Andrei parla da rettore: Novità su tasse e corsi ad accesso programmato

PROGETTI, SVILUPPO E PRIORITA': UNA CHIACCHIERATA A 360° SUL FUTURO DELL'UNIPR

“Il motivo per cui mi sono candidato deriva dal fatto che, dopo tanti anni, ho maturato un’esperienza e al tempo stesso ho ricevuto tantissime cose da parte di tutte le persone che popolano l’università e mi sono sentito chiamato a fare una scelta anche di coraggio“. Così Paolo Andrei, dal 3 ottobre nuovo rettore dell’Università di Parma, spiega la scelta che nei mesi scorsi lo ha portato a candidarsi dopo le dimissioni di Loris Borghi. Professore ordinario di Economia aziendale ed ex presidente della Fondazione Cariparma, dopo due turni di votazione Andrei ha convinto la maggioranza dei votanti che lo ha eletto con 593 voti contro i 270 di Saverio Bettuzzi, unico concorrente rimasto in corsa dopo il ritiro di ben quattro candidature. Consapevole che essere eletto rettore porta con sè sia onori che oneri, Andrei sottolinea: “In qualsiasi ateneo, del nostro Paese e del mondo, è un ruolo che deve essere vissuto con grandissimo senso di responsabilità e anche con la voglia di procedere insieme a tutte le componenti dell’Ateneo verso il bene comune”.

PRIORITÀ’ E LINEE GUIDA – Tra le parole chiave del suo programma spiccano “ricerca, internazionalizzazione, valorizzazione delle competenze“. Tutte interconnesse tra di loro, ma in che modo? E da quali priorità partire tra i diversi aspetti della realtà universitaria su cui intervenire. “Credo che ci siano degli elementi da affrontare immediatamente: da un lato un’analisi molto più accurata della struttura organizzativa, dall’altra anche di benessere delle persone che operano all’interno dell’Università. Credo poi che ci sia da valutare molto attentamente le potenzialità di sviluppo dei dipartimenti e di ciò che potranno mettere in campo sia sul fronte della didattica, per offrire un servizio sempre più adeguato agli studenti, sia su quello della ricerca e della terza missione“, sottolinea il rettore. Tutto all’insegna della partecipazione, “non certamente fissando degli obiettivi calati dall’alto“.
Si dovranno fare delle scelte, ancora presto per dire nello specifico quali, ma orientate verso il bene comune e la crescita dell’Università, dentro e fuori. “Valorizzare le competenze significa innanzitutto ascoltare le persone, condividere con loro dei progetti di sviluppo e al tempo stesso provare a capire assieme quali possono essere le collocazioni migliori dal punto di vista organizzativo, offrendo anche opportunità di crescita professionale”, continua Andrei. Avere un personale preparato significa, a suo parere, contribuire ad innalzare la qualità della didattica, della ricerca e poter offrire agli studenti il meglio che l’Ateneo di Parma può dare. E a questo si collega anche l’aspetto della multidisciplinarietà: “È un concetto positivo che deriva dal fatto che le competenze variegate che abbiamo a disposizione all’interno del nostro Ateneo credo possano lavorare assieme sia sul fronte della ricerca, sia per individuare percorsi formativi anche innovativi, con la complementarietà d’azione di diversi gruppi di ricercatori, di studiosi e di docenti. Possono mettere in campo iniziative di grande interesse e grande spessore”, spiega il rettore. Non dei comparti stagni gli uni distaccati dagli altri. Ciò potrebbe portare giovamento non solo alla didattica tout court ma anche alla ricerca, altro tassello fondamentale del suo progetto. “Sulla ricerca credo che ci siano due aspetti da mettere in stretta relazione fra loro: da un lato il riconoscimento e al tempo stesso la conoscenza da parte di tutti delle competenze che abbiamo a disposizione”. La ricerca di base, il patrimonio bibliotecario vanno implementati “garantendo quel minimo indispensabile perchè possa avanzare in modo coerente”. Questo permetterebbe nel lungo periodo di diventare competitivi con poli ben più grandi del nostro: “Credo che si debbano individuare quelle caratteristiche fondamentali che un’università interdisciplinare può mettere in campo – continua il rettore -. Il modo per essere competitivi con poli universitari più grandi credo sia quello di interpretare e di fare bene il nostro mestiere“, non senza il supporto delle amministrazione locali e regionali. alorizzare e puntare sulla ricerca aprono anche ad altre possibilità, ben al di là dei nostri confini: “Nei programmi di internazionalizzazione bisogna proseguire nella strada che già è stata intrapresa negli ultimi anni”, spiega Andrei, andando però oltre. “Vorrei veramente avere un’apertura internazionale che non è solo linguistica, ma culturale. Significa avere chiari i punti su cui si vuole collaborare con altri atenei e con altri studenti, essere attrattivi verso coloro che vogliono trascorrere un periodo di studi a Parma, e avere quell’attenzione verso i paesi più poveri del mondo. Credo che con loro si possa intraprendere delle strade di cooperazione internazionale interessantissime che evocano anche un problema etico”.

