Gratteri e la ‘Ndrangheta in Emilia: “La colpa è di chi non ha voluto vederla”

LA STORIA SEGRETA DELLA MAFIA CALABRESE NEL NUOVO LIBRO DI GRATTERI E NICASO

Aemilia è storia. Ora si deve scavare il rapporto con la politica”. Lo ribadisce a più riprese il Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri alla presentazione al Circolo Verdi di ‘La storia segreta della ‘Ndrangheta’, ultimo lavoro del magistrato calabrese scritto assieme al professore Antonio Nicaso. Un libro per raccontare i mutamenti nel corso della storia d’Italia di una delle più egemoniche e spietate organizzazioni criminali del mondo. La domanda, però, rimane sempre la stessa: come fa la ‘Ndrangheta ad esistere?

DA LADRI DI POLLI A BRACCIO ARMATO – “Le mafie sono tutto ciò che lo Stato italiano ha voluto che fossero” – spiega Nicaso. Nel senso che sono state le istituzioni ad aver legittimato le bande criminali. Come è accaduto al capobastone Raffaele Morgante che nel 1860, in vista del passaggio di Garibaldi, venne assoldato nella Guardia Nazionale a difesa della città di Fiumara di Muro, a due passi da Reggio Calabria. “Oppure – continua Nicaso – a Napoli con la nomina a capo della guardia cittadina del boss della Camorra Salvatore De Crescenzo”. In Italia come negli Stati Uniti, dove diversi boss di Cosa Nostra vennero arruolati come vice sceriffi nelle città: “Sono passati così da essere bande di ladri di polli a braccio armato del potere”, commenta il docente e coautore del libro.

Ed proprio questo rapporto d’uso e consumo ad aver permesso alla mafia di vivere indisturbata per oltre 150 anni e di conseguenza aver avuto mano libera per incrementare i suoi business. “Il principale affare della ‘Ndrangheta – rivela il procuratore Gratteri – rimane il traffico di droga. Le famiglie acquistano 5000 mila kg di cocaina da alcuni loro broker residenti in Sud America. Pagano 1000 euro al kg, trasformandolo in 4 grazie a sostanze come la mannite e gettano nel mercato cocaina a partire da 50 euro al grammo. In questo modo si genera un fiume senza fine di denaro. “Con questi soldi – spiega Gratteri – la ‘Ndrangheta sta comprando tutto quello che c’è da Roma in su”. Case, ristoranti, alberghi e terreni, la maggior parte dei quali nel Nord Italia, ma anche in Germania e in Canada. “Se comprano un albergo in una zona, si assicurano che in quella via non venga rubata neanche una bicicletta per evitare di attirare l’attenzione delle forze dell’ordine”, spiega il magistrato.

IL NORD NON È IMMUNE – Ed è così che la mafia è sbarcata al Nord, un luogo dove ha trovato soldi e complicità. “In Emilia la ‘Ndrangheta è radicata da almeno 40 anni. La colpa è di chi non ha voluto vederla. Dieci anni fa, abbiamo incontrato alcune associazioni emiliane e gli abbiamo spiegato che la mafia c’era pure da loro… per poco non ci picchiavano”, confessa Gratteri. In Emilia, continua il procuratore calabrese, la ‘Ndrangheta offre business e manodopera in nero, cioè mette a disposizione delle aziende degli strumenti illegali per superare momenti di crisi. Non c’è più il mafioso con la coppola e la lupara. Oggi le mafie hanno negozi all’ingrosso nelle periferie delle città dove vendono prodotti a prezzi più bassi e spesso i commercianti si riforniscono li. “Il problema è che spesso la società civile del Nord è più omertosa di quella del Sud – sentenzia Gratteri – Dobbiamo capire che la mafia è un problema di tutti: magari oggi non ci tocca, ma forse un domani potrebbe accadere a te. Per questo occorre riprendersi il territorio”.

Il punto, però, secondo Nicaso è che “non c’è mai stata volontà di combattere la mafia, sono sempre serviti fatti eclatanti per spingere la politica a varare leggi per contrastare queste organizzazioni”. Gli risponde Gratteri dicendo che “serve un legislatore serio che abbia una strategia. Ancora nessun governo ha messo tra le priorità le mafie”. In Italia, così in Europa. “Il nostro sistema giudiziario è farraginoso, ma quello europeo non è proporzionato alla realtà – motiva la sua idea il procuratore di Catanzaro – hanno tolto le barriere e  fatto una moneta unica senza pensare alle conseguenze”. Nel senso che così come è diventato più semplice spostarsi in Europa per tutti i cittadini, così è diventato anche per le mafie. Se si parla di una Procura europea, una proposta di bruciante attualità, il procuratore Gratteri ha le idee chiare: “Serve una omologazione dei codici in Europa partendo dalla nostra legislazione antimafia. Se non partiamo dal nostro codice, rischiamo di perdere un secolo di lotta alla mafia, un secolo di sangue versato per salvare la nostra democrazia”.

di Mattia Fossati

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