Il problema dell’integrazione e i progetti del Comune

PERIFERIE CALDE: PARMA E' UNA CITTA' SCIURA?

integrazione.artNumerose testimonianze danno l’idea di come il problema dell’integrazione degli stranieri nel tessuto sociale sia un processo complesso e spesso non facile. Aumentano i focolai di disagio nelle periferie dovuti alla mancanza di sicurezza e tra le varie cause c’è ovviamente la difficoltà di avallare progetti che mirino concretamente all’inserimento degli immigrati nella comunità, che garantiscano loro non solo un permesso di soggiorno, ma un sostegno e un monitoraggio continuo da parte delle istituzioni, a partire dall’inserimento nell’ambiente scolastico, fulcro primario di integrazione, e anche nell’ambiente lavorativo. La crisi economica ha certamente contribuito ad acuire il fenomeno della disoccupazione tanto per gli italiani quanto per gli stranieri che sempre più spesso, stipati nei quartieri periferici senza un lavoro, senza qualcuno che li segua e ascolti i loro bisogni, si abbandonano a situazioni di degrado e criminalità.

 

INFORMASTRANIERI–  Il Comune di Parma si impegna tramite l’ufficio InformaStranieri a dare informazioni e consulenze sulle opportunità di inserimento a tutti i cittadini stranieri che vi si rivolgono. Questo ufficio nasce nel 2000 sulle ceneri del vecchio ufficio immigrati del Comune. Oltre alle pratiche di tipo amministrativo e burocratico, come il rinnovo dei permessi di soggiorno, il ricongiungimento familiare, i visti, la cittadinanza italiana, la realizzazione dei curriculum per facilitare l’inserimento lavorativo degli immigrati, l’InformaStranieri mette a disposizione un servizio di mediazione linguistica: venti mediatori appartenenti a diverse aree linguistiche, svolgono attività anche all’interno dei poli sociali dei vari quartieri e nei servizi educativi all’interno delle scuole. In particolare negli ultimi due anni l’ufficio ha cercato di coinvolgere maggiormente le associazioni di immigrati e di stranieri presenti nella città per sostituire il vecchio tavolo immigrazione e facilitare così lo scambio di idee e progetti tra questi e le amministrazioni comunali.

informastranieri.artPoiché le associazioni storiche di stranieri hanno ancora molte riserve nei confronti delle istituzioni locali, l’InformaStranieri, insieme al Comune, sta cercando una nuova forma per far incontrare amministrazione e associazioni” racconta la responsabile Fulvia Baroni. Nello statuto comunale si è aggiunta la figura del consigliere aggiunto, uno straniero, senza diritto di voto ma con diritto di parola, nominato con voto dagli stranieri regolari che però non abbiano ancora maturato il diritto di voto amministrativo; questo dovrà favorire l’integrazione e portare la voce delle comunità straniere al Consiglio comunale.

Un ulteriore progetto, questo a livello nazionale, è in via di discussione e prevede lo stanziamento di fondi per il rimpatrio volontario assistito di stranieri attraverso il pagamento del viaggio o investimento per aprire attività nel loro paese di origine.

Inoltre, l’ufficio si occupa di mettere in contatto gli stranieri con i centri di accoglienza comunali quali Borgo del Naviglio e Martorano. Gli stranieri che si rivolgono agli sportelli di questo ufficio sono oltre 20.000 all’anno, non è facile fare fronte a tutte le loro richieste, un grande sforzo e una grande capacità di comprensione delle loro esigenze contraddistingue il personale che lavora ogni giorno a contatto con gli immigrati. “Le proposte per favorire e incrementare l’integrazione sono numerose sia da parte del Comune, sia da parte delle comunità straniere qui a Parma, ma purtroppo – come sottolinea Fulvia Baroni – fanno fatica a essere concretizzate per mancanza di fondi e per le lunghe pratiche burocratiche”.

 

IL FUTURO DELL’INTEGRAZIONE– Abi Fellah, di origine marocchina, prima educatore professionista e poi mediatore linguistico all’InformaStranieri, sottolinea come non esista un monitoraggio dei cambiamenti in atto nella società: “Manca la percezione del cambiamento e se c’è non ci sono gli strumenti adatti per studiarne le cause e proporre eventuali soluzioni”. Tamponare situazioni di disagio è solo un provvedimento momentaneo che serve a risolvere parzialmente situazioni ormai già all’apice della degenerazione; Abi Fellah aggiunge: “Quello che manca è un vero progetto di integrazione che modifichi il sistema alla radice, un progetto cha parta dalla scuola”. Il lavoro di integrazione è un lavoro che coinvolge sia i cittadini e le istituzioni italiane che devono prendere piena conoscenza delle culture straniere oltre che favorire accordi bilaterali tra i vari enti e ministeri, sia gli stranieri che con rispetto e dignità devono inserirsi nel tessuto sociale. “Non c’è una cultura trasversale di integrazione” dice ancora Abi Fellah, che continua: “Ghettizzare gli stranieri in certe zone delimitate non risolve il problema, ma serve solo ad emarginarlo e allontanarlo”. L’immigrazione sta diventando solo una carta da giocare dai diversi schieramenti politici durante la loro propaganda elettorale, ma mancano politiche serie che si occupino degli stranieri a 360 gradi che non li abbandonino al loro destino una volta dato loro il permesso di soggiorno senza assicurarsi che ricevano una buona istruzione o che vengano inseriti concretamente nella società. “Ci vuole un tavolo vero per l’integrazione e i giovani devono capire che nella nuova società in cui viviamo il problema dell’integrazione è importantissimo”.

Una prima proposta per gli studenti arriva proprio dal signor Fellah: “Sarebbe bello se si potesse realizzare un progetto che crei un dialogo tra giovani universitari, istituzioni e stranieri per parlare a più voci del problema delle periferie a partire dalla visione di un film realizzato dal regista marocchino Nabil Ayouch ‘I cavalli di Dio’ che racconta la vita delle periferie marocchine a partire dallo scoppio di una casa spagnola a Casablanca”.

 

di Letizia Cicchitto

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