Il trovatore presenta Il trovatore: al Regio col Club dei 27

NELL'APPUNTAMENTO DI VERDI OFF AL TEATRO REGIO DI PARMA LE OPERE DI GIUSEPPE VERDI SPIEGATE DALLE OPERE IN PERSONA, IL GRUPPO DI APPASSIONATI VERDIANI FAMOSO IN TUTTO IL MONDO

Quando si parla del Club dei 27 si è soliti pensare al famoso gruppo di musicisti – Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison, Kurt Cobain solo per citarne alcuni – tutti tragicamente morti all’età di 27 anni. Ma a Parma, città dell’opera lirica e di Giuseppe Verdi, questo nome assume tutt’altro significato: 27 è  il numero dei soci – sul cui stato di salute vogliamo rassicurare il lettore – del club di Appassionati Verdiani più famoso del mondo.

27, NON UNO DI PIÙ – Fondato nel 1958,  i primi membri del club erano grandi amanti delle opere di Giuseppe Verdi che si riunivano nella cantina Grotta Mafalda di Emilio Medici per parlare di lirica. Da qui l’idea di diventare un vero e proprio club con 27 componenti non uno di più, come le opere del Maestro, dove ogni socio avrebbe portato il nome di una delle opere verdiane:  “Aida, Otello, Don Carlo, Macbeth e tutte le altre ventisei opere più il Requiem, senza tenere conto dei vari rifacimenti”, come spiega il presidente del club Enzo Petrolini, alias Un giorno di regno. Per garantire un ricambio generazionale, all’interno del club è sempre stata presente la figura del Decano, un socio che, arrivato ad una certa età, ritiene di non poter più partecipare attivamente alle numerose iniziative del club e quindi, pur rimanendo all’interno del gruppo, lascia libero il titolo della sua opera che passa ad un nuovo membro.

Questo passaggio è facoltativo a 60 anni e obbligatorio ad 80. “Per entrare a far parte del club si presenta una domanda e sono richieste delle garanzie da parte degli altri membri – aggiunge Un giorno di regno -. C’è solo un piccolo inconveniente: per entrare un nuovo socio deve prima verificarsi la morte o l’abbandono per altri motivi di uno dei vecchi. Tuttavia, l’unico e più importante requisito per diventare soci è la passione per le opere di Verdi”. “Siamo un club in cui si entra in verticale o si esce in orizzontale!”, scherza un altro socio.

UN PALCO ALL’OPERA – Di passione per Verdi, in questo periodo, in città se ne respira tanta. Chi è qui lo sa, chi è arrivato da poco lo impara presto: questo è il mese del Festival Verdi e ignorarlo sarebbe impossibile. Dal 27 settembre al 21 ottobre, quasi ogni sera sul palcoscenico del Teatro Regio di Parma, del Teatro Farnese e del Teatro Giuseppe Verdi di Busseto va in scena un’opera verdiana e tutti i giorni si può scegliere tra uno dei tanti eventi di Verdi Off, la rassegna di appuntamenti collaterali al Festival Verdi che, da tre anni a questa parte, porta l’opera e la musica lirica in tutta la città e nelle terre verdiane. Tra questi eventi Un palco all’opera col Club dei 27, lo scorso 5 ottobre al Teatro Regio di Parma: distribuiti nei vari palchi del teatro, a coppia o individualmente, i membri del Club dei 27 hanno raccontato al pubblico presente l’opera verdiana di cui portano il nome, spiegandone personaggi e trama con aneddoti e curiosità delle varie rappresentazioni e ricordando i grandi cantanti lirici che l’hanno interpretata. Il racconto di una grande passione, che senza cadere mai nel tecnicismo, è in grado di far rivivere attraverso le parole un capolavoro verdiano. L’intento è la diffusione e la trasmissione della cultura lirica verdiana, affinché continui a rimanere viva attraverso il suo pubblico.

