Transessualità: libertà di espressione e politiche di sostegno

L'INCONTRO SULLE IDENTITA' IN TRANSITO HA AFFRONTATO L'ARGOMENTO GRAZIE A TESTIMONIANZE FORTI E CONCRETE

Il 27 novembre, presso il plesso San Francesco dell’Università di Parma, si è tenuto il quarto dei cinque incontri organizzati dal corso di laurea in servizio sociale del Dipartimento di Giurisprudenza, Studi Politici e Internazionali, durante i quali sono stati affrontati problemi emergenti che sfidano le politiche sociali contemporanee come precarietà, migrazioni, accattonaggio, transizioni di genere, devianza. Tema del penultimo incontro, che ha visto la partecipazione di un discreto numero di studenti provenienti da qualsiasi facoltà, è stato Identità in transito e politiche sociali emergenti, ovvero le difficoltà che può incontrare una persona transessuale nel suo rapporto con la società in cui vive. A tenere tale incontro sono stati Giulia Selmi dell’Università di Verona, Porpora Marcasciano, presidentessa onoraria del Movimento Identità Trans (MIT) e Giulia Rodeschini dell’Università di Parma.

LA DISTINZIONE TRA ‘SESSO’, ‘GENERE’ E ‘ORIENTAMENTO SESSUALE’ – La prima a prendere la parola è stata la professoressa Giulia Selmi, la quale ha ribadito che il suo compito è quello di analizzare le differenze concettuali e ricostruire il significato di alcune parole chiave, ovvero sesso, genere ed orientamento sessuale le quali, secondo la professoressa, sono diventate negli ultimi mesi una sorta di tabù. Infatti, come afferma la Selmi: “Si è creata molta confusione sul significato di queste parole, quindi mi sento in dovere di fare chiarezza ed individuare il legame che hanno tra loro. La parola sesso non indica solo un’attività sessuale, ma anche la differenza biologica, non solo del genere umano; tramite questa parola le persone tendono ad identificarsi in maniera totale con il maschile e femminile. Il genere, termine fattosi strada fin dagli anni ’60, si riferisce non tanto alle differenze biologiche quanto a quelle sociali, cioè il modo con cui il maschile e il femminile si organizzano all’interno della società. Si può parlare – continua la professoressa – anche di espressione di genere e di identità di genere: la prima riguarda il modo con cui la nostra espressione all’interno delle relazioni rispecchia aderenza e distanza rispetto al genere maschile e femminile; la seconda è quell’elemento intimo e sociale che si ancora alle possibilità di essere che abbiamo in rapporto con la società. Per orientamento sessuale si intende l’attrazione emozionale, romantica e/o sessuale di una persona verso individui di sesso opposto, dello stesso sesso o entrambi; viene occasionalmente usata l’espressione ‘preferenza sessuale’ come sinonimo di ‘orientamento sessuale’; tuttavia questi due termini hanno un significato distinto nell’ambito psicologico. Il termine ‘preferenza’, infatti, presume un certo grado di libera scelta del proprio orientamento sessuale, cosa che un individuo non necessariamente ha, e che non ha trovato riscontro nella ricerca psicologica”.

LA TRANSESSUALITA’ NON E’ UNA MALATTIA MENTALE – Dall’1 gennaio 2017, essere transessuali in Danimarca non è più considerato una malattia. Secondo la definizione dell’ultima edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (Dsm), un punto di riferimento per medici e psicologi di tutto il mondo, la transessualità infatti è una disforia di genere‘, un passo avanti rispetto alla precedente definizione di ‘disturbo dell’identità di genere, ma ancora una malattia. Coma dice Porpora Marcasciano, presidentessa onoraria del Movimento Identità Trans (MIT): “L’esperienza transessuale è stata storicamente rimossa. Andando a riguardare i testi e i documenti notiamo che è difficile che tale esperienza emerga; inoltre i documenti storici recuperati ci dicono il contrario. La differenza l’ha fatta la visibilità di questa esperienza, poichè ci sono culture che hanno reso questa più visibile, altre invece meno, se non invisibile. Tutto dipende quindi dal contesto socio-culturale dell’esperienza storica. Ci sono Paesi dove questa esperienza viene vissuta più tranquillamente; l’Italia non figura tra questi, nonostante si stima che qui vi siano 400.000 persone trans”.

La presidentessa, dunque, afferma che nel mondo esistono solo l’uomo e la donna, mentre il ‘terzo incomodo’ viene poco o per niente considerato. Non esistendo questa esperienza, di conseguenza non esiste nemmeno la parola transessuale, termine coniato intorno agli anni ’50 ma solo in ambito scientifico, con il quale gli psicologi studiarono il caso di Christine Jorgensen, prima persona ad essersi sottoposta a un’operazione chirurgica per il cambio di sesso, nel suo caso da uomo a donna. Qui Porpora Marcasciano invita a fare una riflessione: “Non esistendo il termine ‘transessuale’, l’esperienza non riusciva ad essere messa a fuoco, non solo dalle persone ‘non trans’ ma anche dalle persone trans. La domanda “chi sono queste persone?” ce la poniamo specialmente in età adolescenziale e non sempre, in passato, si riusciva a darsi risposte. Il “chi sono?” formulato negli anni ’50 ha un significato completamente diverso da quello pronunciato oggi e per le persone transessuali questa domanda è stata molto più complicata perchè all’epoca non c’erano nè parole, nè punti di riferimento e quando l’esperienza veniva fuori scattavano due tipi di controllo: quello psichiatrico, quindi le persone trans venivano chiuse in un ospedale psichiatrico, e quello delle forze dell’ordine, associate al carcere”.

