Decrescita felice: nuova generazione di falegnami, pescatori, pasticceri 2.0

STORIE DI GIOVANI CHE RITORNANO AI MESTIERI DI UN TEMPO

Giovani artigianiAl giorno d’oggi sempre più spesso si sente parlare di ‘decrescita felice‘, ma esattamente cosa significa?
Il termine “decrescita” indica, generalmente, una regressione negativa, qualcosa che, come sostiene Serge Latouche, massimo profeta della decrescita sostenibile, la nostra società rifugge a causa dell’insorgenza di una nuova religione “imperante della crescita” che designa lo sviluppo come unico scopo di vita. Uno sviluppo che si rivela, però, fine a se stesso.
Secondo le teorie fino ad oggi imperanti, ogni aspetto della nostra vita deve essere funzionale alla crescita economica, alla prosperità sociale; ci si ritrova, così, a condurre un’esistenza frenetica e, di fatto, insoddisfacente. Quello proposto dal filosofo francese è, invece, un sistema alternativo che prevede un arretramento del Pil in favore dell’aumento del benessere: una decrescita, per l’appunto, felice.

Ma come si concretizza tutto questo nelle scelte di vita delle nuove generazioni, a partire dal lavoro? Attraverso un’indagine condotta dall’Osservatorio dell’Agenzia per il lavoro Openjobmetis, è emerso come, nell’era tecnologica per eccellenza, si stia verificando una ripresa degli antichi mestieri. Molti, infatti, sono i giovani che scelgono di abbandonare gli studi per far ritorno alle professioni artigianali, reindossando a volte le vesti dei genitori o dei nonni. Nasce così una nuova generazione di falegnami, agricoltori e pasticceri 2.0.

Falegname 2.0Per alcuni fare l’artigiano è una scelta di vita ben ponderata; c’è chi, come Luca, 26enne di Montefiorino, un piccolo paesino dell’Appennino modenese, ha frequentato l’università con poca convinzione. Poi, però, la svolta: “Ho capito che in quel momento continuare a studiare non era la cosa migliore. Ho iniziato a fare il falegname perché è il mestiere di mio padre; mi ha sempre attratto molto l’aspetto creativo di questo lavoro, l’idea di creare con le tue mani qualcosa di unico. Poco dopo mi sono appassionato al restauro, che è un settore che mi dà molta soddisfazione.”
Luca ci racconta del suo costante interesse per la letteratura e, in generale, per tutti gli ambiti artistici: “Nel concreto, con una laurea in una disciplina umanistica, all’inizio ti può sembrare di campare di aria fritta. Sono convinto però che in un mestiere come il mio, una laurea in campo umanistico sia quel valore aggiunto che permette di sviluppare una forte sensibilità estetica, e credo che l’artigianato abbia bisogno di una spinta che deriva dall’amore per il bello.”
Nonostante la giovane età, ha pubblicato un libro di racconti a riprova del fatto che la manualità, ancora oggi, possa fruttare prodotti senza tempo: “Quando entri nel mondo del lavoro, il tempo da dedicare alle tue passioni è poco, devi riuscire a ritagliartelo, e questo ha reso ancora più piacevole mettere nero su bianco la mia passione per la scrittura. Sono convinto che, se non avessi lasciato l’università, il libro non sarebbe mai nato.”

Poi c’è chi, invece, come Carlotta, modenese di 28 anni, ha conseguito la laurea in giurisprudenza ma ha deciso di reindirizzare la sua carriera su tutt’altro percorso. “Dopo la laurea mi sono guardata indietro per capire cosa avevo fatto. Poi mi sono guardata avanti per capire cosa volevo fare. Ed è così che, spiazzando tutti, dalla famiglia, agli amici, al fidanzato, ho deciso di prendere un volo per Londra e inseguire il mio vero sogno: diventare pasticcera. Ora sono davvero felice.”Pasticcera 2.0

Anche le istituzioni scolastiche si stanno affacciando a questa ‘nuova’ realtà: a Varese, ad esempio, come in altri comuni italiani, le scuole primarie hanno dato il via a un progetto volto alla riscoperta di mestieri ormai ‘obsoleti’. Viene così offerta la possibilità agli alunni di mettere alla prova la propria manualità e di venire a contatto con mestieri che, in molti ambienti, sono ormai tramontati.

Questo fenomeno sembra verificarsi, soprattutto, nelle piccole città, dove attività come l’agricoltura e la pesca sono ancora praticate e sono un’importante fonte di sostentamento.
Antonio di 21 anni, nella piccola Sciacca, ha infatti scelto di interrompere gli studi per ripercorrere le orme del padre, preferendo una tuta da pescatore a una toga da laureato.
Come lui tanti altri ci hanno raccontato il loro processo di ‘regressione’: “Prima ancora dell’esame di stato – racconta il 21enne Roul – sapevo bene cosa avrei fatto: avrei passato il mio tempo a modellare vasi! È un mio sogno fin da bambino. La manualità e la praticità di questo lavoro mi consentono di mettere passione e interesse in ciò che faccio, cosa che invece non mi avrebbe permesso lo studio”.

Michela, 24 anni, lavora invece con sua madre in una boutique di tessuti, operando su commissioni. “Mi piace il mio impiego soprattutto perché mi permette di accontentare la gente. Sembra una sciocchezza, ma sono soddisfatta di poter regalare piccoli attimi di gioia ai miei clienti.”
Sulla stessa scia Domenico, 25 anni, che nonostante abbia in tasca due diplomi e due lingue parlate, racconta: “momentaneamente lavoro con mia zia che produce piccoli lavoretti di sartoria. Questo mi basta per ritenermi soddisfatto.”

Per quanto a primo impatto possa sembrare il contrario, queste scelte di vita ‘inconsuete’ in certi casi sono un lusso. Non sempre, infatti, si tratta di una decisione deliberata, così come racconta Manuela, 23enne e ceramista non proprio per passione. “Ho frequentato con entusiasmo e dedizione il liceo artistico dove studiavo. Sognavo di diventare una grande fashion designer, di creare grandi cose con le competenze che avrei consolidato in una famosa accademia, magari di Milano. All’indomani del diploma sono stata impiegata in una bottega di ceramisti e non ho potuto rifiutare: non avrei mai avuto i soldi per permettermi il mio sogno”.

A tornare in auge, pertanto, non è solo il patrimonio lavorativo di una cultura dismessa, ma la consapevolezza di una generazione che auspica uno sviluppo libero da precetti culturali ed economici, che possa riconsegnare al singolo le redini della propria esistenza.

 

di Vittoria Fonzo, Stefania Piscitello e Fioralba Roscigno

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