Per un giornalismo libero e coraggioso: a lezione da Luca Abete

L'INVIATO DI STRISCIA DIVENTA IL QUARTO PROFESSORE AD HONOREM DELL'UNIVERSITA' DI PARMA

abete_borghi_maglietta.1Dopo Gian Paolo Dallara, Peter Greenaway e dopo Valter Mainetti, Gianluca Abete, celebre inviato di Striscia la notizia, dalla giacca vellutata e la pigna sempre dietro, è il quarto professore ad honorem dell’Università di Parma. Il conferimento del titolo di docente in Linguaggio del giornalismo è avvenuto giovedì 9 marzo nell’Aula Magna del Palazzo Centrale, nel corso della terza tappa dell’edizione 2017 del tour #NonCiFermaNessuno. Una campagna motivazionale creata e promossa dallo stesso neoprofessore e il cui contenuto è stato più volte riproposto nel corso della sua lectio magistralis. “Questa è la dimostrazione –si rivolge apertamente a tutti Luca Abete – che mettendocela tutta, appassionandosi al lavoro, e per prima cosa alla vita, si può davvero arrivare dappertutto”.

PERCHE’ PROPRIO ABETE? – Domanda che sorge spontanea. Non perché non meriti un tale riconoscimento -la sua attività di inviato è ormai celebre-, quanto perché di inviati di Striscia come Abete ne conosciamo parecchi. Tutti allo stesso modo: impavidi, tenaci, amanti della verità. Al punto che ‘se ne fai professore uno, dovresti farli tutti’. Quindi perché non un altro? “Per la sua attività –spiega il rettore Loris Borghi in apertura della cerimonia– di inviato speciale su temi ambientali, della malasanità, delle truffe e della tutela dei minori per un popolare programma televisivo, che gli è valso numerosi riconoscimenti, e per la conduzione del progetto #NonCiFermaNessuno, oltre che per le sperimentazioni realizzate nei campi della comunicazione visiva e della fotografia”. Insomma, un’attività viva, speciale, importante, non comune. Luca Abete ha un bagaglio d’esperienza invidiabile. Prima ancora di arrivare a Striscia conduce infatti tre edizioni di ‘Marameo Show’, programma per bambini su Irpinia Tv; tra il 2003 e il 2004 conduce poi due stagioni del format ‘Sui Generis’ per Campania Uno, mentre dal 2004 al 2005 prende parte in veste di provocatore ad alcuni programmi di Rai 1 (come Oscar Tv e il Premio Letterario Forte Village). Passano gli anni e l’attività di Striscia lo catapulta nei servizi per cui lo conosciamo tutti: nel 2009, Luca è tra i primi a fronteggiare con successo il dramma della ‘Terra dei Fuochi’. Indagini su indagini, inchieste su inchieste, nella stretta morsa campana tra Caserta e Napoli e che oggi gli ritornano in minacce di morte, medaglia al valore in questo Paese.

LINGUAGGIO GIORNALISTICO: INFORMAZIONE SENZA CONDIZIONAMENTI – I percorsi uniformati dalla stampa, dalla televisione, sovente sono intrisi di condizionamenti politici. E poco spiegano i problemi più incombenti. “Striscia è qualcosa di speciale. Sono cosciente dei mezzi che mi mette a disposizione, del bacino di utenze enorme e soprattutto della capacità risolutiva dei nostri servizi. Vorrei insegnare proprio questo -dice Abete-. Molto spesso ci si limita a studiare, mentre invece, talvolta, la differenza la fa l’interpretazione dei libri e degli insegnamenti dei professori. Bisogna però contestualizzare il tutto in base a dove ti trovi, a come sei tu caratterialmente”. Luca si reputa una persona molto fortunata. Lavorare per un programma che non è una testata giornalistica e che gode di una libertà immensa, è una fortuna. “Io dal 2005 ad oggi ho fatto circa 800 servizi, non ho mai avuto condizionamenti politici. Ai ragazzi va insegnato anche questo -continua-. Bisogna seguire una propria strada, modellare sulle proprie caratteristiche lo stile e la tipologia di azione che si vuole condurre e magari anteporre ad ogni cosa la verità e l’utilità a disposizione di chi ci ascolta, come succede a Striscia. E’ facile parlare dei rom che rubano, che vivono in condizioni problematiche per la società. Trovare un rom che ci tira una pietra è facile. Noi, invece, andiamo a vedere altre cose, diverse e più serie.”

E’ UNA QUESTIONE DI CORAGGIO? – L’attività di inviato che Abete conduce da parecchi anni gli ha insegnato che di giornalismo ne esiste uno solo: libero e coraggioso, senza bisogno di specificalo. “Ma io chiedo –spiega qualche minuto prima della cerimonia– come si fa a non trovare il coraggio di affrontare le questioni e portare alla luce la verità? Quando mi faccio le analisi del sangue svengo, ho paura dell’ago. Non sono coraggioso, è la mia vita privata. Ma sono coraggioso per la mia terra quando vive delle ingiustizie enormi. Un potenziale che viene umiliato tutti i giorni dall’andazzo di decenni durante i quali si è lasciato correre: per me è una cosa che non ha giustificazioni. Io trovo il coraggio in questo: faccio il mio lavoro e basta.

22LA VITA E I LIBRI – “Gli studenti sono sempre attirati da concetti importanti, ma nessuno dice loro che la vita presenta problemi importanti”. L’augurio finale dell’inviato di Striscia è proprio la realizzazione di un equilibrio tra teoria e pratica attraverso un linguaggio ‘inedito’. “Oggi abbiamo una grandissima fortuna, che prima non c’era: il web, internet, i nuovi linguaggi multimediali che accorciano le distanze. Oggi informarsi e allargare il proprio bacino di esperienze rimanendo seduti a casa è facilissimo. E’ una grandissima opportunità. Per cui studiare guardando cosa abbiamo intorno e soprattutto puntare sull’originalità -conclude- è sicuramente una strada più facile da percorrere rispetto al passato: può darti delle caratteristiche nuove. Il fatto che oggi sia qui e che mi abbiano riconosciuto questo titolo è chiaramente la dimostrazione di voler integrare alla conoscenza professionale, in cui alcuni professori sono sicuramente imbattibili, anche un certo tipo di praticità che io posso mettere in campo. E in questo credo di poter dare davvero molto.”

di Carmelo Sostegno

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