Le braccianti di Euripide: un piccolo mondo artistico

I ‘MARTEDÌCARTA LIVE’ AL CIRCOLO LA STAFFA ARRIVANO AD UN ANNO DALLA NASCITA DEL COLLETTIVO CREATO A BOLOGNA DA CINQUE RAGAZZE.

Le braccianti di Euripide / Facebook

Il nome è tutto giocato sul titolo della tragedia di Euripide, ‘Le baccanti‘, in cui le donne vengono istigate dal dio Bacco a seguire teatro, arte, musica e vino. Troppo impegnativo e altisonante per loro, hanno deciso di sostituirlo con ‘braccianti’ per dare un’idea di maggiore concretezza.
La scelta di un simbolo universalmente riconosciuto. L’idea di non metterci subito né la faccia né il nome, ma sicuramente tutte loro stesse. E l’arte prima di tutto, in ogni sua forma: un disegno o una poesia, una fotografia, una canzone o un monologo.
Per noi sono Perseide, Ananke, Argo, Aura ed Eride, cinque amiche che dopo tanti pomeriggi passati a parlare molto e – a detta loro – a fare molto meno, hanno deciso di creare un contenitore per rispondere prima alla loro personale esigenza di esprimersi attraverso diverse modalità artistiche, e poi invitando anche gli altri a farlo.

Ho incontrato due di loro in un incerto pomeriggio di marzo per farmi raccontare che fine fanno i sognatori ostinati che restano a Bologna, perché quelli che se ne vanno lo so già.

Quando e come è nato questo collettivo artistico?

“Da poco più di un anno, un po’ per gioco e un po’ per noia. Era un periodo in cui quando ci incontravamo parlavamo, fantasticavamo sulle grandi cose che avremmo potuto fare insieme, ma che alla fine non facevamo mai. Avevamo voglia di creare qualcosa di concreto e così ad una di noi è venuta l’idea di provare a fare una pagina Facebook che fungesse da contenitore, per mettere insieme tutta la nostra roba: c’è chi disegna, chi scive, ci piace la poesia, ma ci piace anche mischiare. E una pagina era la cosa più semplice da fare.”

Prendete ispirazione da qualcuno?

“Probabilmente inconsciamente abbiamo rubato da qualche parte, però non con l’intenzione di farlo. Alla fine il concetto è solo questo: vogliamo fare qualcosa? Facciamolo.”

Da dove nasce l’idea del #martedìcarta?

“In realtà è partito tutto dalle persone che hanno iniziato a scriverci per poter pubblicare i propri lavori, poco dopo che avevamo creato la pagina. Così abbiamo pensato di scegliere un giorno per aprire il nostro contenitore ad esterni, dando quindi la possibilità a chiunque volesse condividere fotografie, disegni, poesie, video, insomma qualsiasi cosa, pubblicando con il proprio nome o sotto pseudonimo, come facciamo noi. Ne è uscito #martedìcarta; il nome è nato perché il martedì è il giorno della raccolta differenziata della carta.”

Come funziona questa raccolta (in)differenziata poetica?

“Inizialmente era tutto solo online: la gente ci mandava i propri lavori tramite la nostra pagina Facebook o Instagram. Da una settimana siamo riuscite a farlo diventare un vero e proprio evento con delle serate al Circolo Arci La staffa, i ‘martedìcarta live’. Abbiamo anche creato una cassetta dove chiunque può imbucare i propri lavori e chi vuole può partecipare alla serata leggendo, cantando, suonando, disegnando dal vivo, esponendo quello che vuole oppure, semplicemente, consegnando delle cose scritte prima chiedendoci di leggerle live.”

Qual è la modalità artistica con cui la gente si cimenta di più?

“Per quanto riguarda i live, bisogna considerare che la prima serata l’abbiamo fatta martedì perciò la cassetta è ancora chiusa. Invece, online riceviamo soprattutto poesie e questa è stata una bella sorpresa. Abbiamo scoperto che c’è un sacco di gente che scrive e che lo fa molto bene. Soprattutto giovani tra i venti e i trent’anni, e non solo ragazze.”

Come si svolge un ‘martedìcarta live’?

“Noi apriamo le serate, facciamo le nostre letture, le nostre performance, ma poi ognuno è libero di intervenire e produrre qualcosa live o sul palco. Allestiamo il posto mettendo a disposizione di tutti il materiale artistico, quindi fogli, pennarelli, matite. Quest’alternanza tra noi e gli esterni crea una bellissima sinergia:  non c’è distacco tra spettatore e performatore e riusciamo ad invogliare la gente a partecipare. Vorremmo che le prossime serate prendessero sempre questa piega e che poi andassero avanti da sole, dopo la nostra introduzione, fino a diventare un punto di riferimento per chiunque abbia voglia di esprimersi e fare arte. È vero, ci sono i timidi, ma si vede che anche loro vogliono. È tutta una questione di abbattere le paure, provare, fare.”

