Determinazione e amore per il cibo: quando un sogno diventa realtà

La storia a lieto fine di Roberto Casamenti

La semplicità è l’arma vincente”. Questo è il motto di Roberto Casamenti, proprietario dell’osteria La campanara, che con la sua semplicità è riuscito a vincere per davvero. Con una lunga carriera da geometra alle spalle Roberto, classe 1964, ha mollato tutto per inseguire il suo sogno insieme alla moglie Alessandra: aprire un’osteria. Così nel 2005 ha deciso di acquistare la vecchia canonica di Pianetto, una piccola frazione del comune di Galeata, in provincia di Forlì-Cesena, per realizzare il suo progetto. Nonostante le difficoltà iniziali, dovute all’inesperienza nel campo della ristorazione, Roberto, con la sua tenacia e il suo amore per la cucina, è riuscito a distinguersi e a guadagnarsi un posto di rispetto nel mondo del food anche a livello nazionale. L’osteria La campanara compare infatti all’interno delle guide Slow Food. Roberto ha poi partecipato a programmi televisivi come La prova del cuoco ed è comparso più volte all’interno del programma Geo, su Rai3. Ma quest’uomo dalle mille risorse, animato dall’amore per il cibo e per il proprio territorio, si è di recente buttato a capofitto in una nuova avventura candidandosi come sindaco di Galeata, con lo scopo di trasmettere, anche concretamente, l’attaccamento alla sua terra.

Tu eri un geometra e tua moglie un’insegnante. Cosa vi ha spinto ad entrare nel mondo della ristorazione?

“Abbiamo cominciato a girare l’Italia per gli eventi Slow Food, abbiamo capito l’importanza del buon cibo e a quel punto ci si è aperta la mente. Abbiamo conosciuto persone che avevano l’obiettivo di valorizzare i migliori prodotti del loro territorio, e abbiamo pensato che avremmo potuto farlo anche noi a casa nostra. La mia voglia di valorizzare la nostra terra e la passione per la cucina di mia moglie ci ha spinti ad intraprendere questa avventura. Quando poi è stata messa in vendita la vecchia canonica di Pianetto ci è sembrato il luogo ideale dove provare a realizzare questo sogno. Ci siamo buttati, forse in maniera irrazionale, quasi come se fosse un gioco.”

Le vostre esperienze lavorative erano lontane anni luce da questo mondo, perciò, data l’inesperienza, avete trovato molte difficoltà inizialmente?

“All’inizio siamo partiti molto piano proprio perché non eravamo del mestiere. Prendevamo pochissima gente, dicevamo che eravamo pieni e invece magari avevamo dieci persone. Il vantaggio è stato che avevamo una stabilità economica che non ci ha imposto di dover incassare subito a tutti i costi, quindi prima abbiamo aspettato di rodare tutta la macchina. Poi piano piano abbiamo imparato, cucinando anche in giro insieme ad altri. Quando ti confronti, hai la mente aperta e non credi di essere il più bravo tutti ti insegnano. Ogni volta portavamo a casa del sapere.”

Qual è il tipo di cucina che proponete? Come la definiresti?

“L’idea è sempre stata quella di fare una cucina di casa con prodotti locali, di stagione e di alta qualità. Per questo motivo non abbiamo un menù fisso, ma varia in base ai prodotti stagionali. Inoltre il nostro scopo è quello di salvaguardare le produzioni locale; abbiamo un tesoro e lo dobbiamo sfruttare. Quindi direi che la nostra è una cucina della tradizione, povera ma un pochino innovativa, e soprattutto buona, pulita e giusta. Quello che importa a noi è innanzitutto fare cibo buono. Il piatto per prima cosa deve essere buono, poi se è anche bello tanto meglio (ride).”

Però tu sei anche un cultore del bello, alle elezioni comunali di Galeata ti sei presentato con la lista “Il gusto del bello”…

“Certo, quando mi sono candidato il mio scopo era quello di fare il bello e per farlo a volte bastano cose semplici. Non ho vinto, ma cerco comunque di fare cose belle.”

Tornando alla vostra idea di cucina, qual è il vostro cavallo di battaglia?

“Ce ne sono tanti, ma se devo sceglierne uno direi sicuramente la polpetta perché rispecchia proprio il messaggio che vogliamo mandare, ovvero che si può mangiare bene anche mangiando alimenti considerati meno pregiati. Una volta la polpetta era simbolo di povertà, noi l’abbiamo voluta nobilitare. Ora addirittura la inseriamo all’interno dei menù dei matrimoni, e soprattutto i giovani la adorano.”

Le tue polpette, e in generale la tua cucina “onesta”, sono state subito apprezzate a livello locale, ma come è arrivata la notorietà ad un livello più ampio?

“Dopo qualche tempo sono arrivate le guide gastronomiche, che hanno cominciato a scrivere di noi e a darci visibilità. Essere dentro alle guide Slow Food conta tantissimo. Poi ci è stato proposto di partecipare alla Prova del cuoco. All’inizio avremmo dovuto fare una sola puntata, ma alla fine sono diventate otto. Quello è stato il momento che ci ha dato sia visibilità che valore aggiunto. La gente ha cominciato a pensare “questi sono bravi perché sono andati in televisione”. Per mesi è arrivata gente da tutta Italia perché ci aveva visto in televisione.”

A proposito di televisione: ora una volta al mese partecipate a Geo, il programma di Sveva Segramola su Rai3.

“Sì esatto. È un programma molto attento, che va parecchio a fondo sul discorso dell’alimentazione. Ogni giorno viene scelto un tema, e mezz’ora della puntata è dedicata al cibo. Il 22 gennaio siamo andati in puntata e il tema era il riuso. Noi abbiamo proposto tre piatti: i manfrigoli, ovvero i ritagli della pasta avanzata, il polpettone con la salsa verde, come si fa a Corniolo, e poi un dolce con il pane raffermo. Il messaggio che volevamo mandare è che si può recuperare e riutilizzare il cibo senza sprecarlo, che è quello che facciamo sempre nella nostra cucina.”

Insomma state facendo e avete fatto tante belle esperienze in questi anni. Quindi a distanza di tredici anni dall’inizio della vostra avventura, qual è il tuo bilancio?

“Un bilancio molto positivo. Abbiamo passato anni bellissimi. Questo è un lavoro bellissimo, con mille sfaccettature. Noi poi andiamo molto in giro a conoscere e a vedere quello che fanno gli altri, e così è straordinario. Finchè c’è questa passione continueremo per questa strada.“

Dunque gli obiettivi per il futuro quali sono?

“Di obiettivi ne abbiamo a migliaia. Ci piacerebbe riuscire a valorizzare Pianetto e fare un albergo diffuso, oppure coinvolgere qualche giovane che possa aprire aziende agricole con prodotti di qualità. In ogni caso l’importante è continuare ad essere veri. Se sei vero sei vincente!”

di Ilaria Pini

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