“Il teatro? Meglio di un fidanzato” con il nuovo progetto TdC, Unipr e Capas

UN CORSO PROFESSIONALIZZANTE PER 11 GIOVANI ATTORI CHE APRE LE PORTE DEL LAVORO

Il mio scopo non è insegnarvi a recitare, – scriveva Stanislavskij – il mio scopo è aiutarvi a creare un uomo vivo da voi stessiPer saperne di più: http://www.postpopuli.it/13343-teatro-il-metodo-stanislavskij/
Il mio scopo non è insegnarvi a recitare, – scriveva Stanislavskij – il mio scopo è aiutarvi a creare un uomo vivo da voi stessiPer saperne di più: http://www.postpopuli.it/13343-teatro-il-metodo-stanislavskij/

Il mio scopo non è insegnarvi a recitare, – scriveva Stanislavskij – il mio scopo è aiutarvi a creare un uomo vivo da voi stessiPer saperne di più: http://www.postpopuli.it/13343-teatro-il-metodo-stanislavskij/
Gli undici giovani attori

Gli undici giovani attori

“Il mio scopo non è insegnarvi a recitare, il mio scopo è aiutarvi a creare un uomo vivo da voi stessi.” – Konstantin Sergeevič Stanislavskij

Kostantin Seergevič StanislavskiPer saperne di più: http://www.postpopuli.it/13343-teatro-il-metodo-stanislavskij/

Il Teatro del Cerchio di Parma ha presentato il 5 dicembre il ‘Progetto Studio‘, un corso professionalizzante gratuito con l’obiettivo di formare nuovi attori e inserirli nel mondo del lavoro attraverso un percorso specialistico. Questa nuova collaborazione del Teatro del Cerchio con l’Assessorato alla Cultura, il Capas ‘Centro per le Attività e le Professioni delle Arti e dello Spettacolo’ e il ‘CUT-Centro Universitario Teatrale’, è stata ideata con l’intenzione di formare giovani  aspiranti attori, ma anche per riflettere sulla partecipazione culturale attiva dei cittadini di domani.

Sono undici gli studenti vincitori della borsa di studio per questo interessante corso professionalizzante che prevede l’inserimento, al termine del terzo anno di formazione, nella compagnia del Teatro del Cerchio. Durante le selezioni i cinquantatré candidati si sono misurati con un lavoro attoriale sul palco del Centro di Formazione Teatrale di via Lavagna e un colloquio motivazionale finale. Il progetto prevede corsi di educazione alla visione e all’analisi di uno spettacolo, ma anche l’affiancamento al personale del teatro come assistenti ai corsi e ai laboratori per bambini e ragazzi così da essere inseriti fin da subito nell’organizzazione della compagnia, sia come allievi che come insegnanti.
Durante il primo anno seguiranno corsi di dizione, recitazione, storia del teatro, clownerie, movimento scenico e parteciperanno attivamente collaborando a nuove produzioni: saranno i protagonisti della Nuova Produzione ‘Caligola’ di Camus in scena il 10, 11 e 17 marzo  2018 e saranno in scena il 16 dicembre con ‘La peste’, spettacolo riservato agli allievi delle scuole superiori Bertolucci e Marconi.

Mario Mascitelli, direttore del Teatro del Cerchio, responsabile del ‘Progetto Studio’ e insegnante  di recitazione e messinscena, ha spiegato come la partecipazione dell’Università, così come il sostegno del Comune, siano fondamentali per la realizzazione e il prestigio del progetto: “Gli studenti sono tutti universitari, tranne due che si sono appena diplomati, e vengono da tutte le facoltà: Medicina, Beni Artistici e dello Spettacolo, Geologia, Lettere. Oltre ad un discorso di produzione, che ha come presupposto la formazione, non nascondiamo che nei nostri progetti futuri ci sia la possibilità di aprire un’accademia qui a Parma, in maniera tale da non vedere i nostri attori migrare verso le accademie”.
Impprtante promuovere, assieme alla formazione personale degli undici studenti, la cultura teatrale nel suo complesso: “Questo progetto è triennale – prosegue – garantiamo che chi arriverà alla fine diventerà parte della compagnia, e non c’è nessuna scuola che assicura questo. Credo che il progetto sia anche interessante per la città che è così ricca teatralmente perché oltre a formarli nel settore noi stiamo formando anche nuovi spettatori, che a loro volta ne porteranno altri: il teatro non è fatto solo dei molti corsi proposti, ma significa soprattutto andarlo a vedere, viverlo in tutte le sue forme. Da quest’anno più che in altri anni il Teatro del Cerchio vuole svolgere la sua funzione di operatore culturale: stiamo proponendo progetti quasi sempre gratuiti perché una città come Parma che ci ha permesso di crescere merita di essere corrisposta non soltanto con programmazioni e offerte di spettacoli, ma anche con progetti che non abbiano nessun fine se non quello di accrescere il livello culturale della città.”

