Addio all’fm: la nuova era di Radio K-Rock, da quest’anno solo sul web
LA STORICA EMITTENTE DI SCANDIANO RACCONTATA DAI FONDATORI BRUNO BOCEDI E FAUSTO SASSI
Si chiude una storia durata più di 40 anni. Radio K-Rock a partire da quest’anno va in onda solo sulle infinite vie del web, dopo aver venduto le sue frequenze alla potente Radio Birikina di Castelfranco Veneto. Una rivoluzione a cui moltissime emittenti sono state soggette negli ultimi anni a causa soprattutto della crisi economica che ha colpito anche il mondo della radiofonia. Un momento di difficoltà che sta avvantaggiando molto i grandi network nazionali ad appannaggio delle piccole realtà locali come K-Rock.
Quarant’anni di storia però non si cancellano. Ripercorriamoli assieme a Fausto Sassi e Bruno Bocedi, storici fondatori e djs di questa gloriosa emittente tra le ultime radio libere esistenti: dai “peggiori bar” di Scandiano fino allo sbarco sul web.
Nata nel 1976 con il nome di ‘Mondoradio’, ha cominciato a farsi conoscere tramite le serate in locali come il Corallo di Scandiano o il Ritz di Novellara e a diffondere la musica “Verbo Rock” attraverso l’etere. Da allora Radio K-Rock ne ha fatta di strada e, come il cantante Luciano Ligabue ha affermato nel suo libro ‘Sulla sua strada’, è stata “una delle poche radio dure e pure sopravvissute all’invasione dei network e ai tentativi di monopolizzazione dei media”. Il cantante di Correggio, agli esordi della sua lunga carriera è stato anche conduttore di una trasmissione di Mondoradio, nel 1988. “Faceva tre ore di programma al mattino, tre volte alla settimana e prendeva 300 mila lire di stipendio”, raccontano i fondatori dell’emittente.
Proprio in quello stesso periodo, Bruno Bocedi e Fausto Sassi decidono di fondare una nuova radio: K-Rock. “Volevamo fare una radio diversa – afferma Fausto – trasmettendo una musica che all’epoca era di nicchia. Ora invece la fanno tutti”.
Nel gennaio del 1988 Bocedi e Sassi decidono, “per divergenze di opinioni”, di staccarsi dalla “vecchia Mondoradio”: sono gli albori di Radio K-Rock. In breve tempo, nonostante molte piccole emittenti nel frattempo avessero chiuso, la radio di Scandiano riesce ad attirare attorno a sé il ‘popolo rock’, creando una vera e propria community. “Non credo di aver fatto mai negli ultimi 30 anni un solo chilometro in auto per le nostre strade senza la vostra musica“, scrive un fan sulla pagina Facebook. “Vi ascolto da una vita, per me siete la mia famiglia”, aggiunge un altro. Un senso di appartenenza rimasto talmente forte da spingere gli ascoltatori più incalliti a proporre una raccolta fondi per continuare a mantenerla tra le radio ‘dell’onda’. “Non avendo grandi introiti pubblicitari, essendo una radio di nicchia, la nostra principale fonte di guadagno erano i locali, dove facevamo musica rock. Eravamo gli unici all’epoca”, ricorda con un filo di nostalgia Fausto.
Oltre a Ligabue, Radio K-Rock ha ospitato altri volti importanti della musica come Vinicio Capossela, Afterhours, Van de Sfroos, Pitura Fresca, Timoria, Negrita, Litfiba, Sepultura, Skid Row Peter Doherty, Tito e Tarantula, Nico (cantante dei Velvet Underground), Blasters e molti altri ancora. “C’è chi può dire di essere diventato un nome affermato nel panorama musicale italiano solo dopo aver avuto la possibilità di esibirsi su un palco come quello del tempo del Rock di Scandiano”, si legge nella loro pagina. Che sia una congettura oppure no: era bello credere che K-Rock avesse il tocco magico di scoprire i nuovi talenti.
