Cristicchi canta una fragile felicità

PERDONARSI E PERDONARE PER RITROVARE LA FELICITÀ

Roberto Scorta / Wikipedia

Si aggiudica il premio Sergio Endrigo per la migliore interpretazione e il premio Giancarlo Bigazzi per la miglior composizione musicale, si classifica quinto al 69° Festival di Sanremo con la sua ‘Abbi cura di me‘, una preghiera laica e universale che invoca ad un necessario bisogno di ritorno all’idea pura di felicità e bellezza: Simone Cristicchi, cantautore, attore teatrale e scrittore italiano, già vincitore del festival nel 2007 con ‘Ti regalerò una rosa‘.
“Leggera come una piuma, potente come una tempesta – dichiara – la mia canzone è il frutto di una serie di domande che mi sono posto sul senso di essere su questa terra, sulla bellezza, sulla felicità e anche sul dolore e sulla sofferenza”.
L’interpretazione recitata, quasi sussurrata, di Cristicchi, accompagnata da archi e pianoforte tende all’esaltazione della vita che “è un miracolo”, del vivere della bellezza delle semplici e piccole cose insite in un simbolico abbraccio collettivo e amorevole che coinvolga tutti gli esseri umani, gli uni accanto agli altri e non gli uni e gli altri separatamente e unicamente al centro di loro stessi e del proprio ego.

Un inno alla forza della vita che però è anche sacrificio, per chi al mattino per una vita intera si reca a lavorare in miniera; che è sofferenza per chi si trova a combattere la propria battaglia; che è anche perdizione per chi trova poi il coraggio di affrontare il tunnel buio della malattia e della depressione; ma che è soprattutto meraviglia inesauribile, la meraviglia di oltrepassare il vuoto e scoprire, al di là delle barriere, la bellezza di tutto ciò che sta intorno, della natura e del suo manifestarsi come “un fiore tra l’asfalto”, come “l’orchestra di foglie che vibrano al vento”, o come “la legna che brucia, scalda e torna cenere”.

È un viaggio introspettivo da intraprendere ad occhi chiusi, quasi a contemplare la dimensione dell’immedesimarsi in altre storie di vita, quello a cui gli autori Nicola Brunialti, Gabriele Ortenzi e Simone Cristicchi invitano l’attento ascoltatore. Una sorta di testamento di chi ha vissuto la propria vita imparando a soffermarsi e riflettere principalmente calandosi con discrezione nelle vesti altrui, e procedendo lungo il viaggio chiamato vita con passo deciso e proteso più alla protezione di una felicità seppur labile e sfuggente, come fosse quella racchiusa in una bolla di sapone soffiata da un bambino, piuttosto che alla corsa illusoria verso una felicità eterna, irraggiungibile e incontaminata da fragilità e sofferenze, che invece risultano essere necessarie per una straordinaria riscoperta del valore dell’accoglienza e del perdono verso gli altri e verso se stessi.

Una sfida controcorrente, uno spunto di riflessione, un consiglio sussurrato del saper ascoltare e non fermarsi al solo sentire.

di Massimiliano Erculeo

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