Inquinamento del mare di plastica
NON VOLTIAMO LE SPALLE AL MARE DEL DOMANI
All’alba c’era il mare, al tramonto tutto intorno era solo plastica e provare a chiudere gli occhi per riaprirli l’attimo dopo era ormai troppo tardi.
È la mancata coscienza ecologica il vero cancro dell’umanità, pertanto la grande sfida con cui l’uomo debba confrontarsi è essenzialmente quella di crearne una nuova.
COME CREARE UNA NUOVA COSCIENZA ECOLOGICA? – Il primo passo in questa direzione è riflettere sulla relazione imprescindibile e indissolubile dell’uomo come parte della natura e della natura come parte della vita dell’uomo. Guardarsi intorno meravigliati e scoprire il mare come un dono dato, non basta, occorre prendersene cura, è necessario dapprima capire i principi organizzativi sviluppati dagli ecosistemi da cui dipende l’intero tessuto vitale della nostra sopravvivenza e di quella delle generazioni future a lungo termine.
Se adottassimo un modo di pensare sistemico, introdotto da Aristotele, e concentrato sulla forma e sulla sostanza delle cose, osserveremmo, per esempio, che un ecosistema non genera scarto, poiché ciò che rappresenta lo scarto di una specie è il cibo per un’altra specie; che la diversità aumenta la capacità di resistenza; che la vita, fin dalle sue origini, non ha conquistato il pianeta con le guerre, ma attraverso la cooperazione.
QUALI SONO LE MAGGIORI ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE? – Obiettivo principale e comune delle associazioni ambientaliste è quello della conservazione e del miglioramento della natura in ogni sua forma.
WWF (World Wide Fund for Nature, ossia Fondazione mondiale per la natura) è la più grande organizzazione mondiale, nata nel 1961, per la preservazione del mare, la lotta contro lo spreco alimentare, contro l’intervento umano sulla crescita naturale di flora e fauna.
GREENPEACE, una delle più conosciute e apprezzate ONG (Organizzazioni Non Governative), nata nel 1971 dalla volontà di dodici ragazzi hippy che a bordo di una barca da pesca (la poi diventata famosa Phyllis Cormack) cercarono di impedire l’esplosione di una bomba nucleare ad Amchitka, un’oasi colma di animali in via d’estinzione, vicino all’Alaska.
LEGAMBIENTE, un’associazione italiana senza scopo di lucro, che affronta scientificamente temi ambientali.
Il lavoro svolto è di grande coraggio, coscienza e prestigio, pur considerando che il pericolo maggiore per il nostro pianeta resta di fatto l’uomo, il quale nonostante sia considerato organismo intelligente ha la capacità di distruggere interi ecosistemi.
L’UOMO, LA PLASTICA E IL MARE – Se l’uomo è ciò che mangia, come afferma una celeberrima espressione filosofica di L. Feuerbach, è pur vero che l’uomo è causa stessa del suo male. Per il filosofo tedesco esiste un’unità imprescindibile tra psiche e corpo, ciò significa che per migliorare le condizioni di vita dell’umanità, bisogna anzitutto migliorare le condizioni materiali.
Secondo uno studio pubblicato su Nature, la situazione dei mari è più grave di quanto si possa pensare: oltre 79.000 tonnellate di plastica risiedono su fondali di 1,6 milioni di chilometri quadrati, una quantità di 16 volte superiore a quanto finora stimato. Il problema è soprattutto evidente nel bacino semi-chiuso, con limitato riciclo d’acqua, quale il Mediterraneo; nel Mare Nostrum galleggiano almeno 250 miliardi di frammenti di plastica regolarmente ingoiati dai pesci che successivamente imbandiscono le nostre tavole e saziano il nostro stomaco.
Legambiente attesta nell’ultimo rapporto ‘Indagine Beach Litter 2018‘ che su 78 spiagge monitorate, sono stati trovati una media di 620 rifiuti ogni 100 metri: quattro rifiuti per ogni passo fatto sulle nostre spiagge italiane. La plastica è regina indiscussa tra i materiali più trovati, con una percentuale dell’80%, seguita da vetro/ceramica (7,4%), metallo (3,7%) e carta/cartone (3,4%). I dati raccolti confermano che i luoghi incantati, di ispirazione per molti artisti, poeti e cantautori del passato, i luoghi delle vacanze con gli amici per i bambini, stanno letteralmente soffocando sotto una montagna di plastica e microplastica.
Il riciclo non è la soluzione, sono le singole coscienze a doversi far carico della drammaticità del caso, partendo con l’impegno di usare sempre meno fino quasi all’eliminazione totale la plastica usa e getta.
COSTRUIRE UNA SENSIBILITÀ ECOLOGICA – Gli effetti osservati in natura devono essere concepiti come conseguenze del modo, tipicamente occidentale, di pensare la natura come una realtà distinta e separata rispetto all’uomo e alla società globalizzata di cui è schiavo. Leggere in modo lineare, per esempio, l’evoluzione della specie, così come ci è stato inculcato fin dai primi anni della scuola, è scorretto, soprattutto alla luce della logica Darwiniana per cui non esiste un’evoluzione della specie lineare che raffigura l’homo sapiens come condizione ultima e ottimale di un percorso a tappe superate, ma piuttosto trattasi di un’evoluzione ramificata che considera le diversità come risorse.
La questione, dunque, non è solo parlare di ambiente, ma è soprattutto come e in che modo interrogare la natura, tanto da comprenderla e rispettarla in quanto tale. Sembra paradossale ma l’esempio eclatante di come affrontare il dramma, in qualità di cittadini coscienziosi del pianeta terra, ci è dato da una ragazzina attivista svedese, Greta Thunberg (15 anni), che ha sconvolto alla Cop24 la coscienza del mondo con testuali parole: “Sono qui per parlarvi di giustizia climatica. Se pochi bambini possono ottenere le prime pagine di tutto il mondo, semplicemente non andando a scuola, immaginate cosa potremmo fare tutti insieme se davvero volessimo. Nel 2078 festeggerò il mio settantacinquesimo compleanno. Se avrò dei bambini probabilmente un giorno mi faranno domande su di voi. Forse mi chiederanno come mai non avete fatto niente quando era ancora il tempo di agire. Voi non avete più scuse e noi stiamo finendo il tempo. Voi dite di amare i vostri figli sopra ogni cosa, ma state rubando loro il futuro davanti agli occhi.”
di Massimiliano Erculeo
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