Potere ai giovani con l’arte: alla Cubo Gallery 17 scatti rivelano Juarez
PRIMO PROGETTO INTERNAZIONALE PER IL NUOVO SPAZIO ESPOSITIVO DI VIA SPEZIA
Ha riaperto con un progetto internazionale itinerante, di cui Parma sarà la prima tappa in Europa, la Cubo Gallery, spazio espositivo all’interno dell’ex magazzino industriale di via Spezia 90 divenuto uno dei più attivi contenitori creativi della città. Sabato 14 ottobre ha infatti inaugurato la mostra ‘Giving power to young people: 17 sguardi rivelano Juarez’ a cura di Marc Ibáñez, GuimTió e Marcel Cururella.
Il progetto del visual artist Guim Tió svela il risvolto sociale dell’arte fotografica. Il ricavato della vendita delle opere sarà infatti devoluto a supporto del progetto curato da GuimTió insieme a Marc Ibáñez e Marcel Cururella. L’iniziativa nasce a seguito di due viaggi che Guim Tió ha compiuto a Juàrez tra il 2012 e il 2014. Quinta città più grande del Messico, Juàrez ha visto negli ultimi anni un drammatico incremento di attività criminali, tanto da porsi tra i primi posti nella classifica delle città più pericolose al mondo. Partendo da queste premesse, Guim Tió, insieme a Marc Ibañez (fotografo di Barcellona) e Marcel Cururella (pedagogo di Barcellona), sconcertati dal contrasto tra l’immagine proposta dai media e il reale stato della città, hanno dato vita a un progetto che si propone di mettere in luce le verità di Juàrez. Attraverso una mediazione artistico pedagogica, l’iniziativa, per la durata di 2 mesi, ha coinvolto 17 giovani – i 17 ‘sguardi’ del titolo dell’esposizione – provenienti dall’Istituto di Architettura, Design e Arte (Iada) e dal centro Cideses della città di Juàrez. La scelta di chiamare all’appello una nuova generazione di fotografi è stata imperante ai fini del progetto. “I ragazzi – spiega Marcel Cururella – hanno il potere di cambiare le cose, di guardare in modo nuovo quello che appare stantio e senza speranza, per questo era così importante per noi lavorare con giovani, tutti tra i 14 e i 21 anni. Questa è la generazione che farà la differenza“, sottolinea il pedagogo.
Nel corso di 8 settimane di workshop, i partecipanti hanno seguito lezioni teoriche di tecnica fotografica, poi, attraverso una fotocamera Ilford in bianco e nero che ognuno di loro ha ricevuto in regalo, sono stati esortati a osservare l’ambiente e raccontarlo sviluppando un linguaggio estetico personale.
Il risultato è stato il report fotografico che rimarrà in mostra fino al 18 novembre 2017 alla Cubo Gallery . Gli scatti immortalano Juàrez nel presente, senza affettazioni o inganni. Dalle immagini emerge chiaramente il desiderio collettivo di una città con meno violenza. Dai graffiti, che mostrano il carattere di Juàrez in quanto città di frontiera, al pagliaccio, simbolo della resilienza collettiva, fino alle cisterne d’acqua che preannunciano l’arrivo a casa, i soggetti delle opere raccontano tutti di “piccole cose senza peso”. In un ambiente in cui le case si proteggono dalla violenza e dalla rapine con filo spinato e barriere e dove le strade sono ricoperte da croci che commemorano le vittime della criminalità, sembra impossibile trovare spazio per la pace. La rassegna cattura questi spazi e dà mostra di una Juàrez nuova, una città multiculturale che accoglie tutti a braccia aperte. L’idea dei curatori nasce dal presupposto che gli unici in grado di offrire una visione alternativa della città, così a lungo stigmatizzata, siano proprio i giovani, capaci di discernere il bene dal male. In particolare, il progetto ha coinvolto ragazzi con situazioni problematiche alle spalle per offrire loro un’arma potente contro il degrado: il pensiero creativo, inteso come pratica culturale condivisa per superare disuguaglianze e criticità. Durante l’inaugurazione alcuni ragazzi si sono riuniti e attraverso un collegamento video è stata mostrata loro la galleria e il pubblico accorso per ammirare i loro lavori. Il pedagogo Cururella condivide così l’entusiasmo del team: “Siamo molto soddisfatti e felici dell’esecuzione della mostra. La nostra idea è arrivata a compimento come desideravamo.”
A contraddistinguere la mostra, oltre la scelta di porre in mano ai giovani l’obiettivo, è certamente la volontà ferrea di volgere lo sguardo sul vero. Gli scatti catturano la verità taciuta della città, quella che va oltre il sistema delinquenziale urbano. E’ tramite una piena cognizione della realtà che si tenta di abbattere il muro dell’incoscienza sociale. Il compendio finito della città viene colto dal mirino della macchina fotografica, adducendo alla valenza estetica della mostra un rilievo sociale multiculturale. La scelta di un codice fatto di immagini, come l’arte fotografica, non trova confini linguistici nel suo intento comunicativo. L’internazionalità e l’interazione che il progetto prospettano diventano, così, interpreti della rassegna e comprovano l’azione impattante dell’Arte.
Gli scatti della mostra, i due migliori di ogni partecipante selezionati da una giuria di fotografi professionisti internazionali, sono stati esposti all’University Center of The Arts (Cuda) di Juàrez dal 25 al 30 marzo 2017. Il progetto è stato inoltre presentato presso la Uach (Universidad Autónoma de Chihuahua, México) e Uacj (Universidad Autónoma de Ciudad Juárez) prima di iniziare un viaggio itinerante attraverso l’Europa, di cui la mostra presso il Cubo Gallery è la prima tappa.
La mostra è inserita all’interno del progetto artistico Guatelli Contemporaneo, rassegna che si prefigge di indagare la contemporaneità dell’opera di Ettore Guatelli attraverso lo sguardo di giovani artisti e spazi rivisitati attraverso happening, incontri e installazioni, fuori e dentro al Museo Guatelli.
In occasione della mostra è stato inoltre attivato un workshop a cura dell’Officina Arti Audiovisive del Comune di Parma gestito da Gruppo Scuola coop. soc. in collaborazione con ApsOn/Off e in collaborazione con i curatori spagnoli che hanno sviluppato un laboratorio fotografico con i ragazzi delle scuole superiori di Parma, il cui esito finale sarà un’esposizione dei lavori realizzati.
NUOVI SPAZI D’ARTE – La Cubo Gallery, a partire da questa mostra innovativa e ragguardevole, sembra già porsi come nuovo grembo artistico della città. Nello staff c’è Camilla Mineo, già direttrice artistica di Parma 360 festival della creatività contemporanea, curatrice indipendente e collaboratrice del Cubo. “La Cubo Gallery – spiega – vuole essere uno spazio dedicato all’arte contemporanea in tutte le sue forme espressive, una realtà catalizzatrice di artisti, collezionisti e persone che amano l’arte. L’intenzione è quella di creare uno spazio aperto, informale, dove tutti possano sentirsi a proprio agio. Spesso gli artisti invitati ad esporre si fermeranno a Parma per assorbirne l’energia e condividerla con il pubblico, creando contaminazioni e influenze.” La Galleria ha già avviato un dialogo che investe tutto sulla partecipazione della città, degli enti e delle realtà operative del territorio. Il nuovo logo, non a caso, è un cubo vuoto da riempire, disegnato con un Tangram così da “poter prendere mille forme diverse e poter viaggiare con la fantasia”. Attendiamo di poter scrutare le future ‘facciate’ della Gallery.
di Vittoria Fonzo
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