Mario Mascitelli, Michele Guerra e Luigi Allegri

Mario Mascitelli, Michele Guerra e Luigi Allegri

L’assessore alla cultura Michele Guerra si è concentrato proprio su questo aspetto: “Sostengo sempre che all’università non trasmettiamo soltanto conoscenze relative alle discipline accademiche, ma abbiamo il ruolo fondamentale di creare cittadini consapevoli, che sappiano affrontare quotidianamente la loro vita con competenze più vaste di quelle nozionistiche“. Fondamentale quindi il ruolo del Capas: “Questa realtà extracurricolare  – ha aggiunto l’assessore – completa la formazione degli studenti e offre quello spazio di creatività che non sempre l’istruzione universitaria riesce a dare. Partecipazione culturale attiva significa questo: avere uno spazio in cui si crea qualcosa. Non si tratta solo di appoggiare un bel progetto dell’università, ma è anche qualcosa che va più lontano, è educazione civica.”

Luigi Allegri, direttore del Capas e professore di Storia del Teatro e dello Spettacolo ha confermato l’incredibile possibilità del ‘Progetto Studio’, in linea con quella del CUT, una tra le numerose offerte formative di un centro di grande prestigio per una realtà universitaria di medie dimensioni come quella parmigiana: “Sono molto contento che cresca la cultura teatrale, di pari passo con la consapevolezza culturale, ma anche della dimensione comunitaria e sociale del teatro, che le altre arti non hanno in egual misura”, ha esordito Allegri, continuando: “Quello che ci siamo prefissi con il Capas è contribuire alla formazione dei futuri ingegneri, medici, avvocati, insegnanti… perché l’università deve fornire gli strumenti per il lavoro futuro, però abbiamo la responsabilità di formare la personalità dei giovani tutta intera. Io credo che se durante il suo percorso universitario lo studente, oltre a imparare le conoscenze specifiche del suo corso, ha la possibilità di esercitare la sua creatività (suonando, recitando, scrivendo, lavorando alla radio, ballando, realizzando foto e video), potrà trarne beneficio anche la sua futura professione.

Gli undici giovani attori

Gli undici giovani attori

Ma cosa spinge un ventenne nel 2017 a iscriversi ad un corso professionalizzante di teatro? Solo passione?
Silvia, studentessa di Beni Artistici e dello Spettacolo, ha raccontato come per lei essere entrata in questo progetto rappresenti un’occasione unica e irrinunciabile per realizzare il proprio sogno di vita: “Oggi è una scelta coraggiosa intraprendere la strada delle arti, se un ventenne – o ancora più giovani perché c’è una ragazza che ancora non ha diciotto anni – sceglie di fare una cosa del genere, deve essere sicuro al cento per cento di volerlo fare nella vita. Alcuni di noi vogliono intraprendere questa strada da sempre, hanno cominciato a fare teatro già da diversi anni partecipando a corsi e laboratori, altri invece si sono avvicinati al teatro da pochissimo. Il teatro è la mia priorità di vita, è quello che da qualche anno a questa parte voglio sia la mia carriera, altrimenti non avrei cominciato perché sono tre anni e ti prendono tutto. La cosa fantastica è che chi ce la farà comincerà veramente a lavorare e oggi non c’è nessuna scuola o accademia che permette di fare una cosa del genere: questa esperienza ti dà la possibilità oltre che di imparare, proprio di vivere il teatro: ti permette di capire davvero come funziona il lavoro e non è soltanto lezione, ti ritrovi formata al cento per cento, gratuitamente. Quindi se decidi di fare una cosa del genere la devi fare perché proprio la senti dentro, non può essere un passatempo perché il teatro ti mangia se non ci sei dentro al cento per cento. Non è una recitina, uno spettacolino, il teatro ti prende davvero la vita e ti condiziona l’esistenza: è come un fidanzato…anzi, è meglio di un fidanzato!”

di Duna Viezzoli

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