Poi a fine 2017 giunge la notizia: K-Rock trasmetterà solo sul web. I costi troppo alti hanno infatti spinto uno dei locali che collaborava con la radio a tagliare i fondi per la trasmissione in fm. Una spesa non più sostenibile, considerando che si parla di cifre che oscillano tra i 12 e i 15mila euro al mese. Così da gennaio, per ascoltare K-Rock, non si può più sintonizzare sulla frequenza 94,7. “Gli ascoltatori – spiega Fausto – hanno preso molto male la notizia, soprattutto quelli che non sono attrezzati da un punto di vista tecnologico.Ad esmepio coloro che ascoltano la radio mentre guidano, tipo i camionisti”. Seguita da moltissime persone anche fuori dall’area di riferimento tra Reggio, Modena e Parma, K-Rock ha costruito negli anni un bacino di utenti non emiliani talmente grande da aver impressionato persino lo storico dj dell’emittente: “Mi ha stupito l’affetto di molti ascoltatori nei nostri confronti. Non mi sarei mai immaginato un attaccamento del genere. Questo ci ha dato la forza di andare avanti”. “Il giorno della chiusura – aggiunge Bruno – abbiamo ricevuto messaggi da decine di migliaia di persone, ascolti radiofonici mostruosi, testimonianze. Quel giorno sulla nostra pagina Facebook ci sono state oltre 100.000 visite, che è molto per una piccola radio come la nostra”.
Il web quindi come un passo indietro o un’opportunità da sfruttare?
“Per quanto riguarda la quantità dell’ascolto è stato un passo indietro però il futuro è certamente il web. Solo i grandi gruppi avranno la forza economica di rimanere sul fm. La tecnologia sta facendo passi da gigante quindi forse in un futuro potremmo raggiungere molte più persone rispetto ad oggi.”
Trent’anni ad accompagnare migliaia di ascoltatori a suon di musica sono troppi per dimenticare. Tra momenti sia felici che tristi, Bruno Bocedi, ne ricorda alcuni tra quelli più impressi: “Le soddisfazioni maggiori ci sono state negli anni ’90, tempi d’oro per la musica rock. La nostra radio era la più ascoltata in assoluto, arrivavamo infatti fino a 25 province e questo per noi fu una grande sorpresa, considerando che avevamo cominciato il nostro percorso solo da pochi anni. Un momento triste, invece, è stata la scomparsa di Augusto Daolio, noto cantante dei Nomadi, che per sua volontà volle che fosse annunciata proprio da noi, perché era un nostro ascoltatore e si fidava di noi. Un’altra volta – continua il fondatore – ricordo che mi telefonò da Milano la Radio Records e mi chiese come mai un artista che avevano appena lanciato Manu Chao, che poi diventerà famoso – aveva venduto 1000 copie in Italia, di cui 750 tra Modena e Parma, dove c’eravamo noi che lo contattavamo perché ci piaceva”.
Nonostante Radio K-rock abbia dovuto ‘traslocare’ sulla rete on-line, questo non ha demoralizzato l’intero staff che, infatti, ha immediatamente ripreso quello che è sempre stato capace di mantenere intatto, ovvero il contatto con gli ascoltatori, la cui diminuzione non viene vista come un arresto, ma bensì con speranza. “Sicuramente ci limita parecchio – commenta Bocedi – sappiamo che tra gli ascoltatori di prima pochi sono attrezzati per seguirci, ma è anche vero che dal 2020 tutte le radio che dovranno essere vendute dovranno essere digitali, quindi l’fm comincerà a perdere un po’ di esplosività, proprio perché oggi si punta molto sul digitale. Ancor di più perché prima che il digitale funzioni veramente, fungerà ancor di più la radio online, perché la copertura sarà abbastanza diffusa e questo permetterà a tutti non più di ascoltare la radio attraverso internet. Noi puntiamo ad arrivare a quel momento, se servirà facendo sacrifici, ma continuando ad essere K-Rock. E considerando che nonostante questo cambiamento abbiamo ancora un buon numero di ascoltatori, filtra ottimismo per questo obiettivo”.
Non si esclude inoltre la possibilità che un giorno Radio K-rock riapprodi sulle frequenze. “Se avessimo la possibilità di tornare in radio la coglieremo al volo – confessa Bocedi, che aggiunge – Abbiamo infatti delle offerte da altre radio che ci chiedono di fare programmi serali, a partire dalle 19, ci stiamo lavorando. C’è un pubblico che ci vuole, non escludo quindi che potremo tornare in fm, anche se ospiti di altre radio”.
È iniziata una nuova era e la storia di Radio K-rock è tutt’altro che finita.
di Mattia Celio e Mattia Fossati
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