Parma per Luciano Curziotti: verso gli Special Olympics a ritmo di ping pong

PARTE IL CROWDFUNDING PER AIUTARE LUCIANO E 115 ATLETI AZZURRI CON DISABILITA' A CORONARE IL SOGNO MONDIALE

Luciano Curziotti è un atleta parmense della nazionale italiana Special Olympics e sta per coronare un sogno. A marzo parteciperà infatti ai Giochi Mondiali Special Olympics in programma ad Abu Dhabi, nella disciplina del tennis tavolo.

Luciano partirà per i mondiali ma le spese sono tante. Per questo motivo è stata lanciata una campagna di crowdfunding per contribuire al costo che Special Olympics Italia sosterrà per portare Luciano e gli altri 115 atleti della nazionale a disputare i Giochi Mondiali. In poco meno di due settimane è già stato raggiunto un buon numero di donazioni, che ammontano a quasi 2 mila euro. Importante il lavoro svolto dall’associazione Libertas -Sanseverina, in cui milita Luciano, che ha avuto l’idea di lanciare la campagna di raccolta fondi. Idea che ha ricevuto il pieno appoggio dal Comune di Parma: realizzato dall’ente pubblico, infatti, il video di presentazione per Luciano, ‘I’m going to Abu Dhabi’.

Al raggiungimento dell’obiettivo di 6 mila euro, che si spera arriverà entro la fine dell’anno, i fondi in eccesso saranno utilizzati per favorire lo sport per gli atleti con disabilità intellettiva residenti a Parma.

MA CHI È LUCIANO CURZIOTTI? – Ripercorriamo le tappe della sua vita attraverso il racconto della madre, presente sul sito della raccolta fondi.

Luciano nasce nel 1966, a prima vista è un bambino normale ma a 2 mesi viene ricoverato in pediatria per un drastico calo di peso dovuto al rifiuto del nutrimento. Più tardi viene notato un ritardo nella parola e nell’attività motoria: così viene preso in cura dal professor Faienza fino all’età scolastica. Qui però iniziano i primi problemi, se con i compagni si crea subito un buon legame, lo stesso non avviene con gli insegnanti. A questo si aggiunge la separazione dei genitori e le fatiche di una mamma sola nel crescere un figlio. Da qui la decisione di trasferirsi, madre e figlio, da Felegara a Parma, dove Luciano verrà seguito da da Mario Tommasini in un percorso di inserimento. Terminate le elementari, Luciano si prepara per la scuola media, ma l’istituto con il quale si erano già accordati comunica alla madre che la classe era già troppo affollata, a soli 3 giorni dall’inizio delle lezioni. Si riuscirà ad inserirlo in una classe della scuola media Antelami, dove senza alcun trattamento di favore, come richiesto dalla madre, Luciano completerà tre anni con ottimi risultati. Dopo la scuola viene inserito, con il piano Cee, nel mondo del lavoro alla nettezza urbana di Parma (Officina). “Correva l’anno 1982, aveva sedici anni e già da tempo era appassionato di motori di qualsiasi genere”, racconta la madre. L’ambiente del lavoro e il personale dell’azienda sono in quella fase determinanti per il suo sviluppo mentale e psicomotorio. “Si sentiva impegnato, considerato fino al punto di accettare di partecipare alle partite di calcio con la squadra dell’azienda anche se le considerava una pacchia”.

Nel 1992 Luciano si ammala gravemente dimagrendo molto, passando dal pesare 63 chili a 43. Visite, gastroscopia, medicine non portano a niente, fino poi a scoprire che si trattava solo di una lieve anomalia nel tratto gola/collo. Nel 1994 arriva però la diagnosi di Luciano: sindrome di Williams Breau, una malattia genetica rara caratterizzata da disturbi dello sviluppo, associati, nel 75% dei casi, a cardiopatie, ritardo psicomotorio, dismorfismi facciali caratteristici e profilo cognitivo e comportamentale specifico. All’epoca aveva 28 anni. Ma mentre la malattia sconvolge la famiglia, nella loro vita entra anche un regalo: proprio in quel periodo conoscono Adriano Ronchini, che diventerà dopo anni il marito della madre e figura paterna per Luciano.

Dopo tanto cercare un’attività in cui il giovane potesse impegnare il suo tempo insieme ad altre persone, ci fu l’incontro con Remo Pattini, presidente dell’Associazione Libertas – Sanseverina, poi aderente a Special Olympics. Entrato in associazione, Luciano inizia così a fare attività sportive tra calcetto, atletica, nuoto, pesca, e soggiorni estivi. Partecipa con altri ragazzi del gruppo al torneo di bocce europeo dal quale, in coppia con un altro giovane (Mauro), torna con la medaglia d’oro.

Oggi Luciano ha 52 anni e da 36 anni lavora per la nettezza urbana di Parma, dove è considerato e ben voluto ma tante sono le sue passioni. “Ovunque sia lui riesce ad emanare allegria, è appassionato di sport, musica, motori e ama gli animali e tutto ciò che ha da offrire la natura – racconta la madre-. Vive in simbiosi con la musica, fa parte di un gruppo musicale di Parma: ‘Anni ‘60 e dintorni’. Ha il ritmo nel Dna e canta molto bene”.

