A lezione di telegiornalismo con Ilaria Dallatana, Bufera sul “trash a Rai2”

LA DIRETTRICE RAI OSPITE ALL'UNIPR: "UTILIZZARE LINGUAGGI DIVERSI PER PUBBLICI DIVERSI E' UN COMPITO DEL SERVIZIO PUBBLICO"

Ilaria Dallatana

Il trash in televisione serve o non va assecondato? Come intercettare gli interessi di un pubblico giovane e assicurare nel frattempo un’offerta di informazione rinnovata e congrua a un canale della televisione pubblica? C’è futuro per gli aspiranti giornalisti televisivi? Sono alcuni dei temi emersi dalla conferenza che Ilaria Dallatana, parmigiana direttrice di Rai 2 ed ex ad della società di produzione televisiva Magnolia, ha tenuto lunedì 15 maggio all’Università degli Studi di Parma su invito del professore Carlo Bocchialini. L’incontro, organizzato dal corso di Giornalismo e cultura editoriale dell’Ateneo, ha visto la partecipazione di un discreto numero di studenti, buona parte curiosi di conoscere il mondo dei programmi televisivi per un eventuale futuro da costruirsi nel settore.

“Quando ho cominciato a fare Lettere con indirizzo commerciale – ha esordito la direttrice Rai – non avevo ancora ben chiaro cosa volessi fare. Sono stata spinta a fare Economia da mio padre, ma non era il mio genere. Frequentando le Università umanistiche avevo la possibilità di confrontarmi con la cultura e lì ho compreso che quella sarebbe stata la mia direzione. Quando poi ho iniziato a fare la giornalista erano tempi diversi da oggi – ha continuato – perché la carta stampata aveva grande valore, ancora non c’era Internet, c’erano più possibilità di comunicare quindi la mia prima idea è stata quella di fare la giornalista, tant’è che ho cominciato a scrivere articoli, ma allo stesso tempo ho capito che era un mestiere da fare con tanta gavetta e senza prendere una lira. In quel momento ho pensato che forse non era la strada adatta a me ed è lì che ho spostato il mio interesse verso la comunicazione iniziando a lavorare anche per Mediaset.”

DallatanaE come la figura del giornalista della carta stampata è cambiata negli anni, in particolare dal sopravvento di Internet, ciò ha prodotto mutamenti anche nel mondo della comunicazione televisiva, influendo anche sulle strade che aspiranti giornalisti o redattori dei programmi tv devono intraprendere. Spiega Dallatana: “Credo che oggi il giornalismo televisivo venga fatto completamente sui blog; le redazioni dei giornali televisivi sono pieni di persone all’esubero. L’unico giornalismo in cui si può ancora fare qualcosa è il giornale delle inchieste e per inchiesta intendo solo quei reportage che vengono fatti in certe situazioni, ma tutto questo deve essere una vocazione. Per giornale di inchiesta intendo la capacità di raccontare le situazioni del mondo in cui viviamo. Se qualcuno aspira a diventare giornalista non deve essere solo abile nel parlare diverse lingua, ma anche nell’uso della videocamera”.
Ma parlando delle tante possibilità del mondo della comunicazione, Dallatana aggiunge: “Se qualcuno intraprende il percorso giornalistico non deve necessariamente fare il giornalista: le competenze editoriali e nelle scienze della comunicazione lasciano la porta aperta a tutto il mondo dell’editoriale, che secondo me non tramonterà mai. Ho notato infatti che le persone più brave a sviluppare un punto di vista editoriale sono quelli che hanno per attitudine personale una grande conoscenza linguistica. Uno deve sempre chiedersi in quale campo si sente forte, in quale campo può dare di più.”

