Prima elementare: imparare con i selfie

L' ALFABETIZZAZIONE NELL' ERA DEI SOCIAL

 

Nuvola, volume 1,2,3, è “Il nuovo corso di letture per la scuola primaria basato sulla didattica dei percorsi.

Inclusivo, formativo, coinvolgente, multimediale, operativo” edito la La Spiga. Nel libro dedicato alla classe prima, nel quale uno degli obbiettivi è quello di introdurre all’ alfabeto, presentando tutte le lettere associandole a dei personaggi sui quali viene raccontata una storia, compare la foca Fifì, che scatta selfie e li condivide grazie al suo tablet.

Il linguaggio utilizzato nelle lezioni delle scuole elementari è sempre stato molto eloquente sulle colonne portanti della cultura del periodo storico. I riferimenti a personaggi, azioni ed immagini che ricorrono nei dettati piuttosto che nelle pagine dei manuali di letto-scrittura hanno per tradizione un forte legame con le tendenze della società, per non dire con il clima politico. Questo, semplificando, perché le giovani e malleabili menti dei bambini sono il terreno ideale per un indottrinamento più o meno esplicito. Quali sono allora i valori sociali o i punti di riferimento che caratterizzano il 2018? Cosa utilizziamo per  inserire i bambini, mentre imparano e si alfabetizzano, nel contesto sociale? Beh, il selfie è ovvio, non potrebbe essere diversamente.

Nuvola mette a disposizione del docente il DVD del libro, che può essere utilizzato per condividere con la classe le vicende dei personaggi. Il pirata Popi, la sirena Susi o oca Ola, si lanciano in avventure molto semplici, tipiche delle fiabe per bambini, come per esempio l’ impresa di solcare i mari e ripartire dalle isolette disperse su cui si approda, nel caso del buon corsaro.  Niente di straordinario, vicende alle quali tutti i piccoli scolari sono abituati e che le insegnanti usano per attirare l’ attenzione e coinvolgere. Ma la storiella della foca Fifì non può che lasciare un attimo perplessi. La colorata amica si trova ad un certo punto su di una paradisiaca spiaggia deserta ed invece di mettersi a rimirare l’ orizzonte, magari elencando gli animali che vede intorno a lei o immagina a nuotare nel mare, o, come ci si aspetterebbe da una foca, iniziasse a far rimbalzare una palla sul suo musino, fa comparire uno scintillante e finissimo tablet metallizzato modello Ipad e si scatta selfie che condivide con gli amici del web.

Non è una cosa grave, certamente, ma nuova di sicuro e anche un poco destabilizzante. Basta fare un salto indietro di nemmeno un secolo, per sentir tra i banchi delle scuole primarie italiane le voci di maestre che fanno dettati di frasi come “Il duce è buono e generoso” o “il duce è il capo dell’ impero”, infilate tra innocenti costrutti come “il bue è un animale mansueto”. Insomma, come testimoniano questi esempi tratti dai documentari di Luce, il lavaggio del cervello della dittatura culturale del ventennio fascista  aveva le sue radici proprio nell’ infanzia del cittadino ed in particolare nell’ educazione scolastica e questo canale non ha smesso di essere funzionale, non ha perso il suo appeal sulla formazione dell’individuo. E se oggi non è più un governo totalitario ad imporre la sua supremazia, sono la tecnologia e il web ad avere assunto questo carattere a volte dittatoriale.

La foca Fifì e suoi scatti sono certo innocenti, ma non è escluso che possano essere un campanello d’ allarme e nessuno si stupisca se, tra qualche anno, i suoi figli retweeteranno i post di @ALFABETO o @successionenumerica, per imparate lettura, scrittura e conteggio.

 

Letizia Bonvini

 

Le foche Fifì che non esistono più

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