30 anni di Ingegneria: Riccardo Muti ricorda l’amico Pietro Barilla

IL MAESTRO HA SOTTOLINEATO IL SUO AMORE PER VERDI ED IL RAPPORTO FRATERNO CON LA FAMIGLIA BARILLA

“L’Ingegneria è oggi richiesta da noi tutti perchè indispensabile, l’arma nuova. Essa favorisce il progresso. Abbiamo bisogno di collaboratori appassionati, di giovani ingegneri appassionati.” Così 30 anni fa Pietro Barilla esordiva nel discorso di inaugurazione della sede didattica di Ingegneria di Parma e le sue stesse parole trasmesse in video hanno dato il via all’evento dello scorso 26 ottobre in ricordo dell’illustre imprenditore parmigiano. Nel 1987, infatti, Pietro Barilla ha finanziato, attraverso una donazione di 4 miliardi di lire, la costruzione del polo di Ingegneria di Parma, cifra poi raddoppiata a fronte dell’elevato numero di immatricolazioni. Ciò ha permesso di adeguare l’offerta formativa alle richieste di iscrizioni in un periodo storico di forte crescita, sviluppo e ricerca nel settore ingegneristico, garantendo così una formazione adeguata.

L’INTERVENTO DEL RETTORE – Dopo il ricordo di Pietro Barilla, il rettore Paolo Andrei ha aperto ufficialmente l’evento con i ringraziamenti verso l’intera famiglia Barilla, presente in sala, e al primo preside della facoltà, prof. Gianfranco Albanese: “Pietro Barilla è riuscito a raccogliere la sfida dettata dallo sviluppo in ambito lavorativo di fine anni ’80 – ha esordito Andrei – e proiettarla nel mondo universitario, investendo nella formazione dei giovani che sono il futuro e nello sviluppo del territorio e della comunità parmense.

riccardo muti barilla ingegneria parma

Il Rettore Paolo Andrei

Pietro è riuscito a rendersi figura di riferimento, con valori importanti come l’amore per la propria famiglia, per la sua azienda e per la comunità, mettendo sempre al centro la persona. Noi siamo oggi impegnati in questa Università a calare questi sentimenti nell’azione quotidiana di formazione e ricerca grazie ai tanti colleghi, al personale tecnico e amministrativo e agli studenti. Guardare al passato significa essere riconoscenti verso coloro che hanno fatto la nostra storia e ci hanno lasciato un messaggio importante per salvaguardare al meglio il nostro futuro. Così noi – conclude il rettore – continuiamo a percorre questa strada aperta da Pietro Barilla fatta di collaborazione tra la sua famiglia e l’Università, grazie a nuovi progetti atti a promuovere il territorio parmense come leader nel settore delle scienze degli alimenti”.

Dopo queste premesse, sono stati insigniti di una speciale onorificenza i primi sei laureati in Ingegneria a Parma dell’anno accademico 1989-1990, che si sono distinti con il loro operato a livello professionale: Alberto Alfieri, Daniela Allodi, Michele Amigoni, Massimo Bocchi, Massimo Boselli e Alberto Broggi.

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Luca Barilla, vicepresidente Barilla

LA FAMIGLIA BARILLA RICORDA PIETRO Parmigiano doc, filantropo, innovatore. Il ricordo di Pietro Barilla è ancora vivo nei racconti dei suoi famigliari. Il figlio Luca, vicepresidente del Gruppo Barilla, racconta emozionato ed orgoglioso il padre e la sua storia: “La Facoltà di Ingegneria è un dono per tutti, ci deve dare un forte senso di responsabilità e una spinta perché ciò che è stato fatto da chi è venuto prima di noi non vada disperso, anzi, sia valorizzato per diffondere educazione e cultura, che sono la speranza di un futuro migliore. Tutto ciò che ha fatto nostro padre era volto al futuro, parola importante. Deve essere considerato l’obiettivo a cui noi tutti dobbiamo mirare sempre. Attraverso le mura dell’università secondo mio padre sarebbe fiorito il futuro della società, grazie a studenti, professori, progetti e ricerca. Essi devono essere valorizzati per poter diffondere educazione, cultura e storia che sono le armi migliori per difendere il futuro del mondo.”

Ai microfoni di ParmAteneo ha parlato in seguito anche il presidente della nota azienda emiliana, Guido Barilla, fratello di Luca, che ha aggiunto: “Non c’è niente di più importante della cultura, dello studio, della preparazione per salvaguardare il nostro futuro. Nostro padre aveva una gran fede nell’istruzione delle nuove generazioni. Per questo l’investimento del 1988 ha avuto un valore enorme per tutti, non solo per la comunità parmigiana”.

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Il maestro Riccardo Muti

PIETRO RACCONTATO DAL MAESTRO MUTI – Amicizia e ammirazione. Sono queste le parole con cui il maestro Riccardo Muti sceglie di descrivere il rapporto tra lui e Pietro: “Hanno avuto una grande influenza su di me la sua rettitudine, il suo approccio al lavoro, il modo di guardare all’azienda e al futuro, ma soprattutto il suo amore per la scienza e per l’arte“, spiega il direttore d’orchestraIl discorso di Muti si concentra in particolar modo sull’aspetto umano di Pietro Barilla, essendo già un uomo conosciuto in tutto il mondo per le sue gesta e le sue capacità imprenditoriali: “Pietro aveva la qualità di far sentire il suo interlocutore, fosse egli un primo ministro o un semplice operaio, il centro totale della sua attenzione.

Chi parlava con Pietro aveva l’idea che nel momento del dialogo con lui non esistesse nient’altro al mondoL’altra qualità di Pietro Barilla che l’artista sottolinea è uno straordinario amore per la cultura e l’arte. Pietro amava e rispettava gli artisti, e per questo se ne circondava partecipando spesso a progetti di tipo culturale. Entrambi condividono una grande passione per Verdi. Pietro stravedeva per il compositore parmigiano, aveva un viscerale desiderio di conoscere ogni cosa di lui. Un genio che all’estero viene sì tanto eseguito ma anche troppo spesso bistrattato. Muti definisce Verdi un uomo che parla all’uomo attraverso la musica, capace sempre di dare calore e conforto: “Verdi è la sostanza musicale“.

Muti prosegue il suo intervento allargando il discorso sulla valorizzazione e l’apprezzamento di ciò che esprime di bello il nostro Paese. Troppo spesso infatti i giornali al giorno d’oggi preferiscono parlare di cose futili, effimere, e non danno sufficiente attenzione alla cultura e a chi la preserva e la amplia: “Dobbiamo insegnare ai nostri figli ad amare il nostro Paese – dice il maestro – stiamo perdendo le nostre radici e la nostra identità culturale. Troppo i giornali evitano di parlare della parte buona di questo Paese, di quella parte attiva e creativa che ne rappresenta quanto di più positivo”Pietro in questo senso aveva fatto tanto, per la sua azienda, per la sua città, per il suo Paese, per la  scienza, per la cultura e per l’arte perchè sapeva riconoscere quell’Italia buona e creativa che merita considerazione. “E’ per questo che sono venuto qui oggi – conclude il direttore d’orchestra – per testimoniare la mia amicizia e la mia ammirazione per un uomo grande”.

 

di Laura Ghidotti e Lorenzo Bonuomo

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