anche le piogge primaverili possono comportarne l’inondazione di queste ultime.

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La stessa cascina di sopra durante la piena del 2000

-La parola esondare è da usare con cautela. Dopo il 1951  il Po non è mai più esondato, tranne che in un piccolo tratto a Moncalieri questo autunno. Da tenere presente che Moncalieri si trova nel tratto iniziale del fiume dove ancora ha una portata ridotta.

-Gli idrometri misurano il livello dell’acqua prendendo come valore di riferimento lo zero idrometrico ovvero il livello del fiume in condizioni normali. Per misurare lo zero di un idrometro si prende come riferimento l’altezza sul livello del mare. Uno dei titoli della settimana scorsa che recita “Piacenza, arriva piena da 7 metri”, non dà in realtà alcuna informazione se non si conosce il valore  dello zero idrometrico di Piacenza e quello di Parma.  La carta con i livelli degli idrometri è consultabile qui.

– La piena del Po è un evento normale in autunno. E’ il livello della piena che fa la differenza: le ultime grandi piene in Emilia sono state quelle del 1951,1994 e 2000.

– La pioggia che vediamo dalla finestra non ha molta incidenza sul Po. Le precipitazioni sul solo territorio provinciale (ovvero quelle che ognuno può valutare da sé) non influiscono significativamente sul livello del fiume nel punto in cui questo attraversa quello stesso territorio. Hanno invece più incidenza a sud est verso dove scorre il fiume.

-Il Po non è un torrente. Tranne che nel tratto iniziale, le dimensioni del fiume fanno sì che un aumento del livello di pochi centimetri all’ora sia già un fatto eccezionale.

-Le piene del Po si possono prevedere: il sistema di idrometri consente di sapere con anche un giorno di anticipo i livelli. Impossibile che accadano situazioni come quella dell’alluvione a Parma del 2015.

-Le golene chiuse sono scarsamente popolate. In provincia di Parma quelle del Po accolgono circa 100 residenti.

 

 di Adriano Arganini

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