Il terrorismo secondo Tahar Ben Jelloun: “Ai bambini diciamo la verità”
LO SCRITTORE MAROCCHINO A PARMA PER UN INCONTRO SULLE PAROLE E LE RAGIONI DELLA PAURA
Parole precise, chiare e sincere ma scelte con cura. Solo dicendo ai propri figli la verità si può spiegare un concetto tanto difficile e pauroso anche per gli adulti: il terrorismo. E’ la risposta di Tahar Ben Jelloun, scrittore, saggista e giornalista marocchino, ospite al Palazzo del Governatore lo scorso lunedì 20 febbraio in apertura della nuova rassegna ‘Riflessioni. Incontri sull’attualità’ promossa dall’assessorato alla cultura del Comune di Parma. Un appuntamento per presentare il suo ultimo libro, ‘Il terrorismo spiegato ai nostri figli’, oltre che per offrire una vera e propria lezione di storia e risalire alle origini del terrorismo. Come è nato e perchè? Quali sono le ragioni storiche? E come si è passati dalla religione al fanatismo?
L’incontro è stato moderato dal sociologo Marco Deriu, docente di Sociologia della Comunicazione Politica e Ambientale dell’Università di Parma, con la collaborazione di Elena Pessini, docente di Lingua francese dell’Università di Parma e aperto dai saluti del sindaco Federico Pizzarotti. Di fronte a loro una sala affollatissima, tanto da costringere gli organizzatori a bloccare l’ingresso e invitare il pubblico in eccesso a seguire la diretta streaming sul sito del Comune.
“DIRE SEMPRE LA VERITÀ“– Dopo il successo de ‘Il razzismo spiegato a mia figlia’, che ha raggiunto ormai i due milioni di copie vendute in tutto il mondo, Tahar Ben Jelloun si sposta su un’altra tematica forte legata all’attualità, il terrorismo, con particolare attenzione all’utilizzo del linguaggio. Come si fa a spiegarlo ai propri figli se non dicendo loro la verità? “La vita è fatta di bellezze ma anche di violenza. I bambini sono sensibili, ma non bisogna mentire. Anche le fiabe di Charles Perrault – fa l’esempio lo scrittore – sono terribili come quelle delle Mille e una notte, ma sono dimostrazioni della lotta del bene contro il male, che i bambini conoscono bene”.
LA STORIA INSEGNA – Ben Jelloun ha poi ripercorso alcune tappe storiche fondamentali: la nascita della Repubblica islamica in Iran, la formazione dei soldati in Afghanistan, l’organizzazione piramidale Al Qaeda fino alla nascita del Daesh. E poi l’Egitto, l’Arabia Saudita, l’11 settembre, gli atei contro i musulmani, i pozzi di petrolio, califfato e Stato islamico: l’autore ha analizzato ogni fase storica, ogni singola parola che solitamente terrorizza (e non solo i bambini). Perchè? Per spiegare che “il terrorismo non è frutto del caso, ma di una situazione che è così da 35 anni, conseguenza di una mancanza di vigilanza da parte degli stati occidentali, della politica di Bush, ma anche della passività dei paesi musulmani. Queste sono le radici del terrorismo che spaventa tutti e fa paura”. Come la storia insegna, le guerre nascono essenzialmente dall’opposizione di due gruppi che combattono e che temono di perdere la vita. Oggi invece non c’è bisogno di convincere a fare guerra perchè questi uomini non hanno più paura di morire. “Com’è stato possibile convincere gli esseri umani ad entrare in guerra? – sottolinea lo scrittore marocchino – E’ stato facile perchè l’istinto di morte si è sostituito all’istinto di vita. Si vuole morire, si desidera morire.” Ma si può lottare contro Daesh? Forse sì, ma se un giorno non esisterà più, ci saranno comunque sempre più gruppi dormienti, pericolosi perchè non vengono portati all’azione. Uccidono senza preavviso, come è successo a Nizza, dove “un cattivo musulmano, e non un pazzo, ha controllato, preso appunti, ha previsto ogni cosa. E no, lui non ha ricevuto ordini da al-Baghdadi: gli ha fatto un regalo di 85 morti.”
VIOLENZA TERRORISTICA e VIOLENZA SESSUALE – Proseguendo la sua analisi, lo scrittore propone un’altra riflessione, questa volta non più storica ma sociale: nel terrorismo c’è qualcosa che ha a che fare con la differenza di genere. Esiste la supremazia dell’uomo sulla donna: quando Daesh riceve le donne lo fa perchè diventino schiave sessuali degli eroi, “riposo per il guerriero”. La donna è inferiore e come tale deve essere dominata. Ecco che, secondo Ben Jelloun, la violenza sessuale è lo specchio della violenza terroristica. Come si esprime e soprattutto si sfoga? Con “il desiderio di morte, che si unisce al desiderio sessuale nel momento dell’esplosione.” E quando sono le donne a farsi esplodere? “Sono una specie di simbolo dominante fino in fondo, diventano bombe sessuali che esplodono, si danno all’uomo che le domina.”
COME REAGIRE? – Come non rimanere inermi davanti a tanto terrore? Una soluzione, secondo lo scrittore, sarebbe quella di incentivare il servizio di vigilanza, come si sta facendo in Marocco, dove “non solo non ci sono attentati da 5 anni, ma sono state distrutte più di 40 cellule dormienti proprio per merito di un controllo più attento”. E non si parla solo di vigilanza in senso fisico, ma di un risveglio, di una “rivoluzione culturale che vede in prima linea intellettuali e scrittori come me”. In Francia, in Italia, in Belgio: tutti – come esorta Ben Jelloun – dovrebbero parlare, anche i cantanti dovrebbero andare nelle scuole, perchè i ragazzi li ascoltano. C’è bisogno di un lavoro pedagogico, che non si limiti all’insegnamento dell’educazione civica un’ora alla settimana. In primis deve cambiare la politica degli uomini di potere, solo così si risveglia tutta la società.
di Felicia Vinciguerra
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