Uno, nessuno e centomila: forse non sai di avere disturbi di personalità

NE SOFFRE IL 39% DEGLI EUROPEI, L'1% CON PERSONALITA' MULTIPLA

Psico3In questi giorni al cinema ci si può imbattere in ‘Split’, pellicola tratta da una storia vera, più precisamente quella di William Stanley Milligan.
Meglio noto come Billy Milligan, questo ragazzo è passato alla storia per essere stato riconosciuto colpevole di aver rapinato, rapito e violentato tre studentesse universitarie riuscendo comunque a venire assolto. Il motivo? Billy soffriva di un disturbo dissociativo dell’identità, riconosciuta come patologia e non come semplice nevrosi per la prima volta durante il suo processo. Nel suo caso si scoprì che la mente di Milligan racchiudeva 24 distinte personalità


QUALCHE PUNTO SALDO (FORSE)
– E chissà se tra le ventiquattro coinquiline di un solo corpo, qualcuna si sarà mai chiesta: cosa sono io? O meglio: cos’è la personalità? Per la scienza una domanda così basilare non ha una risposta univoca, tanto da spingere ciascuno a utilizzare una definizione più o meno calzante a seconda dell’ambito e del caso scelto. Ci facciamo aiutare in questa difficile diatriba da Carlo Pruneti, docente di Psicologia Clinica del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, che gioca con le etimologie di due parole, ‘carattere’ e, appunto, ‘personalità’: “Stesso significato, ma carattere era usato in Europa, personalità in America. Parlo al passato perché ha vinto l’America. Carattere deriva dal verbo greco charàssô, che vuol dire imprimere, scolpire, incidere ed è caduto in disuso per l’immagine che evocava, di immobilità e immodificabilità. Personalità invece deriva da persona, cioè maschera in greco, con i tratti del viso esagerati in modo che fossero chiare le espressioni durante gli spettacoli a teatro.” Ecco la prima qualità che si può attribuire alla personalità: muta nel tempo, è qualcosa di costantemente in divenire, e per sua stessa natura, difficile da immortalare. Ma se è complicato capire cos’è la personalità, come si può diagnosticare un problema o una patologia legata ad essa?

Psico1PERSONALITÀ BORDERLINE – Esistono tantissimi disturbi di personalità, il Dsm, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, li elenca suddivisi in tre gruppi, ognuno caratterizzato da alcuni comportamenti chiave: il gruppo A, degli ‘strani’ o ‘paranoici’ spesso isolati; il B, degli ‘emotivi’ o ‘drammatici’, tendenzialmente egocentrici e narcisisti; e il C, che comprende ‘ansiosi’ o ‘paurosi’, soggetti con bassa autostima.
Ed è del secondo gruppo uno dei disturbi più comunemente diagnosticato negli ultimi anni, quelli di personalità borderline. Parliamo di circa il 2% della popolazione, con una predilezione per il sesso femminile, e di un disturbo che ha nei marcati e repentini cambiamenti d’umore i suoi segni rivelatori, il non plus ultra dell’instabilità emotiva, con contemporaneità di contrastanti sensazioni emotive anche agli antipodi tra loro. Il problema è che i trattamenti sono spesso legati all’uso dei medicinali, e il professor Prunetti avverte: “Perché dare dei farmaci che ‘sballano’ il cervello? Come dice un mio amico farmacologo: usare farmaci per il sistema nervoso centrale è come entrare in una cristalleria in groppa a un elefante“. Eppure nessuna risorsa va sprecata: “Sia chiaro – continua – non sono contro i farmaci, ma a favore di una terapia vestita, fatta su misura, non prêt à porter“. Accade infatti che questi farmaci non calzino proprio a pennello. È il caso per esempio di un uomo a cui fu prescritto il Depakin, un farmaco impiegato nei disturbi bipolari, poiché fortemente stressato da una situazione familiare complessa. Peccato che questo farmaco, l’acido valproico, oltre ad avere un lista inverosimile di effetti collaterali sia nato per trattare l’epilessia come anticonvulsante, e detto con termini profani “fa in modo che il tuo cervello funzioni al 30%”.

IDENTITÀ CONFUSE – Si calcola che a livello europeo siano circa 164 milioni le persone affette da un qualche tipo di disturbo mentale, quasi il 39% dell’intera popolazione del vecchio continente, con un impatto economico stimato attorno ai 798 miliardi di euro. Eppure solo un terzo di questi decide di seguire una cura, scenario particolarmente preoccupante quando si pensa che solo in Italia i possibili pazienti si stima possano essere quasi 17 milioni. Entrando un po’ più nello specifico, quando si va a parlare di personalità multipla ci si riferisce, almeno in Italia, al disturbo dissociativo dell’identità, una particolare patologia che salda due o più diverse identità in un solo individuo, che subisce la presenza alternata dei vari caratteri che lo abitano. La cosa interessante è che tra le varie personalità non c’è sempre consapevolezza reciproca né viene conservata memoria tra un “cambio di costume” e l’altro. Fortunatamente però solo l’1% dei disturbi dissociativi risulta essere così grave da rientrare nella categoria della personalità multipla, ma gli studi portati avanti nel settore ci hanno detto molto sul nostro concetto di identità: siamo abituati a credere di essere Io, cioè delle persone definite con esattezza, mentre sempre più studi rivelano che in situazioni nuove o particolarmente stressanti abbiamo la tendenza ad assumere comportamenti e abitudini che non ci appartengono. E ancora più sconvolgente: come possiamo essere sicuri che un comportamento nuovo sfoggiato in un contesto improvviso non fosse già parte di noi stessi, in attesa del momento propizio per esprimersi?

Psico2 UNA SPECIALITÀ STATUNITENSE – “Chi ha inventato il Dsm negli anni ’60 è stato un genio – continua il professore – l’idea era quella di unificare i metodi diagnostici delle varie figure professionali legate alla psicologia dell’epoca”. Il problema è che questo sistema di diagnosi è chiaramente modellato sulle esigenze statunitensi: il meccanismo delle assicurazioni ha spinto gli psicologi a moltiplicare il numero di disturbi e patologie in modo che ogni problematica fosse incasellabile, e per ognuna di esse, ovviamente, ci fosse “il farmaco giusto da prescrivere.” Secondo questo manuale, per disturbo di personalità si intenderebbe un disturbo mentale legato alla manifestazione di un pensiero o un comportamento disadattivo, manifestati in modo pervasivo e almeno in apparenza permanente, che coinvolga la sfera cognitiva, affettiva o interpersonale della personalità. Tenetevi forte: ognuno di voi, con la debita pazienza e il giusto terapista, riuscirebbe a rientrare in una qualche patologia del genere. Anzi, sarebbe ancora più evidente se si provasse a scorrere i vari ‘segni rivelatori’ per qualche disturbo da soli davanti al pc, l’autodiagnosi è garantita. Ed è qui che intervengono importanti specifiche, perché con un disturbo di personalità solitamente non si scherza e se rilevato correttamente deve aver portato a profondi disagi nella vita quotidiana. Se la vostra vita non sta andando palesemente a rotoli c’è una buona possibilità che non siate ancora pazzi.

di Matteo Buonanno Seves

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