Francesco Poroli, grafico da quella sera ‘clandestina’ con un Mac
INCONTRO CON L'AUTORE DELLA CARTOLINA OMAGGIO A TOSCANINI IN MOSTRA PER 'BACI DA ARTURO'
“Mi sono inventato da solo una professione da grafico. Il disegno era una cosa mia, che facevo per me, non pensavo fosse qualcosa fatto abbastanza bene da essere pubblicato”. Parla così Francesco Poroli, tra gli illustratori più interessanti nel panorama italiano e autore di una delle opere della mostra ‘Baci da Arturo, una cartolina d’autore per Toscanini’ esposta sotto i Portici del Grano. Con una vitalità straordinaria e una simpatia travolgente, Francesco ha incontrato un pubblico composto prevalentemente da giovani aspiranti grafici, per raccontare la sua esperienza professionale, partita da una forte passione che lo ha accompagnato per tutta la vita, e dispensare consigli. L’evento, tenutosi venerdì 15 dicembre all’InformaGiovani di Parma, fa parte di una serie di quattro incontri con gli illustratori della mostra che, attraverso la forma artistica dell’illustrazione contemporanea, celebra nel 2017 i 150 anni dalla nascita del celebre compositore. Quattro appuntamenti che danno la possibilità non solo di conoscere il lavoro dietro alle cartoline esposte sotto i Portici del Grano, ma anche di incontrare i più promettenti e talentuosi illustratori degli ultimi anni. La mostra è stata curata dall’assessorato alla cultura del Comune di Parma in collaborazione con Kreative House e la Fondazione Arturo Toscanini.
GLI INIZI DELLA CARRIERA, TRA INTRAPRENDENZA E CLANDESTINITA’ – Milanese di 42 anni, Francesco Poroli si è fatto notare grazie ad una copertina realizzata per Wired Magazine sulla rivoluzione iraniana e da allora la sua carriera è stata in ascesa. Ha collaborato, infatti, con i quotidiani e le riviste più importanti a livello nazionale ed internazionale, come Il Sole 24 Ore, Sportweek e The New York Times Magazine. “Ho sempre disegnato tanto, per il gusto di farlo – racconta Francesco – Mia mamma mi diceva che quando mi portava all’asilo, mentre gli altri bambini giocavano, io andavo tutte le mattine dalla maestra dicendo ‘posso disegnare?’ E’ una cosa che mi ha accompagnato sempre per tutta la vita”. Il suo percorso di studi è stato però parecchio diverso da quello che ci si aspetterebbe per uno dei migliori grafici del momento. Dopo aver frequentato il liceo classico, si è iscritto a Lettere moderne, con una media di ben 5 esami in 5 anni. Il padre, a quel punto, lo ha “gentilmente” spinto a fare qualcosa di produttivo. “Non avevo nessuna formazione specifica, nessuna capacità particolare, così ho iniziato i tipici lavori: in un call center, come pony express. Il lavoro più stabile in quel periodo è stato finire in un ufficio a fare l’uomo delle pulizie”. Proprio in quell’ufficio ha incontrato quello che gli ha cambiato la vita: un piccolo Mac. Interagendo pian piano con questo strumento, la sera durante le pulizie, ha capito che il suo linguaggio artistico e la macchina avevano la possibilità di comunicare. “Mi sembrava che quella cosa che ho sempre fatto per me, cioè disegnare, e quel piccolo computer si potevano parlare, potevano lavorare insieme, potevo inventarmi qualcosa che avesse un senso grafico”. L’occasione di sfruttare l’esperienza clandestina col Mac gli è presentata quando la Federazione regionale di pallavolo della Lombardia, la sede degli uffici, si è trovata senza nessuno che si occupasse della newsletter. “Una di quelle sere feci un finto numero messo su con le mie competenze dell’epoca e lo feci trovare sulla scrivania del presidente della federazione. Erano messi talmente male che mi chiesero di farlo per loro. Da quel giorno ebbi accesso all’ufficio e al computer in modo legale e alla luce del sole. Ebbi un posto dove poter sperimentare, inventando le cose. Ho iniziato così a lavorare come grafico freelance“.
L’OMAGGIO A TOSCANINI – Da quel momento l’esperienza e la passione per il lavoro sono crescite di pari passo, portandolo, recentemente, anche a Parma per celebrare Toscanini. Per realizzare le cartoline in mostra, a ogni grafico è stata affidata una città che è entrata in relazione con il grande compositore.”Ho avuto la città più difficile: Bayreuth – commenta Francesco -, però è stato divertente, perchè mi ha costretto a conoscere cose nuove. Le prime che ho cercato sono state immagini della città e del teatro dove Toscanini aveva lavorato”. Francesco è rimasto così affascinato dalla geometria del teatro della città tedesca, dagli interni e in particolare dai lampadari. “Nello stesso periodo avevo comprato un sacco di cover vintage di Vanity Fair, scoprendo il lavoro di questo illustratore, Eduardo Garcia Benito, più o meno contemporaneo a quando Toscanini dirigeva lì. Ero rimasto affascinato dal modo di disegnare i visi, assolutamente attuale, e da questo mondo elegante. Riprendendo quelle decorazioni geometriche, quei lampadari e quegli interni e queste immagini, ho fatto la mia traduzione”.
Rivolgendosi poi ai ragazzi del pubblico, Francesco, sintetizza in cinque punti i consigli utili per poter svolgere questo mestiere.
- Parla sempre con la tua voce: lo stile è il tuo linguaggio, se non fai fatica a pensarci troppo, sei nel tuo ed è fortemente riconoscibile.
- Farsi una cultura: visiva, ma non solo, qualunque cosa che ispiri può aiutare a risolvere un problema. Il consiglio di Francesco è di guardare tanti illustratori diversi, mentre se si guarda sempre lo stesso illustratore, “si finisce per disegnare come loro”.
- Questo è un lavoro vero: obbliga a imparare un sacco di altre cose che non sono disegnare, soprattutto per un freelance, come interagire coi clienti o “farsi pagare nel modo corretto, ad esempio!”
- Un like non fa primavera: i social network sono uno strumento meraviglioso e potentissimo ma da usare con cautela. Se si lavora veramente non si ha tempo di starci troppo. I like sono un ottimo modo per farsi vedere ma non per trarre dei feedback, poichè la maggior parte viene da amici. Meglio farsi un circolo di poche persone di cui ci si fida veramente per poter crescere e migliorare.
- Usa lo strumento e non farti usare dallo strumento: alla fine tutti hanno in mano gli stessi strumenti, ma, in base alla testa pensante che c’è dietro, la soluzione sarà diversa. Bisogna prendere lo strumento e piegarlo alla necessità di comunicare qualcosa.
Per concludere Francesco cita Mauro Gatti, un amico grafico, lasciando una divertente ma preziosa perla ai ragazzi: “Una grande idea è come una grande scoreggia, semplicemente non riesci a trattenerla, quando avete delle grandi idee sparatele fuori, perchè vale sempre la pena”.
di Marco Rossi
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