Dialogo col vero protagonista di… La forma dell’acqua

INTERVISTE IMPOSSIBILI: CONFESSIONI DI UNA RECENSIONE

Questa settimana, per la rubrica Interviste impossibili: confessioni di una recensione, ParmAteneo ha il grande onore di scambiare due chiacchiere col protagonista nascosto di La forma dell’acqua, ultimo capolavoro di Guillermo del Toro candidato a ben 13 nomination agli Oscar.

Forma dell'acqua 1Buonasera, vuole presentarsi?

Buon pomeriggio, semmai! Non è ancora calata la notte! E per me è molto importante: quand’è buio mi preparo a conservare e poi successivamente a rilasciare il calore dei raggi solari. É il momento della giornata che preferisco, perché sono pochi a farsi un bagno e ad insozzarmi con le loro porcherie. Non vi bastava imbottigliarmi, vendermi e farmi filtrare nelle vostre luride docce? Neanche in mare aperto ho un po’ di privacy…

Signora, la prego di presentarsi…

Oh, giusto. Mi scusi. Stavo divagando. Sa, è la prima volta che qualcuno mi interpella e dunque è piacevole potersi finalmente un po’ sfogare. Io sono l’Acqua, piacere di conoscerla e grazie per avermi invitato. Sono contenta che uno di voi giornalisti si sia degnato di rivolgermi la parola. Tutti da del Toro, da Sally Hawkins, da Octavia Spencer o da Doug Jones e le sue branchie… Ammetto che la creatura sia incredibile, ma sono io la vera protagonista del film!

A proposito, può dirci qual è il suo ruolo?

Mi scusi, ma che domanda è? Non sa leggere? Dia un’occhiata alla locandina e capirà con chi sta parlando! Secondo lei, di chi è la “forma” di cui si parla nel titolo?

Mi scusi, intendevo dire la parte che ha interpretato nella storia…

Me stessa, ovviamente. Declinata in tutti i miei aspetti: acqua da bere, acqua del bagno, del lavandino, acqua della pioggia, dell’oceano, della vasca dove intrappolano la creatura, perfino dei prodotti usati dalle due protagoniste per lavare i pavimenti… Io sono ovunque. E, se non compaio fisicamente, sono presente attraverso metafore e allegorie, tant’è che appaio sulla scena più di tutti gli altri attori. E nessuno si è degnato di riservarmi i dovuti onori, da non credere! Del resto, voi non pensate mai a me e mai vi curate dei miei bisogni o di quanto io sia importante nelle vostre brevi vite. A parte del Toro, ovviamente, che è stato l’unico a ringraziarmi.

Com’è stato lavorare col celebre regista?

Bizzarro. Lui ha una vera e propria passione per i mostri, tant’è che nel suo cinema sono sempre loro i veri protagonisti. Non solo: non fa altro che parlarne. Durante le riprese sproloquiava a cascata sul Mostro della laguna nera di Jack Arnold e cercava di omaggiarlo in ogni modo. Anzi, diceva sempre sul set che La forma dell’acqua era, per lui, una sorta di remake/seguito che avrebbe voluto del cult del 54′: la creatura che si metteva con la protagonista femminile. Un’idea assurda, se posso permettermi un parere. Non a caso l’Universal, a cui aveva per primo presentato il progetto, l’aveva rifiutato. Ma, in fondo, del Toro ha fatto cose anche più strane. Questo è niente, al confronto.

Capisco, ma il rapporto con lui com’è stato?Forma dell'acqua 2

Ottimo, trascurando qualche divergenza d’opinione, come le ho spiegato prima. È sempre stato gentile e cordiale, eppure ha la fama di essere un po’ invasato. In ogni caso, gli conveniva trattarmi bene: gli ho ceduto il copyright per lo sfruttamento della mia immagine ad un prezzo stracciato! E, di fatto, l’ho salvato perché altrimenti, le assicuro, non solo il titolo sarebbe stato diverso ma tutto il film. Altro che 13 nomination…

A proposito, le sembrano meritate tutte quelle candidature? Del Toro è un regista famoso e apprezzato in tutto il mondo, dallo stile particolare e riconoscibile, eppure non ha mai avuto un bel rapporto con l’Academy…

