L’Italia è un paese razzista? Dati e testimonianze
NON ESISTE UN'AGENZIA UNICA CHE MONITORA IL FENOMENO E DA PIU' FRONTI CI SI CHIEDE SE E COME SIA CAMBIATO IN QUESTI ANNI IL FENOMENO
Da molto tempo ormai ci si domanda se l’Italia sia diventato un paese razzista, e a giudicare solo dagli episodi avvenuti negli ultimi mesi si direbbe proprio di sì. Il razzismo nel nostro paese non lo si può più dunque considerare solo un pericolo, ma fenomeno presente nel nostro quotidiano. Solo due esempi: la strage di Firenze del 13 dicembre 2011, quando Gianluca Casseri sparò ad un gruppo di tre senegalesi uccidendone due, una delle quali era Samb Modou, cugino di Idy Diene, il venditore ambulante ucciso sul Ponte Vespucci il 5 marzo 2018; a febbraio, una famiglia di Melegnano è stata vittima di minacce razziste rivolte al figlio Bakary Dandio, ragazzo senegalese di 21 anni adottato da Paolo Pozzi e Angela Bedoni dopo il suo arrivo in Italia nel 2015, sul cui muro della loro abitazione erano apparse due scritte: “Pagate per questi negri di merda” e “Ammazza al negar”, accompagnate da una svastica al contrario.
QUANTO RAZZISMO C’E’ IN ITALIA? – Come scrivono Davide Maria De Luca sul Post e la giornalista di Internazionale Annalisa Camilli, non si può sapere con certezza quanto razzismo sia presente nel nostro Paese, perché non abbiamo una banca di dati ufficiali in grado di raccogliere e pubblicare le statistiche su questi accanimenti. A differenza di altri Paesi europei come Francia e Gran Bretagna, in cui esistono banche dati centralizzate, in Italia vi sono solo agenzie o associazioni che monitorano gli episodi di razzismo senza un coordinamento centralizzato. In base all’analisi svolta dal giornalista di Post, l’UNHCR è molto preoccupata per il “crescente numero di attacchi nei confronti di migranti, richiedenti asilo, rifugiati e cittadini italiani di origine straniera” e ci si domanda se il nuovo governo abbia qualche responsabilità per quello che sta accadendo: secondo il leader del M5S Luigi Di Maio non c’è alcuna emergenza, mentre il ministro degli Interni Matteo Salvini ha addossato la colpa alla sinistra, rea di aver permessa in questi anni un’immigrazione di massa incontrollata.
Altri giornalisti si sono interessati al fenomeno: uno di questi è Luigi Mastrodonato che, dopo un’accurata ricerca, ha creato una mappa degli episodi razziali o xenofobi avvenuti in Italia a seguito dell’insediamento del governo del 1 giugno 2018.
Tra le associazioni che monitorano gli episodi di razzismo c’è l’associazione Lunaria. Nel loro rapporto del 2018 si legge: “Il nostro ruolo è raccontare e denunciare l’evoluzione del razzismo quotidiano per renderlo visibile e attivare forme di sensibilizzazione, di solidarietà e di tutela”. A seguito di segnalazioni da parte delle vittime, testimoni e altre associazioni, rinvenute sul web o documentate attraverso le notizie pubblicate dalla stampa, l’associazione è arrivata a raccogliere 628 casi documentati: 400 violenze verbali, 126 violenze fisiche, 29 danneggiamenti alle proprietà, tra devastazioni ed incendi, e 73 episodi di discriminazione.
Sul problema è intervenuta anche il Pew Research, un istituto che fornisce indagini statistiche a livello mondiale. In uno studio pubblicato nel 2017 intitolato ‘Being Christian in Western Europe‘, oltre a analizzare la popolazione cristiana, si sono soffermati sul rapporto con minoranze e stranieri, evidenziando che gli italiani risultano essere il popolo meno accogliente in Europa occidentale. Se paragonati ad altri paesi come Spagna e Svezia, per esempio, si scopre una divario quasi abissale: gli italiano registrano un 38% di condotta intollerante, mentre spagnoli e svedesi rispettivamente il 17% e 8%.