Il racconto della madre è anche un messaggio per chi, come lei, ha dovuto affrontare una situazione simile. “Nella famiglia di origine non è mai stato affrontato il problema della disabilità di Lucio. Per l’esperienza di vita come madre di un figlio disabile, credo che l’aiuto clinico, medico e soprattutto umano vada dato prima ancora alla famiglia in modo da preparare l’ambiente a ricevere al meglio un soggetto con dei problemi. Parlare e informare in modo da evitare che non esistano più in futuro persone che si vergognano di avere un soggetto disabile all’interno della propria famiglia”.

SPORT E DISABILITÀ, L’IMPORTANZA DEL COINVOLGIMENTO –  Per capire quanto sia importante lo sport per le persone diversamente abili sono estremamente utili le parole di Federica Pattini, referente dell’associazione Libertas Sanseverina di Parma, di cui fa parte Luciano. “La società sposa in pieno i principi di Special Olympics, movimento basato sullo sport rivolto a persone con disabilità intellettiva-relazionale. Lo sport viene visto come mezzo per migliorare l’autonomia e l’autostima dei ragazzi. Questo tipo di progetto nasce negli anni ’60, negli Stati Uniti, grazie alla famiglia Kennedy e poi poco alla volta si è diffuso in tutto il mondo. La nostra associazione è composta esclusivamente da volontari, – continua Federica – fatta eccezione per un tecnico laureato che lavora soprattutto in collaborazione con le altre società sportive: questo per cercare di trasferire alle altre persone, normodotate, lo spirito sportivo, il fair play e il rispetto reciproco che contraddistingue i nostri ragazzi”. Per questo motivo i ragazzi diversamente abili si allenano insieme ai ragazzi più piccoli o ai richiedenti asilo. “Il fine principale – continua la referente – non è tanto lo sport in sé, ma è aiutare queste persone a superare le proprie paure e a vincere delle sfide, per questo invitiamo tutti a provare quanti più sport possibili, a volte anche inusuali come la motonautica”.

Uno dei principi cardine di queste manifestazioni consiste nella partecipazione, elemento più importante della vittoria. Infatti, spiega Federica “tutti i partecipanti vengono premiati con una medaglia. Durante un rito speciale tutti vengono chiamati per nome e premiati per averci messo tutto l’impegno possibile, al di là dei piazzamenti”.

Luciano è uno degli atleti più anziani, per adesione, e rappresenta a pieno il compimento di un percorso di crescita personale all’interno dell’associazione e grazie allo sport. – continua Federica – Il compiersi di questo percorso individuale è determinante nella scelta dei nomi che partecipano agli eventi Special Olympics. Ora Luciano è diventato molto più autonomo e in grado di poter gestire una simile esperienza“. Ma per la Sanseverina non si tratta della prima partecipazione di un proprio atleta ai Mondiali, alcuni anni fa un altro atleta, Mauro, fece parte della spedizione nel calcio a 11.

Lo sport mi ha aiutato a crescere“SI VA LA’ PER VINCERE”- Il portacolori azzurro non vede l’ora di partire e di godersi la manifestazione. “Per me sarà la prima volta ad Abu Dhabi – racconta emozionato l’atleta Luciano Curziotti – spero che il Paese sia bello, di divertirmi, di passare delle belle giornate e soprattutto di farmi tanti nuovi amici. Sono molto emozionato perchè è la prima volta che parteciperò ai mondiali”.

Si capisce sin dal primo istante come Luciano sia una persona solare, sempre con il sorriso sulle labbra e una battuta sulla punta della lingua. “Mi piacciono gli animali, la natura, raccontare le barzellette e guardare qualsiasi tipo di sport in tv. Tutti tranne il wrestling“, ci tiene a precisare. Ma non è soltanto un accanito spettatore, anzi, grazie all’associazione ha potuto sperimentare vari sport e ricorda come “nel 2007, insieme al mio compagno, abbiamo vinto il torneo di bocce agli Europei Special Olympics a Lodi”. La sua passione per il tennis tavolo è sbocciata presto. “Già ad 11 anni ho iniziato a giocare, inizialmente andavo solo a vedere, poi mi sono appassionato. Il ritmo, il ‘ping pong’ della pallina, sembra il battito del cuore“.

Adesso, per preparare al meglio l’appuntamento mondiale, Luciano si allena due volte a settimana. “Abbiamo trovato un ragazzo che ha giocato nella Serie C italiana di tennis tavolo che si è offerto di darci una mano“, spiega Luciano che, oltre ad allenarsi duramente, ammette di essere compiaciuto anche dall’attenzione mediatica che sta ricevendo in queste settimane. “Mi trovo a mio agio e mi fa piacere l’attenzione che si sta creando nei miei confronti, ringrazio chiunque mi aiuti con una barzelletta, uno dei miei punti forti!”.

“Si va là per vincere!” esclama alla fine Luciano, volando già con la mente ad Abu Dhabi, ma immediatamente si corregge recitando il giuramento degli atleti Special Olympics, “che io possa vincere, ma se non ci riuscissi, che io possa tentare con tutte le mie forze”.

 

di Pierandrea Usai 

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