Guidare è un’esperienza, basta saperla raccontare.
DAVIDE CIRONI E IL SUCCESSO DEL SUO DRIVE EXPERIENCE. QUATTRO RUOTE, UNA VIDEOCAMERA, TANTA PASSIONE. MA NON CHIAMATELO GIORNALISTA.
120.000 visualizzazioni in soli due giorni. 42 video in un anno. 140.000 iscritti al suo canale youtube. Sono i numeri, strabilianti, che spiegano il successo di Davide Cironi e della sua creatura editoriale Drive Exerience. In questo video natalizio prova la rarissima ed esclusiva Ferrari F50, un’auto quasi impossibile da incrociare e sogno proibito degli appassionati. 20 minuti di video carico di emozioni, in cui il pilota/editore fa parlare l’auto, la mette a nudo tirandole fuori tutte le carte vincenti ed eventualmente i difetti nascosti. Quasi un video a settimana in cui prova le auto che hanno fatto la storia, le confronta, le riporta in auge, contribuendo ad innalzarne il valore nel mercato dell’usato. Dalla Fiat Uno turbo alla Lamborghini Countach, dalla Peugeot 205 gti alla Bugatti prototipo, ogni auto è un successo. Nessuna sponsorizzazione, nessuna tecnica seo (search engine optimization), nessuna scuola di giornalismo o tantomeno di marketing. Solo tanta passione e una formula geniale: dire solo quello che pensa dell’auto in prova, senza filtri e nella più assoluta libertà. In meno di tre anni è diventato un’istituzione tra gli appassionati d’auto italiani e non solo, tanto da far partire una petizione on line per convincere la produzione della trasmissione Top Gear Italia a sceglierlo come conduttore. L’incontro con la produzione c’è stato, ma è l’accordo che è mancato. Quello che conta, ora, è portare avanti la realtà che ha fatto partire e grazie alla quale sta creando posti di lavoro. Già, perché questo ragazzo appena trentenne che si è sperimentato in passato in mille lavori, ex studente di lettere all’Università dell’Aquila fa lavorare persino il suo amico d’infanzia Stefano, un regista che con la videocamera realizza i suoi video, e un gruppo di altri sei appassionati diventati collaboratori come consulenti meccanici, registi, addetti al sito internet….
Una storia partita con l’intenzione di “ricordare a chi sapeva ciò che ha dimenticato e far conoscere a chi non c’era quello che si è perso”, naturalmente in ambito motorsport. Un mondo che per Davide Cironi è cultura pura, da salvaguardare, e che di fatto divulga come un vero giornalista, anche se giornalista non è. “Mi hanno offerto mille volte di diventarlo, ma ho sempre detto no. Sono scrittore ed editore, che mi importa molto di più”. Una frase che i giovani aspiranti
dovrebbero stamparsi e incorniciare, per poi ripeterla come un mantra tante volte quanti sono i cv che ogni giorno mandano alle redazioni elemosinando collaborazioni sottopagate. E sono proprio le redazioni esistenti che hanno dato il la all’avvio del progetto. “Le riviste mancano dei punti di vista originali, io ho portato un nuovo punto di vista, da vero appassionato, e questo la gente lo sente e lo apprezza”. Un contatto diretto con il pubblico pronto a commentare ogni video dichiarando apertamente una sana invidia verso il giovane abruzzese. “Forse si vede il lato più lucido del mio lavoro. La gente crede che basti provare un’auto, registrare venti minuti e mettere una musica in sottofondo. Non è così”. Il lavoro lo occupa 16 ore al giorno, sette giorni su sette. Nulla è lasciato al caso, i primi ad accorgersene sarebbero i 140.000 iscritti che con cadenza settimanale aspettano eccitati il caricamento di un nuovo video. Ma la possibilità di sopravvivere economicamente non può certamente dipendere solo dalle visualizzazioni, anche se queste aiutano. Organizzazione di eventi nell’ambito auto sportive, consulenze, collaborazioni con marchi automobilistici fanno il resto. La popolarità, infatti, è un volano sfruttabile e con questo profilo il passo per diventare influencer è un automatismo. Delle redazioni tradizionali, però, sembra non avere nostalgia. Prima di fondare Drive Experience è stato responsabile tecnico audio-visivo nella redazione di una tv locale. “Curavo tutto, dalle riprese sul campo al montaggio in studio. Il caporedattore vedendomi arrivare in Porsche si chiedeva come potessi permettermela, sapendo quanto poco mi pagassero. È la mia passione, i miei soldi li spendo lì”. La proposta è immediata: provare a realizzare contenuti video che