Quando ho scoperto di essere in ‘overload’

LA MIA PRIMA SEDUTA DA UNO PSICOTERAPEUTA

Dal psicologoNon c’era nessun lettino, né dispenser di fazzoletti ad attendermi quando sono arrivata all’unità di psicologia clinica, in ospedale, per sottopormi ad una seduta di analisi.

I TEST- Il dottor Francesco De Vincenzo, con cui avevo appuntamento, mi ha accolto con un sorriso e poi mi ha spiegato dove mi trovassi e che cosa si facesse lì. L’unità di psicologia clinica dell’Università di Parma, che presto diverrà un’unità costituita di tre laboratori diversi, è un centro di eccellenza della Biofeedback Federation of Europe (Bfe). Accedervi è semplice e i costi sono a metà strada tra un ticket e il costo di studi privati. Questo ramo della psicologia non si occupa solo della sfera psicologica del paziente, ma anche di quella fisiologica, considera corpo e mente come strettamente connesse e capaci di influenzarsi l’una con l’altra. Per arrivare ad una diagnosi si impiegano, oltre al consueto percorso di psicoterapia, anche dei macchinari che misurano altri parametri: battito cardiaco, tensione muscolare della fronte, temperatura periferica e micro-sudorazione. Quando mi è stato chiaro che non mi sarei ritrovata in nessuna scena da film, mi sono sentita un po’ disorientata. Tuttavia il dottor De Vincenzo mi ha messa a mio agio ed ha iniziato ad attaccarmi gli elettrodi per farmi analizzare dal Modulab 800, il macchinario utilizzato per fare le rilevazioni fisiologiche, e stilare il mio profilo psicofisiologico.

Mentre me ne stavo seduta ad occhi chiusi sulla poltrona, con tutti questi elettrodi e cavi attaccati in fronte, sui polsi e sulle mani, cercando di rilassarmi il più possibile, il dottore mi ha chiesto: “Rimani ad occhi chiusi. Millesette, inteso come uno zero zero sette, meno tredici, quanto fa?” Panico, io odio la matematica. Inizio a rispondere e continuo a sottrarre tredici per un po’, finché non arrivo verso trecento e il medico mi da lo stop. Cerco di nuovo di rilassarmi e dopo poco posso riaprire gli occhi. Mi stacca  gli elettrodi e mi mostra un grafico sul monitor del computer, una serie di linee simile ad un elettroencefalogramma e una curva che sale e scende lentamente. “Questa sui tu”, mi dice. Qualche alterazione ma nulla di preoccupante, spiega i miei valori eModulab800 poi mi fa notare un picco nel grafico: “Vedi questo picco? Qui probabilmente hai pensato a qualcosa che ti ha fatta agitare.” Continua a scherzare, ma quel picco un po’ di ansia me la mette, perchè per un nanosecondo mi era tornato in mente un ricordo poco piacevole ed ora è davanti ai miei occhi su quel grafico. Scherziamo un po’ sul fatto che io sia una tipa piuttosto ansiosa e nel frattempo mi propone di fare un test.

NON SOLO ELETTRODI – Chiede il parere di due tirocinanti e alla fine optiamo per un Cba: Cognitive Behavioural Assessment, letteralmente ‘valutazione comportamentale cognitiva’. Mi consegnano un libretto e una biro, mi fanno accomodare in una stanza vuota e per 45 minuti rimango lì a rispondere a domande a crocette ed aperte. Nel questionario ci sono domande che riguardavano il mio stato d’animo in quel momento e in generale, sul mio rapporto con i miei genitori, col cibo, sul mio percorso di formazione scolastica, sul mio rapporto con alcol e droghe e sulla mia vita sessuale. “Come valuti l’educazione ricevuta da tua madre? E quella ricevuta da tuo padre?”, oppure: “Come valuti il tuo appetito?“, “Ti piace stare in luoghi affollati?”, “Come valuti la tua vita sessuale?“, “Elenca gli eventi traumatici della tua vita.”, “Controlli ripetutamente cose come: il gas, la luce, di aver chiuso a chiave la porta di casa ecc.?” L’unica parte di cui non ho capito l’utilità è stata quella in cui si chiedeva se si vivesse da soli o meno e nel caso in cui si vivesse con altre persone di elencarne nome, età, parentela ed impiego.

All’inizio di ogni sezione una nota spiega che tipo di risposte dare e invita ad essere il più sinceri possibile o a non rispondere se la domanda mette troppo a disagio. Ho risposto a tutto, ma ammetto che ad alcune domande è stato difficile. Ho dovuto riflettere su cose che non avevo mai preso in considerazione. Nell’ultima parte si deve spiegare come ci si sente dopo aver compilato il questionario, ho dovuto ammettere di sentirmi un po’ a disagio. Finito di compilare il questionario, consegno tutto al dottore e ci accordiamo per il ritiro della diagnosi.

Profilo psicofisiologicoLA DIAGNOSI- Due giorni dopo sono di nuovo lì, questa volta il colloquio è col dottor Carlo Pruneti, coordinatore dell’unità di psicologia clinica. Quando mi siedo prende il questionario, il grafico e un terzo foglio che non riesco a capire cosa sia. Sorride ed inizia a dirmi che dal mio Cba emerge una personalità estroversa, creativa, non  incline a seguire le regole, senza però sfociare nella bizzarria. Fin qui va tutto bene: “E’ vero”, penso. “Sei precisa ma non ossessiva- continua-, però tendi a preoccuparti molto quando fai le cose, sei molto ansiosa e hai alcune paure“. Vero anche questo. Poi passa al grafico. I valori di partenza sono un po’ sopra la norma:”Sei in un periodo di stress, somatizzi molto”. Annuisco. Continua dicendomi che sono in ‘overload’, in sovraccarico. I valori del cuore e della micro-sudorazione evidenziano un forte stress: i primi perchè hanno raggiunto dei valori prossimi ai 120 bpm (battiti per minuto), i secondi perchè partivano già alterati e non sono ritornati al punto di partenza in tempi brevi. A questo punto il medico deve essersi reso conto che la mia ansia era seduta di fianco per dipingere scenari post-apocalittici sulle mie sorti. “Nell’insieme non è una situazione preoccupante, ma lei sarebbe una potenziale paziente“. Sono seguite una serie di raccomandazioni inerenti alcol, droghe e alcuni tipi di medicine da cui devo tenermi alla larga e poi l’invito a risentirci nel caso in cui volessi approfondire la diagnosi. Forse, per la mia personalità non incline a seguire le regole, andare in terapia senza i canonici lettini potrebbe funzionare. Sarà la mia ansia a dirlo!

 di Silvia Stentella

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*