Guida al voto: tutto quello che c’è da sapere sul Rosatellum e non solo

SOLO L'INFORMAZIONE PUO' RENDERE IL VOTO VERAMENTE LIBERO

In periodi, come questi, di campagna elettorale non c’è niente di più importante di essere consapevoli di ciò che si fa: non solo chi votare e perché ma anche come lo si deve fare. Con questa finalità nella giornata di giovedì 22 febbraio si è tenuta, nell’Università degli Studi di Parma, una del ciclo delle quattro conferenze chiamate ‘Guida al voto per i nuovi elettori’, che vede l’incontro degli studenti di quinta superiore degli istituti della città con i docenti delle facoltà di Giurisprudenza, Scienze politiche e Servizio sociale dell’università.
In questa occasione la docente di Istituzioni di diritto pubblico Veronica Valenti e il docente di Scienze politiche Emanuele Castelli hanno spiegato ai neodiciottenni che si recheranno ai seggi per la prima volta il 4 marzo, l’origine sociale della vita politica, le ideologie che caratterizzano il sistema partitico e la storia dei sistemi elettorali con annesso la spiegazione del nuovo Rosatellum.
L’incontro fa parte della ‘terza missione‘ dell’Università, quella dell’utilità sociale e culturale per tutta la cittadinanza perché “ciò che ci rende veramente liberi, in clima di elezioni, è l’essere informati“, afferma Veronica Valenti. Questi incontri, infatti, possono essere utili non solo per gli studenti delle superiori ma anche per qualche universitario un po’ arrugginito su questi temi, o per qualche adulto impegnato che non ha tempo di guardare la televisione, o per qualche signora anziana rimasta ai ‘vecchi tempi’. Ecco quindi un breve riassunto della conferenza, utile come guida al voto per tutti. E’ importante essere informati perché un popolo ignorante è un popolo facile da ingannare.

MA QUESTO ROSATELLUM? – Tra le tante tipologie di sistemi elettorali, si deve fare sicuramente un’importante distinzione. Vi sono infatti sistemi maggioritari -ovvero il seggio è assegnato a chi ha ricevuto la maggioranza dei voti validi- e sistemi proporzionali -dove la quantità dei seggi è assegnata in modo proporzionale al numero dei voti ottenuti-. La scelta tra rappresentabilità, se si sceglie una formula elettorale proporzionale, e stabilità, se al contrario si sceglie quello maggioritario, non è mai così semplice. In Italia si è sempre scelto il primo ammettendo però soglie di sbarramento per i partiti minoritari e un premio di maggioranza per quelli vincenti. Tuttavia non si era mai arrivati a un sistema misto come quello approvato con la legge del 2017. Con il Rosatellum, infatti, sia la Camera dei Deputati sia il Senato saranno eletti per 1/3 in modo maggioritario tramite il collegio uninominale e per 2/3 in modo proporzionale; vi saranno soglie di sbarramento al 3% per i partiti e al 10% per le coalizioni.

Un’unica scheda elettorale indicherà il nome del candidato all’uninominale, il simbolo dei partiti che lo sostengono e i nomi dei candidati del listino associato. Barrando il simbolo del partito, il voto andrà al candidato del collegio uninominale e al partito per la parte proporzionale; barrando il nome del solo candidato del collegio uninominale, il voto andrà a lui ma non si estenderà ad alcun partito. Non è possibile il voto disgiunto, ovvero sarà annullata la scheda di colui che barrerà la casella di un candidato al collegio uninominale e la casella di una lista non corrispondente a quelle che lo appoggiano.

Vi sembra complicato? Non temete, se c’è una cosa sulla quale tutti i partiti concordano è quella di abrogare questa legge elettorale per sostituirla. Infatti il ‘nostro’ Rosatellum presenta tanti difetti. In primo luogo vi sono ‘seggi sicuri’ dove il candidato favorito parte avvantaggiato di più di 5 punti sul secondo si giudica l’uninominale ma anche chi non vince può avere un ‘premio’ dato che il restante 63% dei seggi viene assegnato in modo proporzionale e quindi i voti presi da una lista saranno divisi tra i candidati successivi al primo. In secondo luogo vi è la questione della parità di genere, che può essere facilmente aggirata: basta candidare una donna in più collegi sicuri, risultando già elette faranno scorrere le preferenze -dato che c’è l’alternanza dei nomi- verso un uomo a cui si garantirà il seggio. E infine, non prevedendo premi di maggioranza, si vengono a creare coalizioni formali che, una volta ottenuta la vittoria, possono poi proseguire ognuno per i propri interessi senza portare a nessun risultato concreto.

