I ragazzi di ‘Io parlo parmigiano’: “Il dialetto? Bisognerebbe insegnarlo a scuola”

DOPPIAGGI, SPETTACOLI E NON SOLO

Un’iniziativa particolare che nasce nel cuore dell’Oltretorrente per caso, una sera, tra birre, risate e scherzi. La scrittura di un paio di battute e di frasi in dialetto e il gioco è fatto. Si, perchè è iniziato proprio per scherzo quello che poi si è rivelato quasi un tormentone ciò che hanno proposto i ragazzi di Io parlo parmigiano, uno squadrone composto da Mirko, Rico, Baroz e Luca. L’idea nasce da una pagina Facebook in cui vengono pubblicate immagini con scritte in dialetto; progredisce con il doppiaggio di video e cartoni animati, raggiungendo l’apice con la produzione di video che li vede protagonisti mentre colloquiano in dialetto parmigiano. Li abbiamo conosciuti e gli abbiamo chiesto quale è la loro storia. A tu per tu con i ragazzi di Io parlo parmigiano. 

Iniziamo con così: presentatevi.

Baroz (montaggio video): “Ho frequentato il liceo artistico Toschi e da lì ho inseguito la mia passione per il cinema frequentando l’Accademia Sperimentale di Cinematografia a L’Aquila, diventando un film-maker. Un anno fa ho iniziato con Rico la collaborazione con la pagina Facebook Io parlo parmigiano, ideata da Luca e Mirko. Parlare il dialetto per me è normale, in famiglia si è sempre parlato. Mi diverto a riprendere i modi di dire più sconosciuti. Il doppiaggio preferito? Via col vento, l’apoteosi del vero obbiettivo di Io parlo parmigiano, venuto alla luce dopo la visione del doppiaggio del film Ombre rosse in dialetto”.

Luca (gestore pagina web): “Lavoro nel settore della comunicazione e marketing. Una sera mi sono ritrovato con Mirko, seduto al bancone del Surfer, e ridendo e parlando in dialetto, così per scherzo, cominciammo a scrivere le prime frasi in parmigiano. Alcune sbagliate, affiancandole a immagini e foto che successivamente caricammo su Facebook riscuotendo un notevole successo. Alla gente piacevano e facevano ridere, così abbiamo continuato su quella strada affinando sempre più le conoscenze della lingua. Il mio doppiaggio preferito? Il gladiatore, per la battuta finale”.

Mirko (parte grafica e eventi): “Ho iniziato a lavorare come grafico in diversi settori: moda, case editrici eccetera, poi mi sono impiegato nella gestione di locali sia a Parma che a Milano. Ora gestisco il bar Surfer, in via D’Azeglio, e organizzo eventi e tour. Agli albori avevamo solo una pagina Facebook dove pubblicare vignette con scritte in dialetto. Poi, con l’intervento del Baroz e Rico, abbiamo aggiunto anche i video doppiati ed ora ha tutta l’immagine di una sorta di agenzia della comunicazione. Infatti abbiamo anche varie collaborazioni con la Gazzetta di Parma. Doppiaggio preferito? Terminator, particolarmente particolarmente no-sense“.

Rico (doppiaggio film e intrattenimento sul palco): “Nella vita lavorativa sono stato animatore, bagnino e istruttore di nuoto, oltre che giocatore di baseball in Serie A2 nel Collecchio. Dapprima conoscevo il Baroz, con cui facevo parte dell’associazione culturale Sognambuli, poi, dopo aver scoperto la pagina di Io parlo parmigiano, tra una birra e l’altra al Surfer abbiamo iniziato a collaborare con gli ideatori, introducendo doppiaggi di vari film e cartoni animati. All’inizio, per lo più, eravamo io e il Baroz a doppiare poiché avevamo più tempo a disposizione. Il doppiaggio preferito? La fumära (Blade runner), perchè è uno dei primi film e l’ambientazione della scena rispecchia perfettamente quello che dicono i personaggi”.

10592788_10204515300990383_3036875575902606720_nChi di voi sapeva il dialetto? Vi siete aiutati col dizionario o avete chiesto a nonni e persone conosciute?

