L’avanguardia tedesca a Parma: tra Espressionismo e Nuova Oggettività

4O OPERE IN MOSTRA DALLA GERMANIA RACCONTANO IL PRIMA E IL DOPO DELLA GRANDE GUERRA TRA ITINERARI ESTETICI E DIDATTICI

Quaranta opere sono state portate a Parma dal Von der Heydt-Museum di Wuppertal, Germania – che ospita una delle più grandi collezioni dell’Espressionismo tedesco e delle correnti culturali del primo dopoguerra – per ricreare un itinerario espositivo ed artistico che percorre cronologicamente il prima e il dopo la Prima Guerra Mondiale nell’arte tedesca. Il sito scelto è il Palazzo del Governatore, che fino al 24 febbraio 2019 ospiterà la mostra ‘Dall’Espressionismo alla Nuova Oggettività. Avanguardie in Germania’ organizzata da Solares Fondazione delle Arti, col contributo del Comune, di Iren e CePIM – Interporto di Parma. L’esposizione, per la sua qualità, è stata inserita tra gli eventi dell’Anno europeo del patrimonio culturale 2018 promosso dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’Unione Europea e coordinato dal Mibac (Ministero per i Beni e le Attività Culturali).

‘Dall’Espressionismo alla Nuova Oggettività. Avanguardie in Germania’ è il titolo di un percorso che trascende il significato di mostra in sé. Il suo intento oscilla da una dimensione didattica a quella estetica, dal suscitare profonde emozioni insondabili al decifrare con occhio attento le pennellate degli autori. Lo scopo primario è far percepire la differenza abissale fra due periodi, due tipi di espressione e di necessità diverse, l’uno dettato dal fermento e dalla sensazione che si ha quando si è in prossimità di una bomba che sta per esplodere, l’altro dal dopo, dal momento in cui l’esplosione è avvenuta e le orecchie chiedono silenzio, calma e tranquillità. Ciò che consegue dallo shock del visitatore è una meditazione sul perché di tutto ciò, sull’apporto devastante che ha la guerra sull’animo degli uomini, e in particolare sugli artisti.

PRIMA PARTE – All’ingresso della mostra, il visitatore viene proiettato in un’altra dimensione. Scosso dalle instabili melodie di Schönberg comincia già a percepire sulla sua stessa pelle l’anima Espressionista. Crescendo sonori di note indistinte lo accompagnano verso l’inizio del secolo, quando nel 1905 a Dresda viene fondato il gruppo artistico ‘Die Brücke’ (‘Il Ponte’) e approssimativamente nel 1911 a Monaco il ‘Der Blaue Reiter’ (‘Il Cavaliere Azzurro’), ovvero alla prima parte della mostra. Le spesse pennellate che caratterizzano queste prime opere, i colori intensi e accostati l’un l’altro evitando sfumature, creano immagini d’impatto, che coi loro intrinsechi significati emotivi colpiscono lo spettatore. Le cromie sono utilizzate sapientemente, confondono i soggetti con lo sfondo, facendo risaltare ciò che è realmente importante: l’interiorità. Passando fra i ritratti, i paesaggi e le nature morte deformate, si arriva alle xilografie, le quali riducono ancor più ai minimi termini l’espressività delle forme e delle modalità di rappresentazione dei soggetti da parte degli autori. Il punto d’arrivo di questa prima parte del percorso espositivo è l’emblematica copertina di ‘Der Sturm’ di Oskar Kokoschka, la rivista d’arte e galleria dell’Espressionismo con base editoriale a Berlino.

SECONDA PARTE – Lasciandosi alle spalle opere come quelle di Emil Nolde, Ernst Ludwig Kirchner, Erich Heckel, Otto Mueller, Franz Marc, August Macke, Max Beckmann, Oskar Kokoschka e del primo Vassilj Kandinsky, l’osservatore compie un salto temporale, trovandosi all’inizio degli anni ’20, nel primo dopoguerra tedesco, quando Karl Hofer, Eberhard Viegener, Otto Dix, Max Ernst e Jankel Adler stendono sulle loro tele le conseguenze del ’15-’18. Il ‘Ritorno all’ordine’, la ‘Pittura Metafisica’ sviluppati in Italia, il nuovo Razionalismo e il Funzionalismo, sono stati gli impulsi che hanno dato vita alla corrente della Nuova Oggettività, la voce disillusa della generazione che ha vissuto la Grande Guerra, che ha perso fratelli e che ha visto la distruzione delle sue città. I quadri di questo periodo rappresentano sereni paesaggi di campagna, interni del cui arredo fanno parte integrante le macchine – ormai mezzi della vita di tutti i giorni – ma anche personaggi stilizzati che hanno perso la loro identità e che vengono raffigurati come un insieme di linee geometriche perfette e colori. Emblematico è un dettaglio del quadro di Carl Grossberg, ‘Sala macchine’ del 1925: una sfera, esattamente in alto a sinistra, su cui è disegnata, come in un mappamondo, l’Europa sottosopra. La calma e la linearità di queste ultime opere, dunque, in realtà sono imbevute di quelle stesse emozioni espressioniste, ma capovolte e disilluse. Come scriveva Klee “l’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”.

