Quando cultura è pluralità e contaminazione: lanciato ‘Contamina’
PRIMA ANTICIPAZIONE DEL PROGETTO DI PARMA2020 TRA MUSICA, ARTE E UN DIALOGO SULL'INTERCULTURALITA'
“Cultura, musica, sport sono gli elementi essenziali per iniziare un dialogo e per fare in modo che questo sia forte e possa garantire quell’unitarietà che credo sia lo spirito di questa iniziativa”: così esordisce il rettore dell’Università di Parma, Paolo Andrei, durante la conferenza della prima anticipazione di ‘Contamina‘, progetto volto a favorire l’integrazione multiculturale attraverso il dialogo culturale, musicale e artistico che ha preso avvio sabato 24 novembre con un appuntamento al Wopa di via Palermo.
VERSO CONTAMINA – Progetto ideato da Enzo Miceli e promosso dal Capas – Centro per le Attività e le Professioni delle Arti e dello Spettacolo dell’Università di Parma, con il patrocinio del Comune, Contamina è uno dei progetti che fanno parte del dossier di ‘Parma Capitale della Cultura 2020’ e avrà luogo, appunto, nel 2020, quando Parma si trasformerà in un palcoscenico per 3 giorni nei quali gruppi di varie etnie suoneranno, canteranno, si ascolteranno e si esibiranno per condividere assieme le proprie tradizioni artistiche e culturali.
Il primo appuntamento del “percorso di avvicinamento a tappe” verso Contamina si è tenuto sabato 24 novembre al Workout Pasubio di via Palermo e ha ospitato un pubblico multietnico pronto a “contaminarsi”. Presenti anche l’organismo comunale della ‘Consulta dei Popoli’ e le organizzazioni Comunità Africane e Associazioni del Magreb.
A dare il via a Contamina è il discorso di Michele Guerra, assessore alla cultura della città nonché docente di cinema all’Università di Parma. “La musica è un mezzo di comunicazione diretto, efficace, capace di coinvolgere le persone e abbattere ogni tipo di barriera socio-culturale tra esse. Per questo, quando Enzo nell’estate del 2017 mi ha proposto di organizzare una serie di eventi a favore dell’integrazione sociale che avessero come punto focale la musica, ho subito detto sì”.
Come già accennato in precedenza infatti Contamina è uno dei progetti nati in seno a Parma 2020. Sabato è stato dato il semaforo verde a una serie di eventi culturali, i quali, insieme alle altre iniziative, conducano la composita comunità parmigiana verso il 2020, quando Parma sarà a tutti gli effetti la capitale della cultura. “Parma 2020 non si identifica solo attraverso un anno – spiega inoltre Guerra – ma attraverso un percorso. Contamina ne è la dimostrazione: vedere riunite oggi persone di comunità diverse in nome della musica, dell’arte e della interculturalità è un segnale molto forte. L’iniziativa sicuramente crescerà grazie all’impegno e alla partecipazione costante che vede uniti il Comune, l’Università e tutte le intelligenze vive di Parma coinvolte in questo progetto”.
PAROLA AGLI IDEATORI DEL PROGETTO – Alle parole di Guerra si è ricollegato Enzo Miceli, produttore discografico, compositore, musicista ed ex studente dell’Università di Parma che da due anni è tornato a vivere nella città emiliana. Ed è proprio qui, durante la sua vita universitaria, il produttore di Daniele Silvestri ha conosciuto il professore Luigi Allegri e ha iniziato a muovere i suoi primi passi. “Contamina nasce perchè accoglienza e integrazione sono temi importanti. Io stesso da giovane dopo essermi trasferito qui per studiare ho avuto delle difficoltà di ambientamento. C’era diffidenza verso chi come me veniva dal Sud. E quando ero piccolo mi prendevano in giro perchè balbettavo”, aggiunge. Miceli evidenzia poi come in questi contesti la musica possa giocare un ruolo positivo per il suo essere un linguaggio “universale”. Un qualcosa che è in grado di arrivare a tutti e compiere veri e propri miracoli. “Il primo progetto di Contamina, previsto per fine gennaio, prevede la partecipazione dell’Orchestra di Piazza Vittorio – continua il direttore artistico del progetto – ma chiunque abbia delle idee che possano favorire la contaminazione sociale e artistica non deve far altro che contattarci per svilupparle”.
Alla presentazione del progetto è intervenuto anche il rettore dell’Università, Paolo Andrei, il quale ha sottolineato un principio di fondo che ispira l’ambiente accademico: “Vogliamo essere portatori di una cultura e di una formazione universitaria che abbia al centro l’intercultura e l’accoglienza come imperativo. Vogliamo formare i nostri studenti non solo come professionisti ma anche come persone e cittadini attivi di una comunità. E’ giusto che essi, nell’interpretare il ruolo che andranno a ricoprire nella società, non perdano mai di vista quei valori che devono starne alla base, ovvero il rispetto e la dignità della persona”. Il rettore ha inoltre aggiunto: ” Il Capas è un’istituzione della nostra Università importante in questo senso perchè lì i nostri studenti possono trovare un luogo di aggregazione dove esprimere liberamente loro stessi e le loro passioni in vari ambiti culturali“.