ALL’ORIGINE DELLA POLITICA – Ma come scegliere per chi votare se si è ancora indecisi? Punto primo: informandosi sui programmi e suoi candidati.
E poi con un ripasso dei fondamentali.
Alla base della politica ci sono i gruppi sociali ovvero delle organizzazioni di individui accomunati da interessi comuni che per tentare di perseguirli si riuniscono formando i partiti. Questi, con i loro obiettivi, nascono secondo il politologo norvegese Rokkan, da fratture della società: ce n’è stata una tra centro e periferia che ha determinato la nascita dei partiti indipendentisti (ad esempio il Partito nazionalista basco) o l’attuale diatriba tra la Catalogna e il governo centrale di Madrid; una tra Stato e Chiesa che ha portato ai partiti conservatori e religiosi (ad esempio la Democrazia Cristiana); una tra operai e borghesia che ha portato alla nascita di partiti di sinistra e di destra, presenti in tutti gli ordinamenti (ora nel sistema italiano ci sono il Partito Democratico e Forza Italia).
I programmi alla base di queste due ideologie sono ovviamente vari ma si basano su alcuni punti teorici fondamentali: la sinistra è più attenta alle classi meno benestanti, preme per l’espansione del welfare e della giustizia sociale e, almeno nei primi tempi della sua storia, prevedeva un’economia pianificata con l’intervento dello Stato che dovrebbe salvaguardare le classi meno abbienti. Dall’altra parte la destra è a favore del liberismo, vuole ridurre le tasse e la spesa pubblica ed è attenta specialmente ai bisogni della classe media. Se un tempo queste fratture erano più nette e radicate ora ci troviamo, invece, in una ‘società liquida’ dove non è più così facile distinguere chiaramente la destra dalla sinistra. Oggigiorno, inoltre, la frattura dei partiti riguarda soprattutto apertura e chiusura. Con la prima si intende il vedere in modo favorevole la globalizzazione, il cosmopolitismo, l’Unione europea e l’accoglienza dei migranti; mentre con chiusura si intente un ritorno al pensiero nazionalista, a un’idea di Europa ma mantenendo la supremazia dei popoli e alla contrarietà verso l’accoglienza dei migranti.

Collocando i partiti politici sull’asse orizzontale sinistra-destra e sull’asse verticale apertura-chiusura  di un piano cartesiano abbiamo una visione degli schieramenti politici del nostro Paese. In alto, con molta apertura all’Europa e all’immigrazione e tendenzialmente a sinistra abbiamo l’asse Pd-Più Europa di Emma Bonino e Liberi Uguali di Pietro Grasso; scendendo in basso a destra con molta chiusura verso l’Europa e un atteggiamento più nazionalista di salvaguardia degli interessi degli italiani, prima degli altri, oltre che un atteggiamento negativo nei confronti dell’immigrazione abbiamo l’asse Lega-Forza Italia-Fratelli d’Italia mentre, infine in basso sulla sinistra ritroviamo il Movimento 5 Stelle che concorre a sé con una politica tendenzialmente di sinistra ma più chiusa su alcuni punti come l’Europa e l’Euro, una delle battaglie del Movimento, la modifica dei trattati o il ritorno alla vecchia Lira, mentre non hanno un atteggiamento negativo nei confronti dell’immigrazione, a differenza dei partiti di estrema destra. Guardando le posizioni dei partiti su quello che alla conferenza hanno rappresentato come piano cartesiano, dobbiamo collocare la nostra ideologia e votare il partito che più rappresenta i nostri interessi o quelli della nostra generazione. Come sottolineato anche giovedì mattina, è importante andare a votare, perché il voto è lo strumento con cui i popoli possono far capire ai governanti se sono soddisfatti o no del proprio operato.

 

di Laura Storchi e Ernesto Vastola

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