Contrordine: il Comunismo non è più il nemico

TRA MOZIONI E RINNEGAMENTI LA STORIA DIVENTA MARGINALE

PDcerchio_¿10.epsPer ingrassare il proprio ego basta davvero poco a volte. La Lega Nord ritira la mozione sul divieto dei simboli comunisti perché secondo Laura Cavandoli e il segretario regionale Vinci “avrebbe sottratto tempo utile ad affrontare le vere questioni che riguardano il bene di Parma”. La proposta, nata a seguito della legge Fiano, decade così nel mare magnum delle ‘buone intenzioni’.

“Chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero delle relative ideologie, anche solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli […] è punito con la reclusione da sei mesi a due anni [..] aumentata di un terzo se il fatto è commesso attraverso strumenti telematici o informatici”. Il fascismo, attraverso la legge Fiano, è così messo al bando. La Lega di conseguenza sceglie di condannare anche il comunismo come un movimento la cui ‘eredità’ va’ rinnegata.

BerlinguerDa evitare quindi ogni forma di espressione che guardi al fascismo, o per la Lega al comunismo, come un fenomeno storico. I libri che narrano del ventennio fascista sono un pericolo. I documentari che spiegano cosa sia il comunismo rischiano di fuorviare chi li guarda. I film come ‘Quando c’era Berlinguer’, di Walter Veltroni, andrebbero banditi. E se il male dobbiamo estirparlo tanto vale raschiare dal mucchio anche capolavori più noti, e quindi assai più deleteri, come ‘Schindler’s List‘ di Steven Spielberg. Anche le opere di denuncia, del resto, diffondono immagini scomode, capaci di educare quanto di ‘sollecitare’. Destituendo e demonizzando i simboli verrà rimossa ogni forma di ideologia ‘sbagliata’. Non avendo coscienza di un fenomeno, infatti, ne eviteremmo certamente l’insorgenza.

Un solo articolo della Legge Fiano è stato capace di spronare la Lega a una così ispirata idea. Patriarca comune delle diverse, seppure accorte, lotte ai simboli è ‘la ragion di Stato’. La storia infatti, si sa, è fatta dai vincitori e se al potere c’è uno piuttosto che l’altro il pretesto per puntare un dito e condannare il nemico si trova sempre.

210324012-8cb9c6e6-d356-441b-a1db-76d72c98aa6eUn dito, a tal proposito, è stato eretto a Milano nel 2010 con la statua L.O.V.E di Maurizio Cattelan. A dominare piazza Affari l’irriverente vessillo di Libertà, Odio, Vendetta ed Eternità, così come da sigla, suscita ancora oggi pareri contrastanti. La mano che appare tesa in un saluto romano ha le dita mozzate, eccetto per una, ed è quindi facile intuire perché abbia provocato dissensi. Le immagini, nonostante le associazioni ovvie, presuppongono infinite valenze e una mano, con una o tutte le dita tese, una falce o un martello rappresentano non solo delle ideologie ma anche, e forse soprattutto, una coscienza storica.

Non è stata del resto l’Italia-paese a cambiare vesti da nere a rosse; gli italiani, però, a cuor leggero si deresponsabilizzano prendendo le distanze da una storia che è anzitutto sociale. La memoria, necessaria a conoscere e riconoscere, si perde tra una caccia alle streghe e l’altra. L’eco di un passato scomodo dovrebbe far da monito piuttosto che ergersi a demone.

che-guevara-1928-1967-women-t-shirt-maglietta-premium-da-donnache-guevara-1928-1967-women-t-shirt-maglietta-premium-da-donnache-guevara-1928-1967-women-t-shirt-maglietta-premium-da-donnache-guevara-women-t-shirt-maglietta-premium-da-donnaChe2Le immagini e le personalità storiche cambiano così completamente volto. La faccia di Che Guevara sulla maglia dei giovani si trasforma, ad esempio,  in un prodotto commerciale piuttosto che rappresentare un manifesto sociale. L’ateismo politico dilaga attraverso la strumentalizzazione dei simboli che perdono ogni valore ideologico a causa, o grazie, la loro estremizzazione.

Tentare di invalidare una forma oggi forse svuotata di significato rischia solo di provocare accanimento. Reprimere la libera espressione, oltre che inefficace, lascia spazio all’odio e alla vendetta. Si tratta di un sistema degenerativo circolare che sembra eterno e che si ripete di estremismo in estremismo. Fare il gradasso sminuendo il nemico è del resto una manovra comune a tutti i mali, dai più ‘innocui’ come i bulli  fino ai più dannosi come i nazionalismi. L’esercizio della reminiscenza, allo stesso modo, è pratica in disuso per chi asserisce con forza e senza tentennamenti il giusto universale.

La Lega-bullo si fa tronfio di una rinnovata coscienza rinnegando la denuncia al comunismo e dimostrandosi carnefice e vittima di un sistema governato dagli stessi protagonismi di un tempo ma con nuovi, o rinnovati, spettri.

Le identità politiche, a partire dalla scontro tra croce celtica e falce e martello, rinnegano piuttosto che ricordare e spetta quindi agli individui comprendere e accreditare, o invalidare se necessario, gli ideali sociali di una nazione la cui storia permarrà aldilà di ogni tentativo di offuscamento.

di Vittoria Fonzo

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