Ogni 21 marzo viene celebrata la Giornata internazionale contro il razzismo e la xenofobia, ma quest’anno le voci si sono fatte sentire ben prima, come lo testimonia la manifestazione antirazzista a Milano del 2 marzo che ha visto la partecipazione di ben 200 mila persone, tra cui il sindaco Sala, Laura Boldrini , il nuovo segretario della Cgil Landini, ed anche il deputato radicale di + Europa Riccardo Magi, assieme ala Segretaria di Radicali Italiani Silvja Manzi: “E’ necessario opporsi con forza – dicono i radicali – a chi per il proprio tornaconto elettorale alza muri tra le persone, seminando paura e alimentando discriminazione, e mobilitarsi per affermare soluzioni politiche diverse di inclusione e accoglienza, rispettose dei diritti di tutti”.
Anche la ex presidente della Camera, Laura Boldrini, in un’intervista al TPI, ha rivolto parole molto forti nei confronti dell’attuale governo, accusandolo di aver sparso in Italia cattiveria e ferocia: “È come se avessero voluto in qualche modo snaturare il dna degli italiani e delle italiane, che non è così: non è cattivo né feroce. C’è bisogno di compattezza – continua – di capacità analitiche e anche di soluzioni realistiche che non compromettano il futuro dei nostri figli”.
LA LEGGE ITALIANA AIUTA? – “La narrazione di certa parte politica su ‘migranti che scippano, rubano, violentano’ sta a mio giudizio contribuendo all’aumento degli attacchi di odio razziale in Italia, come anche riferito dai commissari dell’ONU inviati dall’Alto commissario negli ultimi mesi – ha dichiarato l’avvocato E.G. – Costoro hanno evidenziato come le persone di origine africana e i Rom abbiano sofferto, nell’ultimo anno, di un aumento di incidenti razzisti ai loro danni. Le Nazioni Unite, nello specifico, hanno parlato di 169 episodi di matrice razziale registrati dopo le elezioni politiche nel nostro Paese, di cui 19 si sono concretati in violenti attacchi. Ciò dovrebbe indurre parte della nostra classe politica ad abbandonare la retorica di cui fa spasmodico uso, prima che episodi di discriminazione, anche violenta, possano dilagare ulteriormente’.
Le parole dell’avvocato, dunque, confermano la preoccupante crescita del numero dei casi di razzismo verificatisi nel nostro Paese. Ma quello che più ci si domanda è come la legge italiana reagisca davanti a questi problemi: “Sebbene in Italia stiamo assistendo, negli ultimi anni, ad attacchi contro la legge Mancino, mossi da una parte politica e tendenti alla sua abrogazione, in Europa ci sono importanti iniziative volte a porre un argine ai disperati fenomeni discriminatori – spiega l’avvocato – Mi riferisco, tra le altre, all’istituzione dell’Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia, che si avvale della Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, ratificata dagli Stati membri dell’Unione europea ai sensi dell’art. 13 del trattato CE“. Si tratta dell’articolo riguardante l’adozione di una disposizione relativa alla non discriminazione, che autorizza il Consiglio europeo ad intervenire, assumendo i provvedimenti necessari per contrastare le discriminazioni fondate su sesso, razza, etnia, religione o convincimenti personali, handicap, inclinazione sessuale.
Tra gli obiettivi principali dell’Osservatorio vi è quello di trasmettere alla Comunità europea e agli Stati membri informazioni sui fenomeni di razzismo, al fine di contribuire all’adozione di provvedimenti e iniziative volte alla loro repressione. Nel mese di marzo il Parlamento europeo ha adottato una nuova risoluzione con la quale ha sollecitato sia gli Stati membri, sia l’Unione Europea stessa ad adottare politiche volte a reprimere fenomeni di discriminazione e razzismo. Non resta che aspettare in che direzione si muoverà l’Europa, essendo ormai prossime anche le elezioni per il rinnovo del suo organo legislativo.