In realtà, secondo me con Il labirinto del Fauno almeno uno doveva vincerlo. Ma anche Crimson Peak aveva qualcosa che, a mio avviso, andava premiato, come l’ambientazione e i costumi, oltre agli effetti. Il fatto è che lui passa con assoluta nonchalance dal film autoriale a quello barocco, chiassoso e anche un po’ trash come Pacific Rim. Questo spiazza la giuria, che di solito premia film squisitamente e ostentatamente impegnati, anche a discapito del valore reale degli stessi. Non voglio entrare in polemica, però credo che La forma dell’acqua abbia buone chance. La regia è tipicamente del Toro, ma stavolta portata alla sublimazione, senza sbavature o eccessi di sorta, per non parlare poi della fotografia volutamente “fantastica” di Dan Laustsen e la colonna sonora vintage di Alexandre Desplat.

E delle sceneggiatura, cosa ci dice?

Beh, mette insieme tantissimi generi diversi e lo fa senza rotture: La forma dell’acqua è contemporaneamente una storia d’amore, un thriller, un film di spionaggio, un film d’epoca, un film col mostro e una favola, però a volte è perfino splatter e sensuale. A pensarci bene, è un po’ come l’acqua: liquido, senza confini definiti, tocca tante cose e non appartiene veramente a nessuna, un vaso comunicante tra forme di cinema diverse. Solo una grande scrittura potrebbe riuscirci, ma è anche vero che la competizione è agguerrita. Non ho dubbi sulla scenografia e sui costumi: vinceranno sicuramente.

Forma dell'acqua 3Invece, per quanto riguarda le nomination dei suoi colleghi?

Tutte meritatissime: Sally Hawkins è straordinaria, tant’è che per certi momenti ho pensato che fosse veramente muta e la sua Elisa Esposito mantiene intatta una dolcezza puerile, candida come una bambina eppure forte come una persona che vuole combattere per quello che ama e andare contro ad un sistema di potere che la discrimina, non solo in quanto disabile ma soprattutto in quanto donna. Sistema che viene impersonificato magistralmente da Michael Shannon nei panni del Colonnello Strickland e forse anche lui avrebbe meritato qualcosa. É vero comunque che del Toro ha una certa predilezione per scrivere personaggi odiosi, fin dal Labirinto del Fauno, quindi era avvantaggiato. Giusta anche quella per Octavia Spencer, che interpreta un personaggio pieno di sfaccettature, brioso e logorroico, il perfetto contraltare di Elisa. Poi c’è Richard Jenkins, candidato come miglior attore non protagonista, che riesce a rendere perfettamente credibile il suo Giles e che ci restituisce il ritratto di un uomo sensibile, rimasto solo a causa della sua natura di artista e di omosessuale che la società stigmatizza. In fondo, questo è un film che vede al centro gli ultimi, gli emarginati, chi viene considerato inferiore a priori solo per circostanze fisiche o per pregiudizio e che, invece, sono molto più umani di chi li discrimina. Un po’ come me. L’acqua è così importante e fondamentale, ma considerata meno di quello che è realmente. Il film, in questo senso, ne diventa una metafora scoperta… Eppure io non ho ricevuto nessuna nomination!

Parliamo della creatura, interpreta da Doug Jones. Dove si inserisce, secondo lei, in una possibile graduatoria dei mostri di del Toro?

Tra i primi posti, sicuramente. Anche perché sembra quasi il frutto di un lungo percorso, una gestazione creativa. É un po’ come se tutte le esperienze precedenti fossero confluite in una figura sola, fino a diventare quasi una maschera che ha al suo interno tante cose: la diversità, la mostruosità, il lato divino, straordinario nel senso di fuori dal normale, ma anche poetico e metaforico. Doug Jones lo interpreta magnificamente senza aver bisogno di parlare e usando solo i gesti, non a caso di professione fa il mimo. Inoltre, il costume è molto realistico e curato. Infatti l’artista Mike Hill ci ha messo 3 anni per realizzarlo.

Ha detto “realistico”: per caso queste creature esistono davvero?

Non sono autorizzata a rispondere a questa domanda.

Per concludere: qual è la forma dell’acqua?

Tutte e nessuna. Come l’amore.

 

di Elia Munao’

 

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