Congresso delle Famiglie: Verona ospita controversie

DAL 29 AL 31 MARZO LA REGIONE VENETO ACCOGLIE TANTI DIBATTITI QUANTE POLEMICHE

 

Foto di: PublicDomainPictures

Il capoluogo veneto è stato scelto come sede del XIII World Congress of Family, “evento pubblico internazionale di grande portata”- si legge sul sito ufficiale – organizzato da IOF, Organizzazione Internazionale per la Famiglia, che ha l’intento di promuovere una crociata in nome del bene supremo della famiglia naturale. Ma si sa, le crociate non sono mai state unanimemente apprezzate. E così anche il Congresso veronese.

NON CESSARE DI MERAVIGLIARTI – È lo slogan scelto per questa edizione del WCF. E lo stupore non manca, è vero, ma non certo per le meraviglie. Le perplessità iniziano con il tanto discusso patrocinio concesso all’evento. Sì, perché se in un primo momento sui manifesti del Congresso compariva il simbolo del Consiglio dei Ministri, in seguito il Governo ha fatto un clamoroso dietrofront dichiarando di non aver mai concesso l’autorizzazione. Come a dire: “Noi non c’entriamo niente”. Eppure il Governo, in un modo o nell’altro, c’entra eccome. Tralasciando per un momento la presenza alla manifestazione del Ministro degli Interni Matteo Salvini e quella del Ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca Marco Bussetti (fieri rappresentanti del Consiglio), vero e proprio protagonista di questo Family Day in edizione internazionale è stato Lorenzo Fontana.

Lorenzo Fontana/ Foto di: Wikipedia

Il Ministro per la Famiglia e la Disabilità ha infatti avallato con gioia la richiesta di patrocinio ricevuta dal Comitato per l’organizzazione dell’evento. Tuttavia, come ha dimostrato un articolo di The Vision, l’assenso del Ministro non era del tutto legittimo: sembra infatti che abbia agito in autonomia, ‘dimenticandosi’ di seguire l’iter burocratico richiesto per approvare un patrocinio. La pratica richiederebbe “un adeguato tempo di istruttoria”, secondo una circolare, ed è stata invece approvata in tre giorni. Sarà stato l’entusiasmo. Nonostante la posizione di distacco assunta dal premier Conte nei confronti del Congresso, però, diventa difficile credere alla totale estraneità del Governo a questa manifestazione: il ministero della Famiglia è parte integrante dell’esecutivo, dopotutto.

Altra piccola curiosità: all’atto di nascita del Comitato per l’organizzazione della manifestazione nazionale “Congresso mondiale delle famiglie – Verona 2019” erano presenti Antonio Brandi, presidente di Pro Vita (Onlus dichiaratamente anti-abortista) e Jacopo Coghe, socio fondatario di Difendiamo i nostri figli. Nello statuto del comitato, alla voce riguardante il rendiconto, si legge che eventuali eccedenze nei ricavi della manifestazione – perché andare al Congresso delle Famiglie costa – verranno devolute all’associazione Pro Vita Onlus. Per capirci: un membro del comitato, Brandi appunto, ha sottoscritto uno statuto in cui si prevede l’eventuale finanziamento della sua stessa associazione. Associazione che, tra le altre cose, sembra legata al movimento di Forza Nuova (come dimostra un’inchiesta del Corriere della Sera) che infatti parteciperà in massa alle giornate veronesi.

RELATORI PRESTIGIOSI E DISCUSSI – Arrivano davvero da tutto il mondo, provengono da culture e fedi diverse, ma si ritrovano tutti a Verona. Esistono ancora fini comuni in grado di appianare ogni diversità? Pare che la tanto inneggiata famiglia naturale sia tra questi. Così nella tre giorni veneta si sono riuniti esponenti della Chiesa cattolica, patriarchi, ministri e politici provenienti dall’Europa e non. Tra questi brilla l’astro più luminoso del World Congress of Families: Brian S. Brown. È il co-fondatore dell”americano NOM, National Organization for Marriage, organizzazione politica che mira a difendere i diritti della famiglia uomo-donna (da cosa non si è ben capito) e a impedire la legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso; dal 2016 è presidente dell’Organizzazione Internazionale per la Famiglia. Ha 45 anni, 9 figli e le idee chiare. Altro fiore all’occhiello del Congresso è l’arciprete Dmitri Smirnov: importante membro della Chiesa ortodossa russa, Smirnov non crede nella democrazia, non crede nella parità tra uomo e donna e ha definito “cannibali che devono essere spazzati via dalla faccia della terra” i sostenitori del diritto all’aborto. Un moderato, insomma.


Ma non solo uomini tra i relatori.  Lucy Akello, ministro ombra per lo sviluppo sociale dell’Uganda, era tra i sostenitori del Kill the gay bill, legge che prevedeva prima la pena di morte, poi l’ergastolo per i colpevoli di “omosessualità aggravata”. Altra quota rosa africana è Theresa Okafor, rappresentate della Salute familiare per il WCF. Contraria all’uso di contraccettivi per incentivare esclusivamente il sesso procreativo, la Okafor è inoltre propensa al divieto della pornografia, dell’adulterio e del divorzio.