IL CURATORE DELLA MOSTRA – Andrea Gambetta e Michele Guerra – rispettivamente presidente di Solares Fondazione delle Arti e assessore alla Cultura di Parma e docente di cinema presso l’ateneo – hanno presentato Lorand Hegyi  come un curatore di eccezione, “uno storico dell’arte che ha, da sempre, frequentato l’ambiente internazionale dell’arte contemporanea ai massimi livelli”, dirigendo prestigiosi musei europei, realizzando biennali, mostre e scrivendo apprezzati saggi e cataloghi. L’intento del famoso critico d’arte – grazie alla collaborazione del dr. Gerhard Finckh, il direttore del Museo Von Der Heydt, e dei suoi colleghi – è quello di fare un “approfondimento di un così importante movimento artistico, che più di cento anni dopo la sua nascita conserva un messaggio estetico ed etico ancora estremamente diretto ed essenziale attraverso un linguaggio empatico che trasmette con efficacia messaggi toccanti, drammatici e spirituali”. Lo spirito espressionista non apparteneva solo all’arte visiva in sé, ma anche alla musica, all’architettura, al teatro, alla letteratura e al cinema. Infatti la mostra permette al visitatore di approfondire i legami fra le varie arti, le diverse modalità con cui i medesimi concetti venivano espressi, tramite spiegazioni, ulteriori pannelli e una saletta in cui vengono proiettate le scene di film come ‘Metropolis’ e ‘Nosferatu il vampiro’, in cui sono riconoscibilissime le scenografie di ispirazione espressionista. In sostanza l’intera esposizione permette di avere uno sguardo interdisciplinare su uno dei periodi più intensi dello scorso secolo, sia da un punto di vista artistico che storico. “Nelle arti visive, nel cinema e nella musica, nella letteratura e nel teatro, nella filosofia e nella teoria politica, l’Espressionismo diventa – poco dopo la sua nascita sulle pagine di riviste e libri, nelle sale espositive e nelle sale da concerto – sinonimo di ‘Modernità’, l’incarnazione del nuovo spirito del nuovo secolo”.

I LABORATORI – Grazie ad Artificio Società Cooperativa e a Gruppo Spaggiari Parma, le scuole e i più piccoli visitatori della mostra che vi si recano con la famiglia entrano in diretto contatto con l’arte. I vari progetti portati avanti dalle due organizzazioni prevedono percorsi guidati, percorsi didattici per le scuole primarie e secondarie, attività didattico-laboratoriali dedicate ai bambini dai cinque ai dieci anni e alle loro famiglie. Il progetto sostenuto dal Gruppo Spaggiari è l’Atelier dei Bambini, già presente dalla precedente mostra a Palazzo del Governatore intitolata ‘Il Terzo Giorno’. Il suo obiettivo è proprio quello di “abbattere le barriere che inducono a percepire l’arte come qualcosa di distante dal grande pubblico”, a partire dai primi anni di età. I laboratori sono allestiti a misura di bambino, gli arredi studiati con la Fondazione Montessori, e sono pensati appositamente per sviluppare la creatività. D’altronde, com’è stato ribadito dal curatore Hegyi, da Guerra e Gambetta, l’arte, e in particolare quella Espressionista e della Nuova Oggettività, ha una natura sia didattica che di sensibilizzazione.

La mostra allestita a Palazzo del Governatore è un perfetto connubio fra i diversi ambiti del sapere, a partire dalle arti visive. Partendo dal presupposto che le opere sono la concretizzazione degli istinti umani, sia impulsivi che meditati, la loro raffinatezza, quella del pensiero che si cela dietro di esse, cresce nel momento in cui nutrono e vengono nutrite dalle altre alternative due sfaccettature che emergono in altri contesti. Considerare l’Espressionismo o la Nuova Oggettività come voci, ci permette di identificare e analizzare meglio le sue diverse intonazioni applicate in ogni campo, dalla musica all’architettura, dalla filosofia al cinema. Così, durante l’itinerario proposto dalla mostra, è possibile trovare diversi stimoli, diversi punti di vista sullo stesso concetto di interiorità ed Urschrei che si completano e innescano vicendevolmente. Da un punto di vista intellettuale, non esiste molto altro di più soddisfacente che riuscire a cogliere dall’alto e con un solo sguardo un fenomeno di tal portata.

 

di Violetta Longhitano
Video di Marilisa Mastrotto e Melissa Brogi

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