Quell’Italia che canta la violenza

Dagli anni '70 ad oggi, cinque brani che cantano la violenza di genere

La capacità di veicolare messaggi importanti attraverso la musica è da sempre uno dei più grandi vanti del cantautorato italiano.

In Italia si canta l’amore, la pace, la voglia di giustizia, il rispetto dell’altro;

In Italia si canta per gli oppressi, i diseredati, i dimenticati da Dio e dall’uomo;

In Italia si canta la vita sì, ma di tanto in tanto, in Italia, si cantano anche la morte e la violenza.

Violenza, come quella della morte di ‘Lella’, cantata da Edoardo De Angelis nel 1971, morta perché si era stufata di concedere all’amante il suo amore e allora lui “L’ho presa ar collo e nun me so fermato che quann’è andata a tera senza fiato”.

Di certo De Angelis non avrebbe mai voluto sottintendere che la soluzione all’abbandono da parte di una donna sia carpirle l’ultimo respiro, eppure l’ha fatto.

Violenza è quella che Marco Ferrandini, nel 1981, consiglia in ‘Teorema’, avvicina l’orecchio uomo inesperto, le regole sono poche e semplici “Prendi una donna, trattala male, lascia che ti aspetti per ore” e mi raccomando amico fedele “Cerca di essere un tenero amante, ma fuori dal letto nessuna pietà”.

Sicuramente Ferrandini non aveva alcuna intenzione di suggerire che maltrattare una donna fosse la formula perfetta per farla innamorare, eppure l’ha fatto.

Violenza, ancora una volta, è quella cantata nel 1995 da Marco Masini alla sua ‘Bella stronza’ che “Hai chiamato la volante quella notte e volevi farmi mettere in manette solo perché avevo perso la pazienza”, una donna tanto bella quella di Masini che “Mi verrebbe da strapparti quei vestiti da puttana e tenerti a gambe aperte finché viene domattina”.

Senz’altro Masini non voleva far supporre che denunciare un abuso sia un errore e che la violenza sessuale sia una giusta punizione per essere bella, attraente, sensuale, eppure l’ha fatto.

Violenza è quella di Emis Killa nel 2016 che in ‘Tre messaggi in segreteria’ parla ad un telefono che suona a vuoto, ad una donna che non vuole più essere chiamata, cercata, che gli dice di calmarsi, ma lui no “E’ tardi stronza […] voglio vedere la vita fuggire dai tuoi occhi”.

Certamente Emis Killa non aveva intenzione di avvalorare lo stalking come metodo per riconquistare una donna e l’omicidio come giusto epilogo di una relazione finita, eppure l’ha fatto.

L’Italia continua a cantare, parole pesanti si fanno leggere nell’armonia delle note.

Di sicuro violenze, soprusi, aggressioni, persecuzioni, omicidi non vengono cantati agli uomini come vademecum e alle donne come monito.

Tra un ‘è solo una canzone’ e un ‘non è quello che volevo intendere’ non resta che alzare il volume e mettersi in ascolto, c’è una canzone che vale davvero la pena ascoltare, parla di una donna passionale che in assenza del suo uomo ha deciso di consolarsi tra le braccia di un altro “Tornò Miuguel tornò, la vide e impallidì, il cuor suo tremò e due colpi di pistola le sparò. Maracaibo, mare forza nove…”

di Cinzia Di Salvo

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