Apostrofare un cittadino straniero con espressioni del tipo «che vieni a fare in Italia?» o «devi andartene via», può far scattare l’aggravante dell’odio razziale nella commissione di un reato in danno di cittadini extracomunitari. Ma come bisogna comportarsi in caso di denuncia a sfondo razziale? L’avvocato E.G. ha affermato che vi sono molteplici azioni che possono intraprendersi per reagire a condotte razziste, in senso lato: “Da un lato, ci sono le azioni civili, per cui chi è stato vittima di atti discriminatori da parte di un privato o di un pubblico ufficiale può rivolgersi al Giudice ordinario per chiederne la cessazione e la rimozione degli effetti. Dall’altro ci sono le azioni penali, che si concretano nella presentazione di una denuncia/querela presso la Procura della Repubblica del luogo in cui si è verificato l’evento, anche per il tramite della Polizia o dei Carabinieri. Il consiglio è sempre quello di rivolgersi ad un legale o ad associazioni presenti sul territorio che possano fornire un supporto essenziale nei delicati passaggi procedimentali”.
QUANTO COSTA ESSERE DIVERSO – “Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo ancora imparato la semplice arte di vivere insieme come fratelli.” E’ una delle celebri frasi pronunciate da Martin Luther King nella sua lunga lotta per l’uguaglianza. Si direbbe proprio che i fatti gli diano perfettamente ragione. Purtroppo non tutti riescono a guardare oltre il colore della pelle, anzi più di qualche volte essere ‘di colore’ diventa anche motivo di condanna, poichè molte volte veniamo a sapere di violenze a sfondo razziale.
Anche a Parma si sono verificati spiacevoli episodi, come nel dicembre 2017, quando un 30 enne della Costa d’Avorio, dipendente del noto kebabaro Sahid di via Massimo d’Azeglio, nei pressi dell’Università, è stato vittima di un pestaggio da parte di un gruppo di italiani, vestiti di nero e parzialmente coperti per non essere riconosciuti, dai quali è stato anche pesantemente insultato con frasi razziste e xenofobe. Il proprietario, giunto in soccorso del suo dipendente, è rimasto a sua volta vittima delle aggressioni. Sahid dichiara che ormai quel brutto giorno è riuscito a metterselo alle spalle: “Bisogna sempre andare avanti nonostante tutto, però mi dispiace perché stiamo parlando di persone che conducono una vita sbagliata, e il mio amico ne stava pagando le conseguenze per colpa loro”. Subito dopo l’aggressione il proprietario è andato a fare denuncia presso la Polizia. E’ cambiato qualcosa da giorno? Sahid ha risposto così: “Ancora non ci sono stati risultati, ma la denuncia va avanti perché quelle persone hanno commesso un grave errore ed è giusto che vadano punite. Si tratta di un torto imperdonabile nei confronti del mio collaboratore, perché non è colpa sua se è nato con il colore della pelle nero. Sono molto ottimista su questo, ma nel frattempo noi dobbiamo sempre cercare del nostro meglio”.
“Se non è bianco non lo vogliamo”. È la risposta che più volte si è sentito dare Ablay, un ragazzo africano che vive a Parma da due anni, ogni volta che telefonava ad agenzie per chiedere se ci fosse un monolocale libero. Nonostante avesse un contratto di lavoro a tempo indeterminato, la sua domanda veniva respinta solo per il per il fatto di essere straniero, mentre se a chiedere la disponibilità era un italiano i proprietari non esitavano a prendere appuntamento per la visita. Come dichiara il ragazzo: “Ogni volta che chiamo un’agenzia capiscono subito che sono straniero, e per questo non vogliono nemmeno parlare con me”. Stesso problema anche quando sei uno studente di medicina.
Ablay si è rivolto a Rete Diritti in Casa, un collettivo che si occupa della lotta per il diritto alla casa a Parma tramite denunce e controinformazioni sulle politiche abitative. Il gruppo è intervenuto in soccorso al ragazzo telefonando ad alcune agenzie sia con la speranza di trovare una stanza, che per verificare il modo di agire da parte dei proprietari. Se in un primo tempo gli agenti immobiliari sembravano dare disponibilità all’affitto, nel momento in cui venivano a sapere delle origini dell’acquirente subito si tiravano indietro: “Devo subito bloccarla perché il proprietario non vuole stranieri“; “È straniero? E di dove? Senegalese? No non possiamo darglielo”; “Per noi vengono prima gli italiani. Se poi proprio non troviamo un italiano possiamo anche tenere in considerazione uno straniero”. Sono alcune delle risposte che il gruppo ha avuto nel corso di numerose chiamate. Attualmente il ragazzo è ancora in cerca di un alloggio.
di Mattia Celio
Scrivi un commento