Giornate Fai di primavera: Parma scopre Palazzo Ducale e Prefettura

CON PIÙ DI 6000 VISITATORI PARMA È SECONDA IN ITALIA


Il 23 e 24 marzo 2019 sono arrivate le giornate Fai di primavera e Parma, come tutta Italia, ha visto schiudersi le porte di luoghi – o meglio, tesori – spesso non accessibili ai turisti. “Il progetto e lo scopo di queste giornate è sempre lo stesso dal 1993, quello di condividere un patrimonio culturale e artistico spesso quasi o del tutto sconosciuto alla cittadinanza“, afferma Luca Ghidoni, capo gruppo giovani della delegazione Fai di Parma. “Larticolo 118 della Costituzione è il nostro principio ispiratore, di cui il Fai ha eleborato una sua particolare interpretazione. Noi diciamo: ‘vigiliamo, proteggiamo e curiamo’, perchè soltanto chi conosce davvero il patrimonio italiano lo sa amare e quindi, in futuro, curare”, aggiunge Chiara, volontaria da anni del Fai e dal 2012 una delle fondatrici del Fai-giovani e delegata Fai per la scuola.

L’iniziativa si è dimostrata un successo in tutta la penisola, con turisti italiani e stranieri che hanno sfidato le lunghe file per vedere i classici beni dietro casa o per quelli di una gita fuori porta. Ma Parma, in particolare, ha segnato un altro record: Palazzo Ducale, con i suoi 6500 visitatori, è stato il secondo luogo più visitato di Italia, dopo la Banca d’Italia a Bari. Questi numeri – superiori a quelli di città che hanno generalmente un afflusso maggiore di turismo, come Milano, Roma o Firenze – fanno ben presagire su quello che potrà essere l’andamento di Parma2020.

Come il Fai seleziona i luoghi protagonisti di queste straordinarie aperture? “I criteri sono ovviamente il pregio storico-artistico, poi scegliamo beni che senza l’opera del Fai sono poco visitati, proprio per la faticosa accessibilità a questi beni. C’è sempre l’idea, quindi, di aprire degli scrigni, ma anche di valorizzare e denunciare una situazione di pericolo in cui versano i beni”, risponde Luca. A Parma, la scelta di quest’anno è caduta su Palazzo Ducale e Palazzo Rangoni Farnese, da tutti conosciuto come il palazzo della Prefettura.

LA PREFETTURA– Durante il ‘600 fu dimora della famiglia Rangoni e poi, come dimostra lo stemma sulla facciata, anche dei Farnese. Le decorazioni barocche e neoclassiche attribuibili a Barberini e Bibbiena permangono solo nella facciata e nel celebre scalone barocco che incanta i turisti subito all’entrata del palazzo. Le altre camere sono più spoglie a causa delle continue modifiche per adibire il palazzo alle varie funzioni storiche che ha avuto, tra cui dal 1943 al 1945 Casa del Fascio. Nonostante la sua elegante sobrietà, ogni stanza è arredata con mobili e quadri di pregio.

PALAZZO DUCALE – Tutti, almeno una volta passeggiando per Parco Ducale, abbiamo visto questo elegante palazzo e ci siamo chiesti cosa avesse al suo interno. Palazzo ducale – o Palazzo del Giardino – è stato voluto a fine ‘500 dai Fernese per dotare il ducato di una sede stabile, prima di trasferirsi al Palazzo della Pilotta. Ad arricchire la struttura sono gli affreschi e le decorazioni di importanti artisti di varie epoche, tra cui Agostino Carracci, lo stesso che ha affrescato la Galleria Farnese di Roma e che è sepolto al Duomo di Parma perché, proprio durante i lavori per Palazzo Ducale, morì lasciando incompiute alcune opere.  Le stanze che si susseguono nell’area visitabile del palazzo sono state tutte riccamente decorate tra il ‘500 e il ‘600, rappresentando le scene famose di alcuni classici antichi e moderni come l’Orlando furioso, la Gerusalemme liberata e le Metamorfosi di Ovidio. Recentemente sono stati scoperti nuovi spazi sotterranei al palazzo, mostrati ai turisti tramite un video perché ancora non visitabili.