Parliamo di esperienze che la presidentessa ha vissuto personalmente a causa della sua decisione di cambiare sesso. Infatti come lei stessa racconta: “Avevo da poco cominciato il mio percorso di transito, tra il ’79 – ’80, e un giorno, dopo essere andata a lezione, incrociai la famigerata buon costume e fui arrestata. Scontai quattro giorni di isolamento nel carcere di Regina Cieli e non sapevo cosa mi stesse succedendo; fu molto scioccante. Una trans che viveva anch’essa in isolamento, nella cella di fianco alla mia, mi disse che il motivo per cui ero stata arrestata corrispondeva alla parola incisa sul cartello posto sulla porta della cella, ovvero ‘travestito‘, dato che all’epoca il termine trans ancora non esisteva. “Solo sei mesi dopo è stata approvata la legge 64 che ha permesso il cambio del sesso, riconoscendo dunque l’esperienza trans. Tale legge non ha risolto i problemi, ma ha aperto una breccia nel riconoscimento dell’identità trans, che fino a quel momento era stata castigata da una serie di pregiudizi e provvedimenti. Un trans poteva essere riconosciuto come un criminale e, nei casi più estremi, condannato al confino. Prima a subire tale pena sarà Romina Cecconi, detta la Romanina”.

 MOVIMENTO E PROSPETTIVE FUTURE – Il non sentirsi in sintonia con il sesso di nascita pone diverse questioni e dissidi, ma questi molto spesso vengono celati perchè all’esterno non ci sono risposte o c’è un forte pregiudizio che non permette alla persona di esprimersi liberamente. Sicuramente la fase adolescenziale può essere quella più turbolenta, le altre sono, più che altro, momenti di conquista di se stessi. Le persone transessuali subiscono tendenzialmente forti discriminazioni in ambito sia  sociale che lavorativo. Questo fenomeno è molto più marcato in quei Paesi che non consentono il cambio anagrafico dei documenti senza il ricorso forzato all’intervento di ri-attribuzione chirurgica di sesso, e che non dispongono di leggi adeguate che tutelino le persone transessuali da fenomeni di discriminazione e violenza. Queste ultime, come la violenza psicologica e/o fisica, e lo stigma sociale che subiscono le persone transessuali, sono tutti fenomeni che possono essere annoverati sotto il termine di ‘transfobia’. Secondo il report 2018 pubblicato da Transgenropeder Eu, tale fenomeno è in costante aumento. L’Italia detiene il triste primato europeo con cinque casi accertati: Johanna Cárdenas Gutiérrez, uccisa in casa a Milano; Ambra, trovata morta nella sua auto; Laura UrsaruXimena Garcia e Rafaella Rotocalco, tutte uccise nei dintorni di Roma. I numeri reali, in realtà, sono maggiori, considerato che molte persone mantengono sul documento d’identità il nome di battesimo e quindi non vengono conteggiate tra le vittime di atti transfobici: “In Italia e nel resto dell’Europa – ha dichiarato Porpora Marcasciano – la situazione è peggiorata rispetto al passato. Si è instaurato un clima di intolleranza e di chiusura verso tutte le forme di diversità. Questi dati ne sono la conferma”. La presidentessa si è molto impegnata nella lotta per i diritti civili e sembra che, con il passare degli anni, i suoi sforzi abbiano dato buoni risultati. Ma  non sembra accontentarsi, infatti come afferma: “Il Movimento si è affievolito, nel senso che si è spostato su un piano più virtuale. Ora viviamo in epoca social, dove la realtà è quasi un’appendice dell’altra, quindi anche i movimenti sono spostati su quel piano. Il MIT ha costruito i suoi servizi su quali erano i bisogni particolari delle persone trans e, al primo posto, vi è quello della salute e del benessere il quale, oggi, è un consultorio molto strutturato con 1150 utenti che seguono le persone nel loro iter. Sono state poi costruite delle case di accoglienza per persone trans in difficoltà, persone cacciate di casa o aventi problemi di salute, che noi accogliamo molto volentieri; ultimamente, però, il progetto più ambizioso è quello di dare vita ad una casa/alloggio per trans richiedenti asilo. Altro progetto importante è quello di avvicinare le scuole, in particolare quelle medie/superiori in modo tale da stare ancora di più a stretto contatto con il genere della sessualità, nonostante il momento storico non sia il migliore, a causa dei forti pregiudizi di cui siamo soggetti”.

 

di Mattia Celio

 

 

 

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*