Fridays For Future: tutto bello a Parma, ma dov’era il dibattito?
LA MANIFESTAZIONE PER IL CLIMA E' RIUSCITA, MA NON SI SONO SENTITE DOMANDE CONCRETE. E ORA CHE SI FA? NEANCHE IL SINDACO RISPONDE
La manifestazione del 15 marzo scorso è passata alla cronaca come una riuscitissima protesta che fa discutere finalmente le persone sul cambiamento climatico. Una mattinata importante, necessaria e ben riuscita. Dispersi i ragazzi, però, un senso di irrisolto si respira nell’aria. Una domanda che aleggia sulle teste: al di là dei discorsi, dei cartelli e degli slogan, la protesta ha lasciato dei contenuti, degli spunti concreti? Cosa hanno chiesto gli studenti ai potenti?
Ho provato ad essere un osservatore ‘parziale’ della protesta, sono sceso in piazza assieme agli altri, ma quello mi è sembrato è stato nulla di più che un momento di contestazione. Bello, ma quasi totalmente privo di argomenti concreti, di soluzioni. I discorsi, i cartelli, o gli infiniti punti del codice che sono stati urlati dal palco, non hanno dato una sola risposta alla domanda delle domande: come si ferma il cambiamento climatico?
Sebbene sia da lodare chi ha messo in moto la grossissima macchina organizzativa che stava dietro alla manifestazione, in tanti dei ragazzi presenti in piazza non si poteva che non constatare una certa indifferenza rispetto ai veri contenuti della piazza. Forse perché troppo impegnati a tenere alti i cartelloni? Nessuno faceva domande specifiche, e nessuno chiedeva risposte.
Tra il trambusto di quella mattina, mi sono ritrovato in prima fila nel momento giusto, assistendo a una scena che mi ha lasciato perplesso e da cui nasce la riflessione di questo editoriale. Uno dei ragazzi che aveva fatto il suo discorso dal palco era impegnato in una chiacchierata con il sindaco Federico Pizzarotti che, in linea con l’immagine green che sta dando al suo nuovo partito nazionale, non ha mancato di partecipare al dibattito. Se mai c’era un dibattito. Ma tornando al momento che ha un po’ infranto le mie utopiche speranze, il ragazzo che ha attirato la mi attenzione sosteneva come coloro che tutti i giorni aspettano l’autobus all’altezza del parcheggio Toschi si sentano legittimati a gettare i rifiuti al di là della pensilina, e quindi nel fiume, perché lì c’è un unico bidone per i rifiuti. A sentire queste parole, il sindaco stesso ha chiesto al piccolo Chè se stesse parlando seriamente o no, perché sarebbe anche solo meno incivile gettare il tutto per terra e non nel fiume. Il ragazzo, nel vano tentativo di rifarsi, ha ritrattato la sua posizione e risposto che loro gettano sì i rifiuti per terra, ma poi è il vento che li manda oltre la recinzione. Pizzarotti, questa volta divertito dall’evidente difficoltà del suo interlocutore, gli ha fatto notare che il vento, burrascoso quanto si vuole, difficilmente riuscirebbe tutti i giorni a mandare una bottiglietta di plastica oltre una pensilina alta un metro e mezzo.
In quel momento mi sono chiesto: ma davvero quel ragazzo, che sembrava così sicuro di sé solo cinque minuti fa, cerca di difendere così il suo, e degli amici, abbandono dei rifiuti? Può essere che quella faccia sicura e arrabbiata lì sul palco abbia solo imparato a memoria un paio di concetti ma ora, spaesato, sostenga la linea più facile: la colpa è sempre dell’amministrazione perchè ci sono pochi bidoni! Facile.
Al termine di quella conversazione, è Pizzarotti a prendere in mano il microfono. Dopo il round vinto con il giovane, e resosi conto che il contesto non era quello competente che si aspettava, ha avuto gioco facile. Il sindaco ha colto la palla al balzo. “A Parma il trasporto pubblico funziona”, ha iniziato a dire il primo cittadino invitando a utilizzarlo anche se l’intero centro città è percorribile sia a piedi che in bici (che ha la stessa valenza di dire ‘fatevi la doccia e non il bagno’; ‘chiudete il rubinetto mentre vi lavate i denti’). Dato il pubblico, probabilmente, il sindaco non ha sentito la necessità di approfondire questioni che potevano risultare concrete, rinviandole a un appuntamento non stabilito. Ma la frecciatina finale non se l’è risparmiata: “Magari venite preparati”. Quando poi si è levata la solitaria voce di un altro ragazzo che chiedeva al sindaco di rendere conto degli inceneritori della città, era ormai troppo tardi. Pizzarotti era già lontano.
Alcuni hanno definito il movimento in piazza ‘Il nuovo ‘68’, ma non gli hanno fatto un complimento: il ’68 è stato un contenitore, seppure densissimo di idee, che ha attraversato la storia con un pugno di mosche in mano. Augurare lo stesso a questo movimento, sarebbe come augurargli un lento trapasso. Quello che invece sarebbe necessario ora è che per tutti si acquisisca cognizione: capire, non semplicemente urlare degli slogan. Porre interrogativi concreti, che facciano partire il cambiamento. L’occasione forse non è stata quella di venerdì 15 marzo a Parma, ma da qui si può partire. Convinto che questa mobilitazione non potrà rimanere inascoltata da parte delle forze politiche e istituzioni di tutto il mondo, mi auguro che questi 8mila ragazzi a casa, oltre ai cartelli con gli slogan, si siano portati un po’ di curiosità per andare ad approfondire questi temi. E sull’approfondimento anche questo settimanale vuole fare la sua parte.
ParmAteneo s’impegna per le prossime uscite a pubblicare alcuni articoli che pongano questioni concrete in merito alla sostenibilità ambientale, cercando ovviamente delle risposte da parte di esperti. Approfondendo l’argomento, ci proponiamo di fare in modo che questa protesta non cada nel silenzio, stimolando riflessioni che permettano a tutti di acquisire, se vorranno, un po’ più di consapevolezza e magari dare qualche suggerimento per far iniziare proprio da noi singoli cittadini il cambiamento necessario.
di Pasquale Ancona
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