Oggi sede del comando provinciale dei carabinieri di Parma – a cui va la discrezione sull’apertura della struttura al pubblico -, il Palazzo è stato anche sede di una triste curiosità durante la Seconda Guerra Mondiale. “Durante l’ultimo periodo della guerra c’è stato uno scontro armato tra i filo fascisti e i partigiani parmigiani che si erano asseragliati nel palazzo. Questo scontro è ricordato da una lastra all’esterno del palazzo dove vi sono i nomi dei quindici morti e che vuole simboleggiare quanto questo luogo sia stato importante in ogni epoca storica per la città”, racconta Chiara.

TRA I SUCCESSI PASSATI E I PROGETTI FUTURI – Le giornate Fai passate sono sempre andate bene: “Parma ha una comunità attenta e vivace, che ha sempre dimostrato partecipazione“, afferma Luca Ghidoni. Negli ultimi anni però i risultati sono stati davvero eccezionali perché San Francesco del Prato – chiesa simbolo del gotico parmense che è stata di rilevanza storica fondamentale e che potrebbe vedere la riapertura nel 2020- l’anno scorso è stato il bene più visitato di Italia con ben 12.000 visitatori. Lo stesso fenomeno, visibile dalle lunghissime code, si è manifestato per l’apertura durante le giornate d’autunno della Certosa, con circa 8.000 visitatori. Ovviamente ci sono anche aspetti che si vorrebbero vedere migliorati; tra questi i visitatori citano soprattutto le lunghe file e le occasionali sovrapposizioni di più gruppi e guide nello stesso luogo e la conseguente confusione.

Nonostante questi aspetti gestionali, le giornate si sono appunto dimostrate un successo e questo grazie l’opera annuale di decine di volontari – studenti, ma non solo – che passano due giornate estenuanti occupandosi di ogni aspetto, dalle questioni meramente organizzative a quelle di divenire degli ‘apprendisti ciceroni’ per il pubblico. “La voglia del Fai è quella di avvicinarsi sempre più a persone giovani, anche dal punto di vista formativo dato che nelle scuole si fa poca storia dell’arte. Il Fai cerca di coinvolgere gli studenti in modo attivo e, alla fine di queste due faticose giornate passate insieme, li ho sempre visti contenti e soddisfatti della loro esperienza. Tutto ciò infatti ha portato molti a seguirci anche dopo la scuola” dichiara il capo gruppo Fai Giovani. “Questa ambizione del Fai di partire dalle radici per poi accompagnarli in questo cammino ha sempre funzionato”, conclude. Queste parole sembrano confermate da Eva, una delle volontarie: “C’è proprio un percorso formativo: durante queste giornate le delagazioni svolgono dei sopralluoghi con volontari e professori”.

La delegazione parmigiana del Fai ha anche molti progetti in serbo in vista di Parma 2020, per valorizzare ancora di più la città. Oltre le future giornate d’autunno, vi sono: ‘Giardini aperti’  che porterà ad aprire nei fine settimana di maggio luoghi dedicati al verde particolarmente pregevoli; ‘L’Italia sopra i mille metri’, ovvero un progetto per valorizzare il patrimonio paesaggistico e culturale dell’Alpe; le ‘mattinate Fai d’inverno’ che, se andassero in porto, si svolgeranno a novembre e coinvolgeranno sempre le scuole e gli studenti.
“Oltre questi eventi ci sono le visite di mostre accompagnati dai nostri delegati, presentazioni di libri e appuntamenti conviviali quindi vere e proprie occasioni di incontro“, conclude Luca Ghidoni.

di Laura Storchi

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