Studenti stressati: oltre 200 dal servizio di counseling psicologico

DAL 2004 RICHIESTE DI COLLOQUIO ANCHE DA DOCENTI E DIPENDENTI DELL'ATENEO

ansia2Donna, venticinquenne e in corso: è questo il profilo dell’utente tipo che si rivolge al servizio di counseling psicologico offerto dall’Università degli Studi di Parma, in piazzale San Francesco. Un aiuto a coloro che sono in difficoltà per diversi motivi, che negli ultimi anni si è esteso a tutti gli studenti dei vari dipartimenti e che risulta molto frequentato e utile.

AL FIANCO DI STUDENTI  E NON SOLO– Tutto è cominciato “nel 2004, come servizio di dipartimento dell’ex Facoltà di Psicologia in Borgo Carissimi” racconta la dottoressa Sara Aschieri, psicologa e psicoterapeuta esperta in orientamento alle scelte scolastico-professionali. “Ha continuato a funzionare e poi si è allargato con l’arrivo di studenti dagli altri corsi di laurea e di altre vecchie facoltà. Dal 2013, grazie alla professoressa Marina Pinelli, attuale delegato del rettore per il counseling, è diventato servizio di Ateneo e si è rivolto agli studenti di tutti i corsi di laurea” continua la dottoressa, affermando inoltre che questo tipo di possibilità era diventata ormai necessaria per soddisfare gli standard di qualità dell’Ateneo, essendo il counseling psicologico molto diffuso in tante altre università d’Italia. “È disponibile anche a studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori -spiega ancora Aschieri-, ma solo per la tipologia di counseling di orientamento. Per questo siamo presenti anche durante gli Open Day”.

Ma è un servizio per soli studenti? “Tutti i dipendenti dell’università, sia personale tecnico amministrativo che docenti, possono usufruirne -risponde la dottoressa Aschieri-. In qualche caso particolare anche i famigliari degli studenti, se la problematica li coinvolge. Si parla di oltre 200 studenti in tre anni, più del 70% dei quali sono donne e l’età media del primo accesso è piuttosto elevata, spesso sopra i 25 anni”. Nel 70,5% dei casi si tratta di studenti in corso. “Questo perché uno studente può aver dato al terzo anno la metà degli esami, oppure ha appena superato una sessione in cui non è riuscito a passarne neanche uno. O ancora ha un esame già provato tante volte”. Tutte situazioni ben note a chi frequenta l’università. Situazioni che possono generare ansie difficili da gestire. “Questo per noi è un dato importante e incoraggiante -continua la dottoressa-, farlo conoscere può essere utile: prima i ragazzi vengono per esporre i loro problemi, prima si potranno affrontare ed evitare di finire fuori corso”.

COUNSELING PSICOLOGICO– Con il termine ‘counseling’ si intende un percorso di breve durata che ha come obiettivo la ricerca del benessere, soprattutto nel presente. Lo scopo è quellocons di migliorare la qualità della vita, risolvendo questioni o eventi critici che sono normali nel ciclo di vita di tutti, ma che una persona può avere un po’ di difficoltà ad affrontare. Esistono quattro tipi principali di counseling. Il primo è di orientamento, che offre un supporto per quanto riguarda il problema della scelta dell’iter di studio dei corsi di laurea. Il counseling di apprendimento aiuta invece lo studente a sviluppare un metodo di studio migliore e ad avere maggior appagamento dall’attività accademica. Il terzo tipo è dedicato alla persona e si occupa di richieste di aiuto per problematiche personali di tipo relazionale, affettivo, emotivo o famigliare. Infine, il counseling di gruppo è finalizzato a far crescere l’individuo per quanto riguarda il suo rapporto con gli altri e l’ambiente che lo circonda.

I COLLOQUI – Dopo aver richiesto un colloquio via mail, la persona interessata ne accorda un primo di persona con la psicologa. “Solitamente si parte da un’analisi della domanda, anche se gli altri colleghi possono avere approcci diversi -dice sempre la dottoressa Aschieri- e lo studente inizia ad aprirsi sul proprio disagio.” E quali sono questi disagi? Sono tutti legati all’università? “I problemi manifestati sono di diversa natura. La maggior parte si identifica comunque in questioni personali, quali l’ansia da prestazione e lo stress, o questioni relazionali, che possono influire sull’andamento del percorso accademico, motivo prevalente delle richieste di counseling.” I colloqui continuano bisettimanalmente e, più avanti, in maniera mensile, a meno che non avvenga (cosa comunque rara) un drop-out, ossia un abbandono da parte dell’interessato per motivi non sempre specificati. “Cerchiamo di concludere il percorso entro i dieci colloqui, ognuno di circa un’ora -spiega l’esperta-, e facciamo in modo che lo studente o il membro del personale abbia gli strumenti per poter mobilitare le risorse che lo circondano. Quindi i parenti, gli amici, il lavoro, lo studio o altro, e poter ristabilire un benessere iniziale. La nostra funzione principale è quella di mettere ordine alle priorità, in modo che ci si renda conto di cosa possa portare al benessere della persona e cosa lo motivi a proseguire nel percorso di studi o in altri ‘sentieri’ della propria vita.”

calcolare-difficolta-parola-chiaveCerto, esistono anche i casi particolari. “In caso rilevassimo un problema più profondo cerchiamo sempre di rimandare ai servizi pubblici, in modo che la persona possa essere assistita adeguatamente a livello psicanalitico.” Se invece il problema si risolve nel tempo massimo di dieci colloqui, o prima, si effettua un follow-up, un aggiornamento a distanza di qualche mese. “Non abbiamo mai avuto problemi, spesso abbiamo richiesto un follow-up appunto dopo qualche mese -conclude Sara Aschieri- oppure in alcuni casi a distanza di un anno, per verificare se il metodo utilizzato abbia avuto efficacia. Abbiamo aiutato tanti ragazzi, ansiosi o semplicemente preoccupati per qualche semplice motivo, ma abbiamo sempre trovato insieme una soluzione. A distanza di anni, c’è chi ci contatta ancora come tramite per alcuni amici.”

di Chiara Micari e Vittorio Signifredi

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