UNA in meno ogni 2 giorni e mezzo

UNA SETTIMANA FA LA GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE : IL RACCONTO DI UNA STRAGE SILENZIOSA ASCOLTATO UN GIORNO ALL'ANNO. E GLI ALTRI 364? L'ITALIA "STA SENZA PENSIERI"

violenza sulle donneAi popoli con la memoria breve piacciono e servono le commemorazioni.
Piacciono perché in 24 ore si ha la possibilità di analizzare, capire e indignarsi sulla vicenda.
Servono perché i Paesi democratici fanno così, urlano “mai più” e ci si può fermare lì.
Si possono fare gli esempi più disparati.
“Olocausto, pagina oscura della storia, mai più!”. Poi la storia che si ribalta e la Palestina sotto assedio.
“Muro di Berlino. Mai più divisioni”. E nel 1990 la barriera che separa la Spagna dal Marocco, ché a volte il mare non è abbastanza.
Molto più recenti quelli eretti tra Macedonia e Grecia, Bulgaria e Turchia, Ungheria e Serbia. L’elenco è lungo, ma andiamo avanti.
I diversi e fantomatici stop alle speculazioni edilizie. Le case che vengono giù come cartapesta. Qualcuno che ride dall’altro lato della cornetta.
Siamo il Paese del “severamente vietato” perché il vietato di per sé non basta.
E adesso, ancora una volta, esortazioni come “mai più zitte”, “mai più sole”.
E i simboli : il logo del Tg nazionale che si colora di rosa, le panchine colorate di rosso, le scarpe rosse sulle scalinate.
E le leggi : le quote rosa. Uno sberleffo che evidenzia come per affermarsi in Italia bisogna far parte di una categoria “protetta”.
Le donne non sono la rosa sotto la teca di vetro di Antonie de Saint-Expuery da contemplare e innaffiare.
Non hanno bisogno della scaletta più alta per arrivare a quelle poltrone per ora riservate solo agli uomini.
Necessitano di “pari opportunità” appunto, da garantire attraverso “pari diritti”.
Le donne costrette a dimettersi quando incinte, le donne sottopagate, le donne vittime di violenza, non hanno bisogno che si storpi la lingua italiana per sentirsi rispettate e al sicuro.
Alle donne che muoiono sotto il sole raccogliendo pomodori a 2,00€/h e a quelle uccise mentre battono la strada non importa che al posto di sindaco si dica sindaca, o assessora al posto di assessore.
Interessa, invece, che quei sindaci e quegli assessori lavorino per una città sicura. Una città in cui possano muoversi liberamente e non limitatamente ad alcune ore del giorno evitando specifiche zone. Cosicché una aggressione subita di notte alla stazione non debba essere una colpa. Non debba mai più passare come segno di scarsa prudenza o, addirittura, di provocatoria presenza.
Alle donne interessa che ci siano asili nido pubblici per non dover scegliere tra carriera e famiglia.
Interessa che lo Stato dia loro la possibilità di lavorare a ciò per cui hanno studiato.
Che nelle scuole si parli di educazione sessuale.
Che in Tv non venga rappresentato un mondo di solo veline e sui giornali non si pubblicizzino “i 10 outfit per conquistarlo”.
Che non si sarebbe dovuta aspettare la non qualificazione della nazionale ai mondiali per chiedere le dimissioni di uno come Tavecchio, il quale molto tempo prima afferma : “si riteneva che la donna fosse un soggetto handicappato rispetto al maschio – continuando con stupore – ma invece abbiamo riscontrato che sono molto simili”.
Ma, infondo, cosa c’è da meravigliarsi in un Paese che ha affrontato il “Rubygate” con estrema ilarità, ed è pronto a dimenticare, ancora una volta.
In un Paese attento e appassionato rispetto ai sempre nuovi scandali di Hollywood.
Un polverone che confonde vittime e carnefici, mescola le carte e non chiarisce.
Attende solo che ne arrivi un altro e poi un altro ancora.
Il sesso in cambio della parte nel film importante. La mercificazione del corpo in cui la donna è complice.
Ricatto deplorevole e allo stesso tempo tacito accordo.
Tacito fino a quando o ci si è affermate o non si ha più nulla da perdere.
Allora in questo mondo che gioca sulla ripartizione delle colpe chi è che sbaglia?
Ha maggiore dignità la ragazza senegalese che per ripagare il viaggio finisce sulla strada (senza possibilità di scelta) o la scintillante attrice che accondiscende alle molestie del produttore?
Non vuole essere questa la guerra tra vittime, ma così come c’è chi dice che nemmeno in guerra i morti son tutti uguali, ancor di più in questo caso non può essere tutto comparabile e confuso.
La donna non può trovarsi a scegliere ogni volta tra “troia o sposa”, ma se dice di essere padrona del proprio corpo che lo sia!
Per non offendere la propria dignità, per non offendere la dignità di chi non ha potuto scegliere.
Ma soprattutto per educare. Educare le altre giovani donne e i giovani uomini.
Perché questo è un problema tutt’altro che unilaterale.

 

di Simona Pellegrini

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