Il libro cambia outfit
I (RIS)VOLTI DI UN LIBRO: QUANDO IL TESTO SI VESTE FA SUCCESSO
Forse non sapremo ciò che nasconde, ma ricorderemo ciò di cui si veste. Di quel colore che l’ha reso riconoscibile, di quell’immagine pensata da un grande artista o di quel suo vestito a righe e della sua semplicità che negli anni è andata scomparendo. Oramai, sempre più, è costretto a svestirsi della sua nuda essenzialità. Viene coperto da fascette che lo incoronano vincitore di un premio o il migliore dell’anno, da facciate che ricalcano l’onda del successo di altri e da frasi ad effetto che lo mercificano. Eppure senza tutto questo non esisterebbe il libro.
Il testo ha un’anima, si confida al lettore senza filtri, ma ha anche una sua materialità che lo rende ciò che da secoli a questa parte chiamiamo libro. Su questo oggetto di natura editoriale si è concentrata Marta Occhipinti, autrice di ‘Intorno al libro. Storie di quarte e di risvolti’, durante l’evento ‘I (ris)volti di un libro’, organizzato dagli studenti del Corso di Letteratura italiana contemporanea e sistema editoriale, tenutosi il 22 ottobre presso la Biblioteca Paolotti dell’Università di Parma.
Un excursus storico in cui l’autrice, partendo dagli incunaboli, ha tracciato i momenti più significativi della storia dell’editoria fino ai giorni nostri. Periodo chiave è il Novecento, emblema delle strategie di comunicazione e di marketing di cui si fanno portatori gli imprenditori-intellettuali e i letterati-editori. Non più un’editoria esclusivamente conservativa, ma un’editoria più commerciale rivolta al lettore, ai suoi interessi e ai suoi bisogni. Inizia così ad avere un ruolo predominante ciò che Gérard Genette definisce paratesto: copertine, quarte e risvolti che prolungano il significato dell’opera e costituiscono elementi indispensabili per la diffusione, promozione e interpretazione del testo. Con un occhio alla cultura e uno ai ritorni economici, l’industria editoriale ha trovato nel tempo il giusto compromesso per soddisfare il lettore, ma anche l’editore.
Dagli appelli al lettore ai fogli volanti destinati alla critica fino ai risvolti dalla forza intellettuale dei grandi letterati-editori quali Vittorini, Calvino e Longanesi, l’autrice si è soffermata sulla straordinaria editoria italiana degli anni Sessanta. Un’editoria di sperimentazione e di successo che ha studiato il mercato per poi rispondere in maniera esatta alla domanda del pubblico.
Il 1965 segna infatti una data fondamentale per il mondo editoriale: nascono gli “Oscar” Mondadori.
“Gli Oscar sono i libri 1965 per gli italiani che lavorano […]. Gli Oscar vanno sempre nella vostra tasca. […] Gli Oscar sono gli oscar dei libri: si rinnovano ogni settimana, durano tutta la vita”.Con la nuova collana Mondadori, il libro diventa un oggetto di consumo che ha come obiettivo accattivare e conquistare una sempre più ampia comunità di lettura grazie anche alla presenza di paratesti comunicativi e fidelizzanti.
Oggi l’editoria sembra aver accentuato il suo lato commerciale, quasi esasperandolo. Attraverso alcuni casi, infatti, gli studenti hanno voluto analizzare l’industria editoriale odierna: la nuova ristampa degli Oscar che punta alla novità della copertina e alla fidelizzazione ai classici; il genere giallo con il caso Quebert che calca l’onda del successo di copertine di libri già noti; l’Alchimista di Coelho la cui copertina ha un forte appeal, anche emotivo, sul lettore; il fumetto di Zerocalcare che fa leva sulla particolarità nel genere stesso; il caso Corona che punta sulla notorietà e stravaganza del personaggio e infine, un classico per i millennials, Harry Potter, la saga che ha svuotato gli scaffali delle librerie e che a distanza di 20 anni continua a vendere grazie all’innovazione e l’inventiva nelle tecniche di marketing.
Ma a contribuire al successo dei libri sono anche gli epitesti: tutti quegli elementi, recensioni, meme, gadget, commenti sul web che pur riferendosi al libro, ne stanno fuori.
Il testo fa riflettere il lettore, lo fa piangere, lo fa arrabbiare, ridere, sperare, ma se quel testo non avesse avuto una copertina, una quarta curiosa, un risvolto informativo o se non si fosse trasformato in libro, il lettore di quel testo non sarebbe mai esistito.
Jean Paul Sartre diceva infatti che l’oggetto letterario è come “una strana trottola che esiste quando è il movimento“, ma per farla nascere “occorre un atto concreto che si chiama lettura, e dura quanto la lettura può durare”.
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