La cultura non è quindi solo libri, ma anche valori. Lo ribadisce anche Luigi Allegri, docente di Storia del Teatro e dello Spettacolo dell’Unipr e direttore del Capas: “La missione del Capas è di tipo formativo. Il compito dell’Università non è soltanto quello di trasmettere conoscenze tecniche agli studenti, aspetto comunque fondamentale per i professionisti di domani, ma nella formazione dei ragazzi devono trovare uno spazio anche esperienze artistiche, di volontariato, di civiltà“.
IL FORUM DI CONTAMINA – Nel pomeriggio, dopo un variegato buffet, si è aperto un forum per discutere delle tematiche sociali legate all’interculturalità che interessano in particolar modo l’Italia. “Se tu dovessi dare un consiglio, qual è il modo più efficace per abbattere il muro del razzismo? E’ possibile accettare tutto questo e fregarsene quando qualcuno non ti accetta?”, chiede Enzo Miceli a Jean Claude Didiba, presidente della Consulta dei Popoli, che risponde “Sì è possibile. La cosa fondamentale è l’istruzione, che dà un’apertura mentale che consente anche di sopportare questi tipi di provocazione”. La parola passa poi anche ai partecipanti di Contamina tra cui studenti, ragazzi dei centri giovani e rappresentanti delle comunità straniere. “Bisogna spiegare la differenza tra quello che è razzista e quello che è ignorante – sottolinea uno dei partecipanti di origini africane -. Nella mia fabbrica c’è la gente ignorante che mi urla “negro, negro!” Ma la differenza tra negro e nero è che nero è la persona africana nata e rimasta lì; il negro, invece, è quello che hanno comprato e che hanno portato in America. Queste sono le due cose che la gente non sa e per questo in Italia il razzismo non c’è; c’è ignoranza e basta”. Tra le testimonianze condivise anche quella di un bambino delle elementari che ha voluto raccontare la sua spiacevole esperienza tra le mura scolastiche, dove ha dovuto affrontare diversi episodi di bullismo legati al colore della sua pelle.
“Essere uguali agli altri o assomigliarsi un po’, – afferma poi l’assessore al Welfare Laura Rossi – in certe fasi della vita, aiuta a sentirsi più sicuri. Voi – aggiunge rivolgendosi ai giovanissimi presenti – siete in una fase molto difficile dove omologarsi un pochino aiuta a sentirsi parte del gruppo e questo succede anche a tutte le persone straniere che arrivano in un altro posto”.
Ma qual è il segreto per vivere bene queste situazioni? La realtà, come spiega Miceli, è che ci vuole “tempo e pazienza”. Bisogna saper allargare il proprio orizzonte mentale e rivedere le proprie posizioni. L’importante è trovare un equilibrio: è giusto essere orgogliosi della propria cultura, ma è anche giusto non porre barriere tra sè stessi e gli altri.
Ad arricchire il forum anche l’intervento della consigliera comunale di origine marocchine Mhaidra Nabila che approfondisce il suo pensiero dando anche consigli alle persone e in particolare ai giovani presenti. “In questi momenti un po tristi, quando una persona viene discriminata per il suo colore o la sua religione, non deve dare peso a queste cose e deve andare avanti, perche se l’altra persona ha qualche problema, questo problema rimarrà sempre il suo e noi non dobbiamo mai cambiare per dimostrare qualcosa. Dobbiamo essere noi stessi nel rispetto degli altri, cioè io vivo in una società dove conosco le regole e devo adattarmi a queste. Ma in realtà comportarsi bene è una questione mondiale. Riguardo alle cose un po’ particolari della nostra cultura, può essere dato dalla diversa religione, ma io che indosso il velo non mi sento assolutamente diversa, perchè tutti siamo uguali indipendentemente dalla cultura o religione.”
Diversi momenti di condivisione hanno animato la giornata di anteprima di Contamina tra assaggi culinari, esibizioni artistiche, sfilate di costumi tradizionali, un’esibizione di Capoeira e balli tipici.
Nel dare un calcio alla xenofobia, Contamina insegna che semplicemente il problema non è lo straniero, ma l’approccio spesso sbagliato che in Italia si adotta per affrontare il fenomeno dell’immigrazione e il conseguente cambiamento della società. All’estero abbiamo esempi di come dalla diversità culturale si possa trarre forza e rinnovamento. La diversità va concepita come arricchimento, non come conflitto, perchè solo conoscendo il “diverso” possiamo conoscere meglio noi stessi. Questo l’invito che Contamina lancia da Parma aprendo un percorso costruito su accoglienza, condivisione e contaminazione culturale.
di Lorenzo Bonuomo e Silvia Motzo
Servizio di Tommaso Fonnesu e Danilo Santoro
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