Aperitivo letterario con il Salmone
UNA CHIACCHIERATA SUL TESTO CONTEMPORANEO ORGANIZZATA DAGLI STUDENTI DI GIORNALISMO
Lunedì 15 ottobre, all’enolibreria Chourmo, Emmanuela Carbé ha parlato del suo primo libro Mio salmone domestico (Laterza, 2013). L’evento è stato organizzato e gestito da un gruppo di studenti della facoltà di Giornalismo e cultura editoriale, per offrire un’occasione di riflettere sulla narrativa contemporanea e sul panorama editoriale, toccando considerazioni sulla società di oggi, con le sue luci e ombre. Un incontro informale, una chiacchierata, condita da battute e terminata in un aperitivo, che ha aperto prospettive di analisi agli studenti del corso di Letteratura contemporanea e sistema editoriale
dell’Università di Parma, tenuto dalla Professoressa Isotta Piazza, ma anche arricchito la consapevolezza di tutti i lettori presenti in sala.
Ironica e arguta, come nei suoi libri, l’autrice ha iniziato raccontando la curiosa vicenda editoriale che ha
portato alla pubblicazione di Mio salmone domestico. Nasce come Lumicino, il blog personale che
Emmanuela aveva pensato come spazio in cui dare sfogo a tutti i suoi pensieri e preoccupazioni di giovane laureanda nel dialogo con Crodo, un salmone domestico appunto, i cui post sono stati raccolti e, dice, tagliati, piuttosto che farciti. In effetti lo stile del testo è molto minimale – via anche gli articoli – ma ritmato e incisivo. Che cos’è dunque? Un diario? Un romanzo corto? Un racconto lungo? Un saggio? Emmanuela ci dice che lei lo presenta come un testo, un libro e va bene così.
Non si definisce una scrittrice di professione Emmanuela Carbé – che lavora presso il PAD (Pavia archivi
digitali) – eppure, oltre a diversi racconti, lo scorso anno ha pubblicato un secondo libro L’unico viaggio che ho fatto (minimum Fax, 2017).
“Sono diventata autrice quasi per caso – racconta – quindi non sento di avere tutta quella sicurezza che spesso contraddistingue i colleghi”. Dopo tutto il mondo editoriale oggi è terribile, anche dal punto di vista umano. “Incontri editori che ti pompano moltissimo, ti fanno pensare che il tuo libro sarà qualcosa di incredibile, poi guardi al numero di copie vendute e ti puoi demoralizzare”, continua l’autrice. Ossa forti, talento, originalità e qualcosa da dire: è quanto serve per diventare un giovane scrittore, o anche uno scrittore non giovane. Non ha dimenticato di menzionare anche “l’ansia di pubblicare e di avere una produttività in beta perenne”. Sui social, agli eventi, gli scrittori di oggi sono personalità incitate a essere attive 7 su 7, h24. Un peso che poggia un po’ sulla testa di tutti, ma che per un autore ha anche conseguenze professionali.
Si è discusso poi di lettura e dell’importanza di una “cultura fatta sui libri”. A una chiacchierata con
un’autrice organizzata da studenti, è molto probabile che la fazione pro-letture sfrenate sia la più
numerosa, eppure Emmanuela spiega che secondo lei i libri sono un bene solo per “chi li sceglie e li ricerca come piacere”, per gli altri sono “un’imposizione inutile”. L’ invito, che si legge anche tra le righe di Mio salmone domestico, è quello a un approccio quanto più genuino possibile tanto al mondo dei testi, quanto a quello del macrocosmo editoriale che gli gravita attorno.
A fine serata Emmanuela ha firmato le copie del libro e risposto alle domande informali lasciando solo una curiosità: quella di leggere anche il suo secondo libro.
Gli studenti della facoltà di Giornalismo e cultura editoriale
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