Lucia Conversi in Fango: il passato per raccontare il presente

LA MOSTRA SARA' ESPOSTA AL PUBBLICO FINO AL 28 MARZO PRESSO LO SPAZIO ESPOSITIVO LAZONA

Lo spazio espositivo LaZona-Centro cinema Lino Ventura di Parma ospiterà, fino al 28 di marzo, la mostra Fango dell’artista Lucia Conversi. La pittrice, laureata all’Accademia delle Belle Arti di Brera, espone per la prima volta alcune opere di una nuova serie e riporta pezzi che ha fatto in passato, i cui soggetti principali sono orsi, risse, fighting cholitas e altri pezzi liberi. Il tema centrale della mostra non è uno solo, ma sintetizza lo sguardo dell’artista sul mondo, soprattutto sulle relazioni. Come sottolinea l’artista stessa, “è uno sguardo affettuoso e curioso sulle persone, soprattutto su quello che mostrano involontariamente, mentre sono intenti a fare altro”. Per comprendere il lavoro di Lucia Conversi è necessario tenere conto che la sua pittura non è mai espressione di verità, bensì testimonianza di una compartecipazione: l’uso di poche tonalità scure di colori esalta i particolari e i gesti dei soggetti.

PERCHE’ FANGO? – “Fango per svariate ragioni”- afferma Lucia Conversi – per il colore che rimanda a una parte importante della mia tavolozza, perché siamo impantanati in questo momento storico-politico e sociale. Allo stesso tempo il fango è fertile e potrebbe essere un punto di rinascita, di trasformazione e di cambiamento. Oppure l’alternativa è sprofondare e addio”. 
Visitando la mostra, lo spettatore si imbatte in diverse figure ricorrenti nelle opere dell’artista: ma quale significato assumono queste? “Gli orsi hanno degli anni, erano autoritratti di molto tempo fa, orsi bianchi che vagavano nel nero, incapaci di trovare un posto a cui appartenere, goffi e maestosi al tempo stesso”. E continua: “Queste caratteristiche mi hanno sempre interessato molto, è un tema che ricorre in tutte le serie”.
E riguardo invece alle fighting cholitas? 
“Le fighting cholitas boliviane mi hanno incuriosito particolarmente quando lavoravo sul tema delle risse: le pieghe dei loro abiti eleganti, durante i combattimenti, diventano sottolineature di una componente feroce e animalesca che ci appartiene, ma che tentiamo spesso di nascondere”. L’artista svela che “queste donne – in realtà – sono spinte a fare questi show turistici in cambio di pochissimo denaro: alternano espressioni di dolcezza e di sofferenza”. La pittrice spiega, infatti, che queste emozioni le ha sentite molto vicine, tanto da paragonarle a un’immagine potentissima da un punto di vista esistenziale e sociale. Non solo, gli orsi e le donne boliviane non sono gli unici elementi che ricorrono nelle sue opere: in diversi pezzi sono ritratte scene di violenza, nelle quali i protagonisti sono soggetti di alta classe, ordinati e formalmente ben vestiti; tuttavia tali figure si abbassano all’impeto della violenza. L’uomo difatti è umano e bestiale al tempo stesso, ed è quello che emerge in Fango: l’umanità dei corpi si scontra con l’eleganza dei vestiti, l’ordine che diventa disordine. 
LA NUOVA COLLEZIONE – I nuovi pezzi, quelli relativi a San Cristoforo, hanno un preciso rimando al momento attuale: “Nell’immaginario San Cristoforo porta in salvo un fanciullo: è un gigante che si piega sotto il peso del bambino, che gli svelerà poi di essere Gesù e gli dirà di aver portato anche tutto il peso dei mali del mondo” sottolinea l’artista, che continua: “Quando arriva sull’altra sponda del fiume San Cristoforo pianta il bastone con cui si era sorretto e il bastone fiorisce”. La pittrice racconta che “quando per un caso fortuito ho letto diverse cose su San Cristoforo mi è sembrata un’immagine molto potente e chiara di quello a cui stiamo assistendo. Ci sono altri aspetti che mi interessano in questa figura, li sto ancora esplorando, questa serie è appena iniziata!”.

Il San Cristoforo di Lucia Conversi, che traghetta al di là del fiume il bambino e con il peso del mondo, fa riferimento ad altre attraversate, più attuali e drammatiche: “Purtroppo abbiamo smarrito i valori fondamentali se lasciamo morire persone che abbandonano la loro quotidianità per cercare una nuova e migliore realtà in cui vivere , sorretti solo dalla speranza di sopravvivere” e poi “annulliamo loro e ai figli un possibile futuro, altri mondi possibili. Io non sono cristiana, tantomeno cattolica ma mi interessa la potenzialità evocativa della storia di questo Santo, anche rispetto alle stratificazioni e alle trasformazioni che la sua vicenda ha subito nel tempo”.

di Valentina Perroni

 

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