raccontano il carattere delle auto. Una concessionaria Toyota gli affida un modello invenduto da mesi. Il video riesce al primo colpo, le visualizzazioni esplodono e dopo pochi giorni l’auto viene venduta. Da quel momento la magia non si è più fermata. Guidare, parlare, girare (in senso di girare un video). Tre dimensioni che riassumono Drive Experience. Ma se guidare è la sua vita, parlare gli risulta meno semplice. “Fosse per me starei muto e lascerei parlare le auto, ma la gente vuole sentire cosa provo”. Emozioni quindi. Emozioni che fanno sognare. E sognare è terapeutico. In poche parole si smonta il mito di un giornalismo che deve solo informare, dell’impersonalità di chi scrive o racconta, dell’oggettività. In un mondo di fake news e di notizie che arrivano dai social sembrano parole strane, eppure è ciò di cui si ha bisogno, e per questo Youtube aiuta non poco. Al contrario di Facebook, che il nostro provetto pilota detesta. “Spero che l’umanità si stanchi presto di Facebook e smetta di considerarlo come la nostra carta d’identità fittizia ed indispensabile. Lo ritengo molto dannoso per la società e la cultura in generale”. Facebook ci anticipa portandoci notizie e informazioni sulla base delle nostre caratteristiche, disabituandoci alla ricerca e educandoci alla superficialità della velocità. I video di Drive experience bisogna invece cercarli, guardarli con calma, a volte tornare indietro e rivederli, immaginandosi alla guida di quei bolidi a carburatori. “Il mio è un lavoro bellissimo, mi diverto. Nel momento in cui non sarà più così bello lavorare, cambierò. Ci sono tanti progetti a cui voglio dedicarmi, non necessariamanete ”. Sicuramente sempre appassionato d’auto, tra dieci anni si vede sulle piste a gareggiare, ma anche continuare nell’editoria nutrendo gli appassionati. “Vorrei sensibilizzare i più giovani sul concetto di bellezza, insegnando a distinguere tra ciò che è realmente bello e ciò che i media ci impongono di percepire come bello, è una cosa che mi riesce abbastanza facile. Ma soprattutto collegare i giovanissimi con i grandi anziani del nostro MotorSport, cosa che nel 2018 faremo alla grande”. Per Davide Cironi, infatti, è nel cuore dei vecchi progettisti d’auto italiane che si custodisce il segreto della passione, quando guidare non dipendeva da un computer e le officine odoravano ancora di grasso. “Le auto italiane dei decenni precedenti sono le migliori al mondo, perché costruite con tanta passione e amore. L’Italia che ha visto nascere certi capolavori era un paese molto diverso. Oggi io provo una macchina degli anni 60’ e a fine giornata sono divorato dalla malinconia di un periodo che non ho vissuto e che non dovrebbe appartenermi.” Passione che trasuda anche dalla lettura del libro che ha scritto, 478 –I diari della Miura nera, progettato nel 2010 quando lavorava di notte in un panificio. “Lo feci per me e senza una ragione”. E per non smentirsi anche qui è la passione l’elemento trainante del successo. Argomento delicato, che ci porta immediatamente alla situazione di molti giovani smarriti tra la difficoltà ad emergere professionalmente e la paura di non poter conciliare lavoro e passioni. Lui ce l’ha fatta, inventandosi un lavoro che ama più di qualsiasi altra cosa. Ci chiediamo quindi quale sia il suo segreto. “Mi piace farlo. La gente se ne accorge quando ami il tuo lavoro, sono contenti di vederti avere successo perché sanno che lo fai per amore, il loro stesso amore. Quando vado in un ristorante e spio il cuoco, mi accorgo se sta facendo il suo lavoro con passione, lo stesso dal calzolaio, quando compro un vinile o un libro. Allo stesso modo quando accendo un dodici cilindri o un piccolo turbo anni ’80 non ho bisogno di fingere, mi viene da sorridere e il mio lavoro ha immediatamente una marcia in più”. Parole che valgono più di molte raccomandazioni, e che ci riportano inequivocabilmente ad una dimensione, quella italiana, in cui abbiamo ancora un primato a livello mondiale: saper far bene le cose di nicchia, mettendoci impegno e passione e congiungendo dedizione e genialità. Con questi ingredienti, e una buona dose di cavalli (del motore, ndr), il successo è meno lontano.
di Simone Ariot
beato lui che può provar quelle auto! Comunque è stato bravo, si è inventato un progetto partendo dalla sua passione. Quello che dovremo fare tutti.