Manuale minimo per lo spettatore teatrale

O COME IMPARARE AD AFFRONTARE GLI EVENTI DEL NOSTRO TEMPO

Come affrontare una rappresentazione teatrale senza arrivare impreparati? Il prontuario teorico presentato dal professor Luigi Allegri e gli interventi di diversi professionisti del sistema teatrale cittadino formano il ‘Manuale minimo per lo spettatore teatrale‘, otto appuntamenti dal 22 gennaio al 20 aprile 2018. Perché capire i meccanismi dell’arte teatrale aiuta a diventare spettatori più consapevoli del mondo che ci circonda.

Locandina del progetto

Locandina del progetto

Il teatro vive di tre coordinate: testo, spazio e azione. Rispetto al romanzo non c’è un io narrante, né un rapporto individuale tra autore e lettore, ma interviene un terzo soggetto, l’attore. La drammaturgia, come spiega il professor Allegri, “presuppone la messinscena, la presenza degli attori, portatori delle parole e delle emozioni dei personaggi”. A teatro le azioni e le emozioni non sono narrate, ma sono vive, incarnate, messe appunto in scena. Ed è con questa consapevolezza che “Goldoni, Shakespeare, Moliére, i grandi drammaturghi del passato, hanno pensato al loro testo: in funzione della rappresentazione teatrale”.
Una stessa opera, interpretata con diversi metodi, strumenti e ideali, nasce e muore ogni volta sul palcoscenico, perché uno spettacolo non sarà mai uguale: una piccola o grande differenza lo renderà per sempre opera d’arte effimera, viva solo per il tempo della rappresentazione. “Il teatro è il solo luogo al mondo dove il gesto è unico e vale una volta sola”, dice infatti il professore. Unico, ma capace di rappresentare da secoli in forma artistica, quindi empatica, antropomorfa, i valori di una comunità: la tragedia spiega i grandi delitti dell’uomo nei confronti dell’umanità, la commedia parla di vizi comuni, piccoli e quotidiani, ma altrettanto universali.

Luigi Allegri, docente di Storia del teatro e dello spettacolo

Luigi Allegri, docente di Storia del teatro e dello spettacolo

“Il teatro è un’arte collettiva, un meccanismo che coinvolge molti attori quindi, ancor più delle altre arti, spiega i mutamenti in ogni tempo della storia dell’uomo”, spiega Allegri. La natura umana nei secoli è stata declinata a teatro in forme diverse e ogni cambiamento di rappresentazione riflette un mutamento di struttura sociale o addirittura di condizione antropologica, perché ogni autore scrive per gli uomini e le donne della propria epoca, che hanno gli strumenti culturali per comprenderlo. Ad esempio come teatro sperimentale la Lenz Fondazione propone un’idea di officina teatrale: “Un luogo di produzione e conservazione industriale è diventato luogo di informazione e sperimentazione attraverso il linguaggio della contemporaneità”, spiega Maria Federica Maestri. La drammaturgia diventa ricerca, grammatica scenica-installativa, ‘imagoturgia’: il testo drammaturgico tradizionale viene sviscerato, tradotto ed espresso per immagini, installazioni e video. L’attore e l’allestimento diventano rifrazione del testo, lo deviano come un liquido attraversato da un raggio luminoso, dandogli una connotazione nuova. “In luce non è solo il teatro, ma c’è una rifrazione anche su altri aspetti visivi, altri linguaggi. Quello che esce non è il raggio di provenienza ma viene deviato dal lavoro dell’attore”, afferma infatti Francesco Pititto .

Lenz Teatro

Lenz Teatro

Le forme variano nel tempo, ma è la natura umana a rimanere la stessa. Per questo un regista che oggi inscena l’Edipo Re di Sofocle sceglie di omettere ciò che allo spettatore contemporaneo risulterebbe datato. Ma l’opera comunica ancora valori, attuali in ogni tempo, che da centinaia di secoli aiutano l’uomo a riflettere sul proprio modo di stare al mondo. E l’età classica insegna che il teatro è catartico, che aiuta a liberare dalle passioni: dalla pietà e dal terrore per ciò che viene inscenato, scatenando un meccanismo di purificazione, di liberazione da un male, non solo del singolo, ma dell’intera comunità.

Teatro greco di Siracusa

Teatro greco di Siracusa

E allora perchè nel 2018 andiamo a vedere Andrea Scanzi che racconta a teatro la politica italiana e le sue (lievitate) contraddizioni pre-elezioni? Perché cerchiamo lo spettacolo esistenzalista di Marco Paolini che ci mette in guardia da un futuribile neo-vangelo dalla tecnologia ossessionante? Per lo stesso motivo per cui l’ateniese del V secolo andava a vedere l’Edipo Re: avere una lente di ingrandimento sulla propria contemporaneità che, attraverso le parole di un mediatore, la interpreta, stimola il cittadino dotato di logos ad analizzare le contraddizioni del proprio presente e in qualche modo a razionalizzarle. Perché “se uscendo dalla sala ci sentiamo in qualche modo consolati, compresi, un po’ meno soli”, dice Scanzi, l’obiettivo è raggiunto. Perché “i teatri sono luoghi dove si costruisce un’intelligenza plurale”, afferma Paolini.
Dunque il modo per arrivare preparati ad uno spettacolo teatrale è semplice, ma non scontato: essere uomini e donne attenti alla realtà e imparare ad interpretarla criticamente senza banalizzazioni. Perchè è di questa che il teatro parla, quello del V secolo a.C., quello di Samuel Beckett, quello di Scanzi e Paolini, e senza di esso non avrebbe lo stesso sapore.

 “Ha senso solo se capisci che stanno facendo dei giochi di ruolo” Samuel Beckett, intervistato sul significato dell’attesa in ‘Aspettando Godot’.

di Duna Viezzoli

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