Green Porno: Isabella Rossellini racconta la sessualità animale.
Storie di erotismo e di gioia riproduttiva approdano su Netflix
Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso (ma non avete mai osato chiedere). Per descrivere il film appena sbarcato su Netflix potremmo prendere in prestito il titolo di questo best seller del sessuologo americano David Reuben. Scritto nel 1969, in piena rivoluzione sessuale, affronta le problematiche e i tabù relativi al sesso.
Tuttavia, ciò che l’ha reso famoso è l’insolita formula utilizzata. Una successione di domande e risposte a sé stesso che rendono la lettura ritmica e sempre calzante.
La stessa cosa vale per il progetto avviato dalla Rossellini. Isabella non ha generalmente bisogno di presentazioni. Figlia del noto regista Roberto Rossellini e dell’icona Ingrid Bergman, è la commistione perfetta del loro talento e creatività.
Ad oggi una splendida sessantacinquenne, nel 2008 ha intrapreso una particolare sfida. Narrare la sessualità animale. Non è tanto la tematica ad attirare l’attenzione. Nonostante si parli di sesso tra animali, cosa alquanto insolita nel nostro quotidiano, è il modo in cui viene trattato a renderlo davvero interessante. Riuscire a divulgare un argomento per lo più sconosciuto ed imbarazzante in modo giocoso e ironico.
Partita con la produzione di una serie televisiva, dopo tre stagioni ha raggiunto un tale successo che sullo stesso argomento ha scritto un libro e un monologo teatrale.
Lo speciale, presente sulla piattaforma di streaming Netflix, racconta la genesi e le fasi di preparazione dei video e del progetto teatrale seguendo l’attrice nel dietro le quinte delle sue performance. In scena dal 2013, lo spettacolo, portato in quattro continenti con trentacinque date diverse, è interamente creato dalla Rossellini.
Autrice, regista, prima attrice e creatrice dei costumi di scena. Sì, costumi. Perché nonostante le nozioni afferiscano all’etologia, alla chimica e alla biologia, tutto è stato pensato come una grande fiaba in cui l’attrice veste i panni degli animali stessi. Dando voce ai loro pensieri, inscenandone le pulsioni e interpretando gli eccentrici rituali di accoppiamento.
Pur mantenendo il valore documentario e l’accuratezza scientifica del genere, ha inondato lo spettacolo di pura comicità. Un argomento così difficile da far apprezzare viene trattato con tale raffinata ilarità e disinvoltura che riesce a conquistare anche i più scettici o pudici. Scopriamo così che le lumache praticano tra loro del sesso sadomaso, che i cervi non si fanno problemi a ingannare l’attesa accoppiandosi tra maschi o che i delfini non sono poi così morigerati come ci vogliono far credere. Il tutto condito da una atmosfera semplicistica, incentrata sul dar risalto alle stravaganze di ogni animale.
Questo lavoro fornisce una chiave interpretativa di un mondo spesso invisibile e sconosciuto. Stimola la curiosità e la voglia di apprendere cose di cui non avremmo il coraggio di parlare. La Rossellini viene incontro a delle mancanze culturali, utili ad ampliare la nostra visione del mondo, e lo fa divertendoci. L’idea dell’attrice presenta uno spessore culturale che va anche oltre la naturale difficoltà del rendere un argomento ostico interessante e comico. Non è solo una forma di programma educativo, ma racchiude la volontà di portare alla luce anche la realtà crudele che ci circonda e che ignoriamo. Rendersi conto di come noi stessi, ad esempio, influenziamo e mettiamo a rischio i rituali d’accoppiamento della fauna marina con la pratica dell’over-fishing.
Il sesso è l’argomento più articolato che esista, la stessa attrice afferma di aver scelto di volerlo raccontare “perché al pubblico interessa il sesso. Se avessi realizzato una serie sull’apparato digerente non avrebbe avuto lo stesso successo”.
E di successo la serie ne ha avuto. Quello che continua a colpire nel tempo è la capacità di sperimentare dell’attrice, la forza di mettersi in gioco ed entrare in improbabili costumi da libellula, lombrico o cavalluccio marino per condurre verso una nuova forma di insegnamento. Il consiglio è infatti quello di approcciarsi come bambini a questo lavoro. Se ne rimane talmente candidamente colpiti e sorpresi che si arriva a sperare che ogni cosa possa essere un giorno spiegata allo stesso modo. Magari tra qualche anno li vedremo sostituire in prima visione l’Ulisse di Alberto Angela oppure potremo utilizzarli per toglierci dall’imbarazzo di dover spiegare il sesso ai nostri figli. Quel che è certo è che Isabella ci ha regalato degli splendidi esempi di narrazione visiva, di metodo educativo e comicità di una intelligenza senza pari. Da non lasciarsi sfuggire.
di Virginia Genco
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