L’italianità è rappresentata, invece, da diversi esponenti della politica e non solo: i già citati ministri Matteo Salvini, Lorenzo Fontana e Marco Bussetti, la presidente nazionale di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, il fondatore del Family Day Massimo Gandolfini, la storica della Chiesa Angela Pellicciari e molti altri. Ultimo, non per importanza, anche l’ex calciatore Nicola Legrottaglie. Un grande esperto in tema di famiglia, evidentemente.

IL BRUTTO E IL BELLO IN PIAZZA A VERONA – Doveva essere ‘solo’ una manifestazione in favore delle famiglie. È andata oltre. Si doveva parlare di bellezza del matrimonio, di figura femminile nella storia, di crisi demografica e di salute e dignità della donna. I toni invece si sono radicalizzati.

Massimo Gandolfini ha affermato, durante la prima giornata del Congresso: “La soppressione di una vita umana si chiama omicidio, che quella vita umana abbia un giorno o abbia ottant’anni […] il feto è un essere umano biologicamente definito”. L’aborto è omicidio, chi abortisce è un’assassina, quindi. Senza sconti, senza eccezioni. Senza quei filtri che l’intelligenza imporrebbe. Ma il leader del Family Day si esprime liberamente e non ha intenzione di limitarsi: “Il bambino – prosegue – non è una cosa che uno butta via, non è un vestito che uno elimina, non è un pezzo di carta che si butta nel cestino”. Con una dose di presunzione che non si dovrebbe avere esprimendo un’opinione personale, Gandolfini si prende la libertà di pensare che una donna dia ad aborto e riciclo abiti lo stesso peso. Lo crede davvero o è solo propaganda? Poco importa, perché la conformazione biologica di un uomo non gli permetterà mai di capire davvero che cosa rappresenti per una madre l’aborto. Normalmente, si parla con modestia di ciò che non si può capire. Il Family Day man, invece, parla di morale e di senso civile, come se la ragione e la certezza fossero dalla sua parte. Un antico proverbio cinese, però, dice che solo lo sciocco ha mille certezze, chissà se è vero.

La prima giornata delle famiglie si chiude in bellezza. Come ogni congresso che si rispetti non possono mancare i gadget e allora perché non regalare ai partecipanti un piccolo feto di gomma.

Foto di Stefano Cristiano/ Flickr.com

Il mondo della politica – soprattutto la parte femminile – ha gridato allo scandalo. Sono stati distribuiti anche libri pro-vita e portachiavi con piedini di feti di circa dieci settimane. In una manifestazione dove la mercificazione del bambino viene aspramente criticata, questa potrebbe sembrare una caduta di stile. Da ricordare però che il tutto è patrocinato dal Ministero della Famiglia. Forse, in effetti, è davvero una caduta di stile.

Al Congresso è intervenuto anche il Ministro Salvini che, dopo aver criticato l’operato di molti giornalisti, ha indossato la maglietta della famiglia tradizionale e ha iniziato il suo comizio. Il vicepremier si è mostrato più pacifico di altri (impresa non così impossibile in questo contesto), rivendicando per tutti il diritto di opinione e schierandosi cuore e anima a favore della legge 194. È pro famiglia tradizionale, è il paladino dei “diritti dei bimbi”, come dichiara lui stesso, ma quanto meno la legge sull’aborto non si tocca. Almeno in questo caso. Grande affluenza si è registrata poi domenica 31 alla “Marcia della famiglia“, che si è snodata per circa 2 km nelle vie della città. Tra i 10 mila accorsi, anche i rappresentanti di Alleanza cattolica, Movimento per la vita, gruppi devozionali e Pro-Vita.

Non una di meno/ Facebook

Ma è un altro il corteo che ha davvero inondato le strade della città dell’amore. Più partecipanti, più musica, più colori e più gioia: NonUnaDiMeno ha chiamato a raccolta al grido di “Verona città transfemminista” e a migliaia hanno risposto. Una manifestazione che ha saputo accogliere. Sulle note di Viva la libertà di Jovanotti, infatti, ballano tutti: giovani e meno giovani, famiglie con bambini, omosessuali, stranieri e mamme che, attraverso la loro partecipazione, vogliono dare un messaggio ai loro figli. Anche Maria Gandolfini è scesa in piazza: figlia del leader del Family Day, si è sposata in chiesa, ha due figli ed è separata. Fiera delle sue scelte, ha voluto manifestare per dire che l’amore non è solo nella famiglia tradizionale. La più vasta declinazione del termine ‘umanità’ si è riversata a Verona per dire ‘no’ al Congresso delle famiglie. La città si è colorata di fucsia. Un colore che non sfina come il nero, ma è storicamente meno pericoloso.

Di Bianca Trombelli

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