“Il dialetto già lo conoscevamo, sebbene non quello doc di città ma quello di provincia. In particolare delle zone di Collecchio, Colorno e Noceto. Quando a luglio 2013 è stata creata la pagina Facebook abbiamo anche ricevuto critiche riguardo i modi di dire della Bassa, differenti da quelli di città. Il primo video è stato fatto invece qualche mese dopo, a novembre, con il doppiaggio di Frankenstein Jr. Riguardo il dizionario, abbiamo utilizzato il Capacchi perché, oltre ad averlo già in casa, è anche quello più completo e attendibile sul dialetto di città tra i tre già esistenti. Nonostante il parmigiano abbia una base bibliografica rispetto al dialetto di provincia (motivo per cui è stato scelto quest’ultimo), non ha una grammatica: a questo proposito il professor Enrico Maletti ci sta dando un grande aiuto. Tutto questo ci ha dimostrato che il dialetto non è morto, ma è in continua evoluzione: basti pensare che negli ultimi trent’anni, dopo un lungo periodo di oscurantismo in cui chi lo parlava veniva visto male, sono state parmigianizzate molte parole italiane e, viceversa, anche diversi termini parmigiani hanno visto un’italianizzazione: ad esempio gosén (maiale, ndr) è diventato gosino”.

Secondo voi perchè Io parlo parmigiano ha subito riscosso tanto successo?

“Crediamo che il successo sia dovuto alla novità di un qualcosa che qua, a Parma, non si era ancora visto: è raro vedere qualcuno che utilizza in modo divertente le frasi dialettali. Sin da subito ne abbiamo creato un format che ci distingue dai gruppi di doppiaggi dialettali di altre regioni, utilizzando piccoli accorgimenti come la scelta di un logo e la qualità migliore dei video. Oltre a questo, nelle nostre battute, di volgarità ce n’è poca e non è mai spinta all’eccesso”.

Il messaggio che volete lanciare?

“Vogliamo dimostrare che il dialetto non è morto e sarebbe bello vederlo utilizzato correntemente, un po’ come succede in altre regioni d’Italia, ad esempio Veneto, Toscana e al Sud. E poi chissà, magari potrebbe anche essere insegnato a scuola, così da non far morire il nostro patrimonio linguistico”.

Avete mai avuto problemi per i doppiaggi dei film?

“Non tantissimi ma alcuni si. Ad esempio sul canale Youtube ci sono stati tolti alcuni video, come il doppiaggio di Titanic, di Masterchef e dei Simpson per motivi di copyright, mentre in altri casi è stato aggiunto dalla piattaforma un banner pubblicitario del film originale così da poter trarne ogni tot visualizzazioni un ricavato. Per questo motivo abbiamo deciso di iniziare a girare dei video nostri, che sono già fruibili su Youtube: Al Temp, La televendita, Da ufo. Su Facebook, invece, non abbiamo avuto problemi come invece è successo su Youtube”.

Da dove nasce l’idea del calendario?

“Quello di quest’anno con la Gazzetta non è un’idea nuova: l’abbiamo fatto anche lo scorso anno e l’ incasso è stato devoluto all’associazione Avalon (che ci avevano fatto anche le magliette nella loro serigrafia Misterprint). Inoltre abbiamo in programma di creare un mazzo di carte da briscola! Come per il primo calendario, il ricavato delle vendite sarà devoluto in beneficenza“.

Parlateci del tour di quest’estate.

“Abbiamo organizzato un tour per la provincia, sconfinando anche a Brescello, ed è stato un successo, con un’inaspettata partecipazione massiccia di persone; è stato un po’ come portarli al cinema! Tra i più entusiasti soprattutto bambini e anziani, questi ultimi già pronti un’ora prima davanti al palco neanche ci fosse l’orchestra del paese pronta a suonare! Oltre al tour, abbiamo partecipato anche a delle cene (di cui una il 6 dicembre al Fuori Orario, ndr) e organizzato poco tempo fa un evento benefico a favore dei residenti di via Montanara colpiti dall’alluvione del Baganza dello scorso 13 ottobre”.

Quali sketch proponete durante le serate?

“Normalmente sono scenette in costume che rappresentano situazioni quotidiane, come ad esempio la signora dalla parrucchiera, oltre ai doppiaggi in diretta. Quando invece partecipiamo alle cene, assieme a ospiti di Parma come il comico Gianpaolo Cantoni, noto per le sue barzellette in parmigiano, Enrico Maletti e altri, rendiamo il tutto più didattico in modo da essere più coinvolgenti possibili.”

 

 

di Giulia Berni, Giulia Campisi, Guendalina Truden

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