COME GARANTIRE RISORSE? – Tutti questi obiettivi e investimenti portano a fare i conti con una situazione economica dal delicato equilibrio. Nel 2016 vi è stata una perdita di 1.5 milioni di euro nel bilancio d’Ateneo: come coniugare costi ed entrate per garantire risorse adeguate? “Le leve sono diverse: la prima è un’analisi seria, accurata e anche decisa sulle aree di compressione con margini di risparmio significativi. Dall’altro lato dobbiamo impegnarci tutti sul fronte delle entrate: la parte principale è quella del Fondo di Finanziamento Ordinario che non è qualcosa che viene gestito interamente attraverso una decisione presa altrove. Ci sono alcuni elementi che dipendono dalle nostre qualità e dalle nostre capacità”. Un’altra importante opportunità sono i bandi europei, seppur un po’ più ostici, ma soprattutto “c’è tutta l’attività che viene svolta dall’Università nei confronti delle imprese e delle istituzioni in cui possiamo attrarre risorse soprattutto in termini di ricerca applicata o di corsi di formazione“, aggiunge il rettore.

Università ParmaNOVITÀ‘ SU TASSE E CORSI A NUMERO PROGRAMMATO – Tra queste entrate, le tasse universitarie sono una parte d’interesse sulla quale il nuovo rettore annuncia novità. “Ho intenzione di rivedere l’attuale formulazione di fasce relative alla tassazione degli studi, cioè porsi il problema se ciò che è stato fatto fino ad oggi può andare bene per il futuro oppure no. Garantire la qualità dello studio significa anche porsi il problema della contribuzione studentesca che deve premiare coloro che hanno minori possibilità economiche, ma coniugandolo sempre al merito“.
Le novità riguarderanno anche i corsi ad accesso programmato a livello locale: “L’accesso di questi corsi penso debba essere rivisto rispetto all’ordine semplicemente cronologico perchè mi sembra un criterio che non premia assolutamente né l’orientamento né le sue motivazioni. Non significa introdurre i test a tutti i corsi, ma trovare un mix di indicatori e questo è quello che vorrei mettere in campo nei prossimi mesi facendo una consultazione con le persone più competenti”, spiega Andrei.

UNIVERSITÀ‘, CI SI PUÒ’ ANCORA FIDARE? – Il caso Pasimafi che ha investito l’Ateneo di Parma, quello dei concorsi truccati di Firenze, sono episodi che mettono in ombra la fiducia verso il sistema accademico. Secondo Andrei sono isolati e non possono diventare metro di giudizio per tutto il mondo universitario. “Credo che si debba pensare non tanto all’immagine, ma a cosa siamo. È molto facile perdere reputazione in pochissimo tempo e ci vogliono anni per riacquistarla. Sta a noi rafforzare questo sentimento cioè far capire che questa è una comunità accademica composta da tante persone che quotidianamente si impegnano.”
E parlando di immagine all’esterno, il neo rettore risponde a un articolo del Fatto Quotidiano apparso nei giorni scorsi che ha posto dubbi di legittimità sull’elezione: il suo passaggio a docente a tempo pieno, per avanzare la candidatura a rettore, non sarebbe avvenuto prima dei sei mesi dall’inizio dell’anno accademico. “Forse questo articolo non ha tenuto conto della normativa perchè la normativa 382, quella precedente alla legge Gelmini, diceva che i sei mesi di anticipo non erano richiesti nel caso di candidature per cariche elettive che richiedono il tempo pieno. La legge Gelmini ha ripreso quell’argomento riproponendo l’anticipo, ma rimandando di fatto agli statuti delle università per la candidabilità. Se ciò non fosse, in un caso in cui le elezioni vengono indette con un anticipo inferiore ai sei mesi, tutti coloro che si trovano nella condizione di tempo definito non possono candidarsi. Il che sarebbe una disparità di trattamento inaccettabile”.

AGLI STUDENTI: “PARTECIPATE” – Prima di immergersi a tempo pieno nei primissimi impegni del suo mandato, il rettore Andrei lancia un appello a quella che considera la base su cui poggia l’università: “Il messaggio che vorrei dare agli studenti è innanzitutto che, compatibilmente con i tempi che avrò, chiedo di interpellarmi laddove ci siano problematiche che incidono sulla possibilità di una formazione vera e anche di percorsi educativi adeguati. Invito loro a partecipare di più alla vita universitaria, sfruttando tutte le occasioni che l’università offre indipendentemente dal curriculum di studi. Infine, chiedo anche di sfruttare bene le rappresentanze che hanno nei diversi consessi perchè ho notato che in vari casi c’è un po’ di distanza tra i rappresentanti e la base studentesca. Parlarsi, trovare soluzioni e partecipare attivamente ai gruppi di lavoro che ho intenzione di mettere in campo credo che sia la cosa migliore”, esorta il rettore.

 

di Carlotta Pervilli, Elia Munaò e Gabriele Caputo

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