 C’è un filo conduttore che vi guida nella serata?

“Il filo conduttore di tutto è il nostro testo che si chiama ‘La mia generazione‘, da cui è nata anche una canzone con cui chiudiamo tutto lo spettacolo, perché poi alla fine attraverso ognuna di noi raccontiamo una storia collettiva, che è quella della nostra generazione.”

Come avete ottenuto il posto in cui fate i ‘martedìcarta live’?

“Per fortuna, grazie a Gian Marco Basta, un ‘cantattore’ conosciuto all’università. Lui è stato il primo a spingerci a fare, il primo che ha creduto in noi. Ci ha scritto un giorno chiedendoci di accompagnarlo in una serata qui a Bologna, all’Irish pub, a maggio dello scorso anno, ed è stata la nostra prima serata live. Eravamo terrorizzate, ma è stata bellissima. Una cosa completamente inaspettata che però ha dato il via a tutto perché poi ci siamo trovate in sintonia con lui ed è iniziata questa collaborazione. Da lì ci siamo spostati al Circolo La staffa, dove abbiamo fatto un ciclo di cinque incontri a cadenza mensile intitolati ‘4 modi diversi di morire in versi‘. Ogni serata era dedicata ai poeti di una nazionalità diversa: russi, angloamericani, francesi, spagnoli. Finito il ciclo di incontri, il proprietario ci ha proposto di fare una serata tutta nostra.”

Che progetti avete per il futuro?

“Pensiamo di partecipare anche quest’anno all’OLÈ Festival, dove allestiremo un banchetto con materiale nostro. Continueremo col ‘martedìcarta live’. Stiamo pensando di aggiungere allo spettacolo la proiezione di video realizzati da noi con immagini rubate alla quotidianità, riagganciandoci sempre al discorso della nostra generazione. C’è anche l’idea di fare anche un vero e proprio cortometraggio. Presto apriremo un canale Youtube. Sicuramente si punta in alto, c’è voglia di fare. Poi il 29 marzo ci sarà la serata al Teatro del Navile, qui a Bologna, con Gian Marco Basta.”

 Come sarà articolato lo spettacolo al Teatro del Navile?

“Saremo diversi gruppi ad alternarci con canzoni, monologhi, poesie e letture. Noi leggeremo e reciteremo; Gian Marco suonerà e racconterà storie cantando; ci saranno anche Salvo Giordano, Sabrina Monno, Vasily Biserov e altri artisti. È un vero e proprio spettacolo teatrale, di intrattenimento e con un pubblico.”

Avete mai partecipato ad eventi al di fuori dei confini di Bologna?

“Sì, siamo state al Pride brindisino quest’estate, insieme ad altri artisti. Abbiamo disegnato, recitato ‘La mia generazione’, appeso le poesie; mentre una di noi recitava c’erano dei musicisti che ci accompagnavano e una ballerina che ha performato tutto il testo.”

È difficile dirlo ma, secondo voi, esservi trovate e ritrovate in questa precisa città ha influenzato la nascita dell’idea e la possibilità di poterla realizzare, oppure se foste state in qualsiasi altro posto non avrebbe fatto alcuna differenza?

“Non è dato saperlo, però sicuramente Bologna è una città piccola e completamente aperta e questo ha aiutato. Se hai un’idea qui puoi realizzarla tranquillamente. La cosa bella di Bologna è che si incontrano facilmente le persone e può senza difficoltà nascere qualcosa; ti ritrovi a parlare con chiunque, a fare amicizia, si creano subito relazioni. È molto umana da questo punto di vista e c’è il giusto spirito.”

Vorreste mantenerla come passione o vi piacerebbe riuscire a farlo diventare il vostro lavoro?

“Sarebbe il sogno della vita. Ci piacerebbe molto fare dei laboratori, continuare a fare degli spettacoli con un biglietto e se si crea una bella serata, che funziona, se abbattiamo anche le nostre insicurezze e paure, pensiamo che niente ci possa frenare. Solo la paura, appunto, ma già aver superato quella di esporsi ci dice molto. Questa cosa ci sta cambiando anche umanamente, come persone. Il punto forte, non solo tra noi ma anche nelle serate, è la collaborazione. L’unione fa veramente la forza, ed è così che escono cose belle.”

E, alla fine, se anche fosse soltanto una scusa per bere vino, è comunque una bella scusa.

di Giorgia Lanciotti

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