BUFERA SUL TRASH IN RAI – Le parole che sicuramente hanno attirato di più l’attenzione sono state le dichiarazioni della direttrice sulla presenza del trash in tv, dichiarazioni che non sono passate inosservate e che negli ultimi giorni sono state al centro di numerose critiche. Secondo Dallatana il trash è una via per riportare in televisione la cultura che negli ultimi anni è seriamente decaduta: “A me piace il trash in televisione e non mi vergogno ad ammetterlo. A Rai2 siamo riusciti a portare un po’ di trash. Quelli che guardano i cosiddetti programmi trash sono un segmento del pubblico” – ha ribadito l’ex ad di Magnolia, spiegando inoltre che in tv la cosiddetta alta cultura non porta alcun effetto. “Per me la cultura in tv è la cultura di fare tv. Non è la capacità di imporre una cultura non televisiva in televisione, perché se una persona vuole assistere ad una rappresentazione teatrale, deve andare a teatro.

Dallatana ha quindi affermato di essere stata chiamata nella tv pubblica per “riportare i giovani su Rai2 e cercare di rinnovare l’informazione”, obiettivi che, per il momento, sembrano essere stati raggiunti con trasmissioni come ‘Il collegio’ e ‘Nemo’, “il programma di informazione che fa più ascolti – ha sottolineato la direttrice della seconda rete – in quanto conduce una partita diversa da quella dei talk show”. Un nuovo approccio, nella direzione di un obiettivo importante che la direttrice Dallatana deve conquistare: “Io mi sono posta il compito di riportare i giovani su Rai 2, cosa che faticosamente sto facendo perché l’età media di coloro che guardano la Rai è alta. Piano piano stiamo cercando di cambiare. L’altro compito che mi sono assegnata è cercare di aprire uno spazio di riflessione sulla realtà e qui mi sto togliendo una grande soddisfazione, perché quando ho messo in piedi Nemo e Il Collegio all’inizio avevano ascolti a dire poco drammatici, adesso siamo in una posizione assolutamente migliore, infatti è uno dei programmi più ascoltati in televisione. Stiamo combattendo una partita diversa da quella dei talk show che, a parere mio, hanno già perso.”

Tweet Di VittorioNegli ultimi giorni le dichiarazioni della Dallatana sul trash sono state duramente criticate. Il segretario Usigrai Vittorio di Trapani, attraverso un tweet, ha parlato di “dichiarazioni completamente incompatibili” commentando una notizia stampa sulle dichiarazioni. Ancora più severo è stato Michele Anzaldi, segretario della Commissione di Vigilanza Rai: “Sono rimasto allibito dalle parole del direttore di Rai2 Dallatana. Non che avessi bisogno dell’articolo uscito oggi per capire la direzione di marcia dell’Azienda, perché basta accendere la tv per vedere come campeggia e spadroneggia il trash in Rai”. “Questa cosa è tanto più grave, non solo perché la Rai è la prima azienda del Paese, ma perché è l’unica per cui gli italiani in toto si tassano allo scopo di avere un servizio pubblico che, come da contratto di servizio, permetta di approfondire tematiche essenziali per il Paese e che, non avendo un grosso appeal per lo share, non si possono sostenere con la pubblicità”.

Non è tardata ad arrivare la replica alle critiche della direttrice di Rai 2, tramite una nota diffusa dall’ufficio stampa Rai: “Mi dispiace – ha commentato Dallatana – che si prenda spunto da un titolo scorretto di giornale per attaccare il mio lavoro in Rai. Mettere in discussione il rispetto e l’attenzione che Rai2 ha invece da sempre avuto nei confronti del pubblico trovo sia profondamente ingiusto, come dimostrano infatti tutti i nuovi programmi prodotti dalla rete. Solo per citare qualche titolo: Stasera CasaMika, Virginia Raffaele – Facciamo che io ero, Nemo – Nessuno escluso, Italia di Santoro, il Collegio, Mai più bullismo. Tutti esempi di capacità di racconto, di cura e di qualità. Quanto al cosiddetto trash che mi sarei ‘vantata’ di aver portato in televisione – ha continuato – dalla lettura completa dell’articolo ben si comprende come la frase utilizzata per il titolo sia stata estrapolata da un contesto molto più ampio in cui spiegavo ad alcuni studenti la necessità di utilizzare linguaggi diversi per raggiungere pubblici diversi”. In conclusione: “Un obiettivo che è preciso compito del Servizio Pubblico se davvero vuol dirsi universale.”

 

di Mattia Celio 

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