PIACERE, IL TROVATORE -“Il trovatore ha una trama molto complicata, ricca di personaggi e vari flashback – così Andrea Begani, ovvero Il trovatore, introduce quest’opera rappresentata in prima assoluta il 19 gennaio del 1853 al Teatro Apollo di Roma – ed insieme a Rigoletto e La traviata, fa parte della cosiddetta trilogia popolare”. Il libretto narra le vicende del trovatore Manrico, della sua amata Leonora, dell’acerrimo nemico Conte di Luna e della madre Azucena. “Quest’opera ebbe un grandissimo successo e a Verdi fu chiesto anche un riadattamento francese per l’Opéra di Parigi – continua Il trovatore orgoglioso – e, proprio quest’anno, al Festival Verdi va in scena Le Trouvère, la versione francese appunto, diretta dal famoso regista americano Robert Wilson. Questa versione sta suscitando molto scalpore in quanto gli attori in scena sono praticamente immobili, tra di loro non c’è contatto, sono rivolti completamente verso il pubblico ma forse è proprio per questo che, a mio parere, si riesce a provare una partecipazione emotiva più profonda”.

FALSTAFF ALLEGRO BURLONE – “Giuseppe Verdi ebbe una carriera alquanto travagliata, ricca sia di successi che di fallimenti, volle perciò congedarsi con un’opera originale e azzardata, degna di essere l’ultima. Grazie a questo desiderio nasce uno dei suoi capolavori più complessi ed elaborati: Falstaff.” E’ così che Paolo Zoppi ovvero Falstaff, accoglie numerose persone in un altro palco che, attraverso le sue parole, sembra trasformarsi nell’osteria in cui hanno iniziano le vicende dell’opera. Il protagonista, ubriaco, accusa il suoi servi, Pistola e Bardolfo, di averlo fatto ubriacare e di averlo derubato dei suoi averi. “Ad un certo punto – prosegue Zoppi con un sorriso beffardo –  al povero Falstaff non resta che cercare fortuna dove è sicuro di trovarla: corteggiare una dama nobile e ricca e vivere a sue spese”. Da quel momento una serie di equivoci, scambi di persona e stravaganti vicende tengono alta l’attenzione del pubblico finchè Zoppi, allo scadere del tempo, conclude in allegria l’incontro con la stessa frase pronunciata da Falstaff al termine dell’opera: Tutto nel mondo è burla!

NEL COVO VERDIANO CON UN GIORNO DI REGNO  – Nessuno dei membri fondatori è più presente nel Club, ma c’è una persona, l’attuale presidente, che era presente al sorteggio dei primi ventisette appassionati verdiani e racconta quel momento con una sana nostalgia: “Avevo 8 anni quando ci fu la storica prima riunione in cui furono nominati i primi 27 soci. Io c’ero e questo ricordo mi rimarrà per sempre – racconta Enzo Petrolini  –  ormai, oggi, sono l’unico ad averlo visto”. Nel corso del tempo il gruppo ha cambiato diverse volte nome fino all’attuale Club dei 27 e, dopo aver avuto per lungo tempo la sua sede in una vecchia cantina di Via Farini, nel 2006 il Covo Verdiano si è stabilito in una parte dei sotterranei della Casa della Musica di Parma. “Non è la semplice sede di un’associazione, ma un vero e proprio piccolo tesoro sotterraneo – racconta con orgoglio il presidente del Club dei 27 –  raccoglie le testimonianze di tutto quello che il gruppo ha collezionato nel corso dei decenni:  dalle collaborazioni con le scuole agli ospiti internazionali che ci hanno fatto visita, dalle rappresentazioni a cui abbiamo partecipato alle manifestazioni che abbiamo organizzato. Tutto con un unico importante obiettivo: diffondere la conoscenza delle opere di Giuseppe Verdi nel mondo e tramandare il nostro grande amore per la musica lirica”.

 

di Giorgia Lanciotti, Beatrice Nardella, Alexandra Bogean

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